Althusser ed il marxismo ortodosso


Nel post dedicato all'antropologia economica (corrente di pensiero Marxista) ed a Latouche, che spiega come è arrivato a definire le sue teorie sulla decrescita, abbiamo proposto un documento che traccia il percorso in quella direzione; vi sono citati una serie di economisti e filosofi tra cui Althusser.
Vi propongo una intervista fatta a Maria Turchetto in cui parlando proprio della lettura che questi dà dell'opera di Marx fornisce un definizione di Marxismo ortodosso e del Marx economicista.

"Sono il capo spirituale dei materialisti". Al telefono Maria Turchetto, filosofa esperta di Louis Althusser, con studi alla Normale di Pisa e un insegnamento di Storia del pensiero economico a Venezia, ride. Conferma di essere la direttrice dell'"Ateo", il periodico dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, ma non nasconde la lunga collaborazione con il Vernacoliere. "Ho raccolto- aggiunge con voce squillante e un accento veneto spiccato -alcuni articoli in un librino". Il titolo è tutto un programma: "Carognate. Cazzate e consigli" (Edizioni Spartaco, pp. 167, euro 12). Recensioni, piccoli pamphlet ad uso di lettori digiuni di filosofia ma abituati a tirate ironiche e spiazzamenti iconoclasti. Gli obiettivi: i soloni della filosofia italiana, da Salvatore Veca a Emanuele Severino. Senza trascurare Vasco Rossi, Oriana Fallaci e i consigli "di una vecchiaccia cattiva alle brave ragazze" - rovesciamento ironico di un antico slogan del movimento femminista. Firmato: il Turco. Senza contare che Turchetto ha anche un sito internet personale www.ilturco.org pieno di gatti e di testi, seri semiseri e altro ancora. Con frecciate filosofiche a papa Ratzinger e al cardinal Ruini.

"Il mio è un percorso filosofico è un po' tortuoso - racconta - Sono partita da studi economici. Ho avuto come maestro Gianfranco La Grassa e ho incontrato da subito Marx nella lettura che ne dava il filosofo francese Louis Althusser. Mi sono esercitata sul Capitale sin dall'inizio. Ho avuto poi una parentesi filosofica che per altro mi è stata molto utile perché ho conosciuto così anche il Marx dei filosofi. Ho così iniziato a studiare i rapporti tra Marx e la scuola tedesca di Weber, e il dibattito neo kantiano. Una lettura che poi ho scoperto collimare con quella del Capitale condotta da Althusser. Studiando questo periodo mi sono messa sulle tracce del neo-kantismo che ha alimentato una cultura delle scienze sociali molto interessante. Collocare Marx in questo contesto risulta molto interessante perché è un contesto rispetto a quello tradizionale hegeliano. In questo senso si relativizza la vecchia idea che Marx sia la summa della scuola classica dell'economia inglese e delle filosofia classica tedesca. Marx si andava così collocando in un contesto moderno. Il Marx che risultava da questo confronto era un Marx molto simile a quello di Althusser".

Dal 1995 Maria Turchetto segue le attività dell'"Associazione Louis Althusser" che organizza cicli di lezioni e conferenze, redige un bollettino e ha in programma una collana di nuove traduzioni del filosofo francese con la casa editrice Mimesis, con la quale ad ottobre 2006 uscirà la nuova traduzione dei seminari che compongono "Leggere il Capitale". "Ho sempre creduto - afferma Turchetto - che prima o poi ci sarebbe stata una Marx-renaissance. Marx è un autore troppo importante per la lettura della società contemporanea per potere essere messo tra parentesi troppo a lungo. Oggi possiamo dire che un rinascimento marxiano sia stato avviato grazie all'edizione critica delle opere sulla quale sta lavorando la Internazionale Marx-Engels-Stiftung che pubblica la Marx-Engels-Gesamtausgabe".

Il vostro lavoro su Althusser si inserisce in questa Marx-renaissance?

Sono pienamente convinta che la riscoperta di Marx passi oggi anche attraverso Althusser perché la sua lettura ci consegna un Marx non solo liberato dalla lettura ortodossa ma decisamente all'altezza dei tempi. L'operazione di Althusser fa violenza allo stesso Marx perché gioca una parte di Marx contro lo stesso Marx.

In che senso?

Althusser è stato uno dei primissimi marxisti a ripulire la logica del capitale dai residui di hegelismo. Partendo infatti dall'elemento più semplice e astratto, il valore, per arrivare a quello concreto del processo di sfruttamento del capitale, Althusser scorge in Marx una dialettica hegeliana rovesciata che lo avrebbe condotto a un'interpretazione "economicista" dello sfruttamento. In secondo luogo Althusser inizia a pensare un Marx non teleologico, cioè contro quella tradizione del marxismo ortodosso che riteneva il modo di produzione capitalistico essere il prodotto della volontà di un soggetto come la classe operaia. Nei tardi anni Settanta, Althusser sosteneva invece che il capitalismo era in realtà il prodotto di un processo senza soggetto, in altre parole della dinamica dei rapporti di classe.

Che cosa intende quando parla di tradizione del marxismo ortodosso?

La critica del marxismo della tradizione della terza Internazionale. La sua idea portante era la cosiddetta dialettica tra forze produttive e rapporti di produzione. Queste forze produttive spingono i rapporti di produzione che sono il motore della storia. Era una visione teleologica della storia perché i rapporti di produzione venivano ridotti al mercato e alla proprietà privata. Althusser ci è servito per scoprire un'altra lettura dei rapporti di produzione intesi come modalità specifiche della produzione e per rovesciare la dialettica terzinternazionalistica sostenendo che le forze produttive sono plasmate dai rapporti di produzione. La storia non può essere quindi intesa come un processo che realizza i nostri progetti

In che modo allora la nuova riedizione delle opere completa questa critica impostata ormai da decenni?

Ci aiuta ad usare Marx oltre i suoi limiti. A scindere la coppia di gemelli siamesi costituita da Marx ed Engels così come la tradizione ortodossa ce l'ha tramandata. Trovo una singolare convergenza tra la lettura di Althusser, quella che a suo tempo ho condotto con Gianfranco La Grassa, e l'operazione filologica della nuova Mega. Michel Foucault ci ha insegnato che tutte le unità culturali possono essere rimesse in discussione, persino quell'unità che appare così scontata ed empirica che è l'autore. Credo che sia un'operazione legittima, anche perché non penso che questo ritorno a Marx sia finalizzato ad ottenere un Marx puro, ma un Marx all'altezza della lettura della società attuale. La lettura di Althusser ha anticipato questa novità. Oggi si tratta di approfondirla.

Qual è l'attualità politica e culturale di questa lettura?

In passato l'obiettivo polemico era l'Accademia delle scienze sovietiche, l'ortodossia che aveva congelato tutti i marxismi europei, nonostante le critiche di tipo filosofico, nonostante lo storicismo e il gramscismo. Tentativi che non hanno purtroppo imposto una visione diversa del marxismo. Ciononostante il nostro tentativo era importante perché permetteva di fare una critica dei luoghi comuni del culto della personalità di Stalin, del burocratismo. Oggi è importante riprendere le fila di questo discorso perché non credo che con categorie come Occidente o Tecnica con le maiuscole si vada molto in là. Preferisco confrontarmi con il capitalismo inteso come modo di produzione.

E' stato detto che il crollo del socialismo reale ha causato il crollo di un'intera teoria marxiana. A suo parere esiste oggi uno spazio per riprendere questa teoria?

Sicuramente questo è successo. Proprio perché non si erano fatti i conti con quella realtà sociale che noi iniziammo a criticare. E tantomeno questo è accaduto dopo l'89 quando invece c'è stata una vera e propria rimozione culturale e diventava tabù mettere alla prova le categorie marxiane per interpretare la vicenda storica che ha portato al fallimento del socialismo. Io credo invece che anche oggi questa nozione di rapporti di produzione possa dare almeno in parte conto del crollo di questo sistema sociale. Credo che oggi ci sia tutto lo spazio per rilanciare una politica a partire da Marx. Estrapolare dalla sua opera tutto ciò che esula da una visione teleologica e confrontarsi con la contingenza politica sapendo che non è possibile prevedere un esito positivo

Affidandosi alla contingenza politica, come suggerisce la tesi del materialismo aleatorio di Althusser, non significa rinunciare a qualsiasi prospettiva strategica?

E' un rischio che bisogna correre. Ma questo non vuol dire che la conclusione di Althusser sia scettica rispetto alla politica. Credo invece che sia necessario oggi relativizzare la pretesa della teoria di fornire spiegazioni totalizzanti e onnicomprensive della società e della storia. Il marxismo ortodosso è solo una delle esemplificazioni, ma pensi a teorie come lo scontro delle civiltà che mirano all'essenzializzazione di categorie come Occidente o Islam per spiegare la conflittualità interna o a quelle che condannano la modernità perché sarebbe un'epoca dominata dalla Tecnica che sottomette la vita al proprio progetto dominata. Ogni teoria deve assumere l'aleatorietà storica perché non può pretendere di spiegare tutto il reale attraverso le proprie formule. Escludere quindi che il marxismo abbia previsto l'esito necessario di un rovesciamento del capitalismo è senz'altro uno degli esiti di questa lettura eterodossa.


Commenti

Maria Emanuela ha detto…
Do po aver letto l'articolo che tu hai postato me ne è venuto in mente un altro , che lessi tanti anni fa (1992) su Althusser e pubblicato sul corriere della sera .
L'ho rintracciato e ti segnalo il link dove puoi leggerlo. Si intitola Althusser, il capitale del dolore ed è di Levy Bernard Henri.
Fa riferimento ad un diario e ad una autobiografia di Althusser ...conteneti affermazioni che a me sconvolsero ...
ma leggilo : http://archiviostorico.corriere.it/1992/maggio/15/Althusser_capitale_del_dolore_co_0_92051513494.shtml

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