Storie di lotta armata e di quando Kossiga,con Pecchioli del PCI, infiltrava il movimento
Fonte: www.micciacorta.it
IO NON DIMENTICO
Da un ex FCC-PL
Girata l’ultima pagina di "Miccia corta" mi batteva il cuore, la fronte era
imperlata di sudore. A distanza di 27 anni a me non è ancora passata. Non ne
sono uscito. Oppure solo parzialmente.
Non riuscirò mai a dimenticare le mie compagne e compagni rimasti sul
selciato o dentro un bar crivellati di piombo. Una generazione a cui i
"vincitori" hanno scippato ogni aspetto umano. Ci hanno fatto passare alla
storia sociale del Paese come belve sanguinarie. Ebbene sì, per questo covo
ancora un forte rancore. E’ un sentimento detestabile? Non mi importa. Per
me è così. Non obbligo nessuno a imitarmi.
Non ho alcun dubbio sul fallimento politico della nostra impresa. Il libro
di Sirio è un atto di onestà, e gli va riconosciuto. Abbiamo compiuto molti
errori, alcuni tragici. Ma ci siamo anche presi le nostre responsabilità,
non ci siamo sottratti a un percorso di revisione critica. Infami a parte.
Notti insonni e laceranti: chi in carcere, latitante, in esilio o tornato a
casa senza danni rimasto sconosciuto ai casellari giudiziari. Alle
generazioni di compagne e compagni dopo la nostra non abbiamo nascosto la
verità. In ogni angolo del Movimento abbiamo lasciato il nostro messaggio: -
quella strada è chiusa, bisogna fare altro -.
Da subito, dichiarato lo scioglimento delle OCC , abbiamo chiesto un
provvedimento politico che mettesse la parola fine al quel periodo storico.
Per il ritorno di tutti dalla latitanza, dall’esilio e dalla galera. Ma
anche per poter dire, noi, come andarono davvero le cose, quale fu il ruolo
del PCI di Pecchioli, la DC di Cossiga, dei Carabinieri di Dalla Chiesa,
degli infiltrati e quant’altro. E di una certa Magistratura che sparava
sentenze come fossero battaglioni di esecuzione, stravolgendo così anche
quel poco di Diritto che in quegli anni era rimasto. Processi illegali che
andrebbero rivisti: gente che si è presa 30 anni per una molotov.
Pagine tragiche ben più delle nostre, rimaste chiuse e sorvegliate da una
classe politica istituzionale codarda e strutturalmente corrotta. Non
vogliono l’amnistia sugli avvenimenti degli anni ‘70 perchè i loro armadi
sono pieni di scheletri. A cominciare dalla strage della Banca
dell’Agricoltura a Milano: 17 morti senza giustizia per sempre.
Noi abbiamo perduto la nostra battaglia perchè in quella forma era
sbagliata, ma loro non hanno nulla, proprio nulla da insegnarci. Guerra,
precarietà, disoccupazione, vendetta infinita sui più deboli. Una società
che non riesce a immaginare nient’altro che la galera per sanzionare i
comportamenti "illegittimi". Soprattutto di chi è portato a praticali per
poter sopravvivere. Il carcere come contenitore del conflitto sociale. Ci
hanno dato un bella alternativa alla lotta armata, complimenti.
Ora, come tanti e tante di allora, - faccio altro -, appunto. Ma non mi
hanno convinto. Io non dimentico. Anche perchè volendo, loro non me ne danno
la possibilità. Io sono cambiato, loro no.
Maggio 2005
(Corriere della Sera 10 maggio 2009, Pagina 3)
Piccolillo Virginia
ROMA - «Perfetto. Sono contento che il presidente Napolitano riesca a intraprendere questa strada che a me vietò il Pci». Sul maxi televisore al plasma scorrono le immagini della stretta di mano tra le vedove Calabresi e Pinelli e si sentono le parole del capo dello Stato sulla necessità di una ricomposizione. E il presidente emerito Francesco Cossiga, in poltrona, circondato da telefoni e computer, annuisce e sorride: «E' proprio quello che volevo fare io dando la grazia a Curcio e concedendo l' amnistia ai terroristi». Poi alza l' indice e continua: «Adesso rivolgo un appello a Napolitano perché vada avanti e dia la grazia ad Adriano Sofri. Sono sempre stato un sostenitore della sua innocenza. Ma se anche non fosse innocente, non si può dimenticare che fu ispirato da 752 intellettuali, tra i quali Bobbio, che sottoscrissero un appello contenente le stesse accuse contro il commissario Calabresi che poi Sofri scrisse su Lotta Continua». E' solo il primo passo, dice: «Napolitano fa bene a voltare pagina. Ora inviti il Parlamento a fare un' amnistia per i terroristi. Eccettuati, naturalmente, quelli neri». Perché? Lui sorride ancora, come chi sta giocando: «Perché quelli neri sono mascalzoni e quelli rossi mancati rivoluzionari. Non era così?». Infine, l' ultimo appello: «Come ultimo atto Napolitano faccia riconciliare i terroristi con la famiglia Moro che, credo, non dirà di no». Nel suo discorso Napolitano ricorda le «trame eversive» e accanto a quelle della «sinistra estrema e rivoluzionaria» affianca quelle di «destra e di impronta reazionaria con connivenze anche in seno ad apparati dello Stato». L' ex ministro dell' Interno ai tempi del rapimento Moro continua a far sì con il capo. Ma il suo gioco preferito è il paradosso. «Vero o non vero questo può portare a giustificare la lotta armata. Contro uno Stato governato da neri, stragisti, assassini di Moro e complici della camorra altro che opposizione, si devono pigliare le armi. No? A me non risulta che ci fosse un "doppiostato". Ma io ero dall' altra parte. Fa bene invece Napolitano a crederci. Sì, ci crede, anche se nel discorso lo nega e lo definisce "fantomatico"». Una pausa. E riprende il gioco del sorprendere e alludere. «Del resto fummo io e il suo compagno di partito, ora mai ricordato, Ugo Pecchioli a mettere su una operazione di guerra psicologica per trasformare i terroristi rossi in criminali comuni. Pecchioli, persona serissima, organizzatore della Gladio Rossa, si era occupato molto di queste cose. Ci aveva fornito i nomi di chi non aveva rinnovato la tessera del Pci (potenziali reclutati). E grazie a lui infiltrammo giovani del Pci nell' autonomia che ci fecero poi da spie. Quando? Poco prima che mandassi i carri armati a Bologna (con il sindaco Zangheri "che mi diceva: ma è proprio necessario? E io : "fa un po' tu se vuoi che ti brucino il Comune"). Chi erano? I nomi non li dico». Alcuni familiari delle vittime dicono che non ci può essere una riconciliazione se i terroristi non dicono ciò che hanno taciuto. Cossiga sorride: «Proprio da questa poltrona Gallinari, che veniva dal Pci, mi disse che la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha portato al sequestro Moro è stato il compromesso storico. Mi raccontò che l' ex caporeparto dei partigiani della sua zona gli consegnò un fucile e gli disse: "Ricomincia da dove ci hanno impedito di andare avanti". Ora Napolitano segua il luminoso esempio di Togliatti e chieda un' amnistia. Occorre trovare un terreno comune tra Moro e Gallinari».
Commenti
Se proprio devo essere sincero mi indigna il caso Andreotti.