Studiare economia e diritto con un "gagno di 15 anni"
Ieri mio figlio mi ha descritto quello che il suo professore di economia gli ha spiegato del perché quella materia viene trattata come "scienza". L'impressione che ho avuto è che non ha colto bene il senso del tutto. Lui è al 2° anno di un liceo che "pomposamente" si titola come "economico aziendale". Un indirizzo che è il frutto di uno dei tanti tentativi sperimentali di questa nostra beneamata scuola. Il prossimo anno oltre a diritto, economia, matematica etc. studierà anche filosofia che insieme a storia ed italiano costituiranno il trittico "umanistico" della sua formazione.
Il resto sono materie come inglese, francese,biologia ed educazione fisica.
Vedere e sentire un brasiliano che studia la costituzione italiana, le fonti del diritto e che, nello stesso tempo, accompagna il tutto con un sottofondo musicale fatto da Tupac e Mano negra mi fa una certa impressione.
Che giudizio dare della scuola pubblica italiana con un figlio adolescente che la frequenta?
Mah, sono combattuto tra un bel 4 ed un 5 (tanto per darle una speranza).
La cosa che più mi lascia perplesso in questo casino è l'assoluta mancanza di passione da parte di chi lo forma (con rarissime eccezioni). Io sono un rompicoglioni con lui. Lo seguo, vado dai professori, cerco di capire il clima della classe. Insomma mi do da fare per cogliere eventuali aspetti critici su cui intervenire.
Lo scorso anno ha studiato materie come storia ed italiano con un tizio (che quest'anno non c'è più) che in tutto l'anno gli ha fatto fare numero tre temi, spiegava storia dettando un riassunto di quello che c'era sul libro e per il resto cercava di contenere l'irruenza di 18 giovanotti.
Tracce lasciate nella testa di quei ragazzi? Zero, zero.
Quando ci sediamo a tavola e prendiamo i libri provo a suggerirgli di cercare delle connessioni tra le materie che studia. Ieri parlando di economia abbiamo fatto un po' di incroci con la storia, le innovazioni tecnologiche e ciò che questo ha sempre determinato nella società in genere.
Stessa cosa quando abbiamo affrontato i primi rudimenti di diritto, il significato di norma giuridica, i diversi rami etc.
Mi rendo conto di quanto sia difficile "appassionarlo". Questa difficoltà giustifica l'indifferenza di un insegnante alla sorte di quei ragazzi? Io penso proprio di no.
Lo scorso anno dei 18 che hanno iniziato l'anno tre hanno abbandonato. Sono scomparsi e non frequentano più nulla. Qualcuno era ripetente ed i genitori si sono arresi.
Quando vado a parlare con i suoi professori il massimo dello sforzo è quello di aprire il registro e snocciolare i voti concludendo con una delle seguenti frasi "potrebbe fare di più" oppure" deve studiare di più".
Mi è capitato anche di stare lì a sentire una tipa che mi parlava di Lucas e che alla fine si è accorta che in realtà lo aveva confuso con un altro ragazzo.
La scuola è nella merda perché nella merda siamo noi tutti, non può essere un'isola felice.Credo però che dovrebbe provare ad esserlo.
Lì al mattino non entri in una fabbrica per avvitare bulloni. C'è del materiale umano, ci sono facce, storie, cervelli. Se è così basta allora solo un gessetto ed una lavagna e tanta passione "travolgente".
Certo la Gelmini è una testa di cazzo, le scuole non hanno risorse e ti devi pagare anche la carta igienica. Ma questo che ci azzecca con la "formazione"? Cosa ti impedisce quando insegni storia (ad esempio) di narrargliela in modo che avvenimenti accaduti 2.000 anni fa abbiano per loro un senso?
C'è gente che cerca responsabilità allo sfascio nel 68. Beh, io vorrei riaverlo il 68. Oggi alleviamo una generazione di ragazzi incolti, abituati a rispondere solo a dei quiz con delle crocette ai quali è negata la possibilità di usare il loro cervello in modo dinamico e flessibile.
Nello schifo che stiamo programmando per il futuro il 68 non c'entra un beneamato cazzo. Credo, al contrario, che c'entri una sorta di ingegneria sociale (inconsapevole?) che non ha bisogno di soggetti in grado di cogliere le connessioni, di interrogarsi sul perché dei fatti. Gente che vada a collocare quello che gli viene insegnato nei rapporti tra gli individui traendone delle conseguenze e formandosi un'opinione su come quel sapere sarà domani utilizzato.
Mi chiedo se chi insegna è consapevole di tutto questo. O se il problema è solo quello di non pagare la carta igienica.
Se lo sanno molto di ciò che dovrà cambiare è nelle loro mani, indipendentemente dalla Gelmini. Se non lo hanno capito c'è poca speranza ed io proverò, nel mio piccolo, a fare supplenza.
Il resto sono materie come inglese, francese,biologia ed educazione fisica.
Vedere e sentire un brasiliano che studia la costituzione italiana, le fonti del diritto e che, nello stesso tempo, accompagna il tutto con un sottofondo musicale fatto da Tupac e Mano negra mi fa una certa impressione.
Che giudizio dare della scuola pubblica italiana con un figlio adolescente che la frequenta?
Mah, sono combattuto tra un bel 4 ed un 5 (tanto per darle una speranza).
La cosa che più mi lascia perplesso in questo casino è l'assoluta mancanza di passione da parte di chi lo forma (con rarissime eccezioni). Io sono un rompicoglioni con lui. Lo seguo, vado dai professori, cerco di capire il clima della classe. Insomma mi do da fare per cogliere eventuali aspetti critici su cui intervenire.
Lo scorso anno ha studiato materie come storia ed italiano con un tizio (che quest'anno non c'è più) che in tutto l'anno gli ha fatto fare numero tre temi, spiegava storia dettando un riassunto di quello che c'era sul libro e per il resto cercava di contenere l'irruenza di 18 giovanotti.
Tracce lasciate nella testa di quei ragazzi? Zero, zero.
Quando ci sediamo a tavola e prendiamo i libri provo a suggerirgli di cercare delle connessioni tra le materie che studia. Ieri parlando di economia abbiamo fatto un po' di incroci con la storia, le innovazioni tecnologiche e ciò che questo ha sempre determinato nella società in genere.
Stessa cosa quando abbiamo affrontato i primi rudimenti di diritto, il significato di norma giuridica, i diversi rami etc.
Mi rendo conto di quanto sia difficile "appassionarlo". Questa difficoltà giustifica l'indifferenza di un insegnante alla sorte di quei ragazzi? Io penso proprio di no.
Lo scorso anno dei 18 che hanno iniziato l'anno tre hanno abbandonato. Sono scomparsi e non frequentano più nulla. Qualcuno era ripetente ed i genitori si sono arresi.
Quando vado a parlare con i suoi professori il massimo dello sforzo è quello di aprire il registro e snocciolare i voti concludendo con una delle seguenti frasi "potrebbe fare di più" oppure" deve studiare di più".
Mi è capitato anche di stare lì a sentire una tipa che mi parlava di Lucas e che alla fine si è accorta che in realtà lo aveva confuso con un altro ragazzo.
La scuola è nella merda perché nella merda siamo noi tutti, non può essere un'isola felice.Credo però che dovrebbe provare ad esserlo.
Lì al mattino non entri in una fabbrica per avvitare bulloni. C'è del materiale umano, ci sono facce, storie, cervelli. Se è così basta allora solo un gessetto ed una lavagna e tanta passione "travolgente".
Certo la Gelmini è una testa di cazzo, le scuole non hanno risorse e ti devi pagare anche la carta igienica. Ma questo che ci azzecca con la "formazione"? Cosa ti impedisce quando insegni storia (ad esempio) di narrargliela in modo che avvenimenti accaduti 2.000 anni fa abbiano per loro un senso?
C'è gente che cerca responsabilità allo sfascio nel 68. Beh, io vorrei riaverlo il 68. Oggi alleviamo una generazione di ragazzi incolti, abituati a rispondere solo a dei quiz con delle crocette ai quali è negata la possibilità di usare il loro cervello in modo dinamico e flessibile.
Nello schifo che stiamo programmando per il futuro il 68 non c'entra un beneamato cazzo. Credo, al contrario, che c'entri una sorta di ingegneria sociale (inconsapevole?) che non ha bisogno di soggetti in grado di cogliere le connessioni, di interrogarsi sul perché dei fatti. Gente che vada a collocare quello che gli viene insegnato nei rapporti tra gli individui traendone delle conseguenze e formandosi un'opinione su come quel sapere sarà domani utilizzato.
Mi chiedo se chi insegna è consapevole di tutto questo. O se il problema è solo quello di non pagare la carta igienica.
Se lo sanno molto di ciò che dovrà cambiare è nelle loro mani, indipendentemente dalla Gelmini. Se non lo hanno capito c'è poca speranza ed io proverò, nel mio piccolo, a fare supplenza.
Commenti
mi sento come insegnante di scuola media inferiore chiamato in causa e provo a risponderti con un bilancio della mia esperienza professionale, che data dal settembre 2007.
Premesse:
1. non conosco la classe di Lucas, e non so se è composta da casi disperati per un buon 40% con punte di elementi che disturbano per il gusto di disturbare e obbligano il prof a fare da badante minuto dopo minuto per evitare che escano dalla porta/finestra o pestino i compagni. A me con UN elemento è successo il primo anno d'impiego e ti grarantisco che passavo il tempo a fare il badante piuttosto che a insegnare. Basta un elemento così a compromettere tutto se è davvero come è impegnato a danzare/urlare/rotolarsi in terra, fuggire dall'aula e correre in cortile e per strada ogni fottuto minuto.
casi critici a parte, esistono anche classi molto dispersive in cui ogni alunno passa il tempo oscillando tra una varietà di occupazioni che vanno dal bricolage, alla conversazione, al lancio di palle di carta.... moltiplica questo per 20 elementi su 25 e capirai che in queste condizioni la didattica va a puttane. ne ho una quest'anno e ne hgo avuto una il primo anno di insegnamento. 5 elementi buoni, 3 tranquilli, il resto non ragazzi particolarmente scalmanati, ma confusionari e dispersivi, si.
esistono anche le classi normali che a confronto io definisco paradisiache: ragazzi normalmente vivaci che a confronto con i casi precedenti ti fanno credere di essere in paradiso. con queste è meraviglioso insegnare e ti garantisco che NON sono classi di mummie o soldatini, ma di ragazzi che tra due battute e una discussione seria hanno voglia e si appassionano. è che i casi che ti ho citato e ho vissuto mi fanno sembrare paradisiaca la normalità. e ribadisco non parlo di una classe di geni e di appassionati assoluti.
ho avuto una di queste classi l'anno scorso - la migliore - e continuo a averla a ore ridotte anche quest'anno. quest'anno ho una classe confusionaria e due diciamo così "normali" ma per poche ore.
e parlo di ragazzi delle medie, tutto sommato contenibili.
e qui vengo al punto: chiedi pure in giro. io non so e non ho il diritto di dirti se sono o no un insegnante capace.
ti dico che ritengo parte del mio lavoro arrivare a parlare di metrica, poesia, economia, storia, parlando di calcio o Totti, piuttosto che di Leopardi se ai ragazi non interessa o non sentono loro questi argomenti.
questo è il mio mestiere: ossia usare la loro contemporaneità e il loro mondo per arrivare a parlare anche di "altro". ci provo non solo con le lezioni frontali, ma con giochi di ruolo, recitazione, laboratori, attività performative.
torno però a segnalarti un paradosso: più un ragazzo ha interesse più le cose per lui si fanno interessanti. come la palla di neve che raccatta sul suo cammino altra neve e diventa una valanga. meno un ragazzo ha interesse, meno troverà la scuola interessante e vivrà con terribile disagio e senso di vuoto tutte queste ore.
ma si tratta - l'interesse - di una scintilla facile a spegnersi e ardua da accendere.
punto 2. credo che di norma dietro un ragazzo "poco studioso" o maleducato ci sia nel 99% dei casi una famiglia in difficoltà e spesso per nulla innocente. se a casa regnano ignoranza, aggressività e mancanza di disciplina, non è colpa del figlio se questi assorbe tutto come una regola di vita. per questo penso che le sanzioni più che gli studenti dovrebbero colpire i genitori, magari nel portafogli....
tu Mario hai un figlio normalmente interessato perché TU sei così. è l'esempio che dai è come ti comporti che fa la sostanza. le lezioni teoriche di morale styanno a zero.
tu che ne pensi?
cordialmente.
non voglio accusare la classe degli insegnanti in genere.
Prima che genitore sono stato studente e capisco le difficoltà che si possono incontrare.
Quello che penso è questo:
l'insegnamento è una "roba" che in primo luogo deve appassionare chi esercita quella professione; uno ha a che fare con un gruppo eterogeneo di persone con personalità diverse ed atteggiamenti che classificano i singoli in funzione della loro capacità di dominare il resto del gruppo.
Mi è capitato di fare il preparatore atletico di una squadra di calcio e di allenare una di basket.
Individuare subito i "capi branco" e studiare una strategia che ti consenta di utilizzare la loro influenza in senso positivo, per i tuoi obiettivi, è ciò che fa la differenza per il risultato del tuo lavoro.
Trasformare una leadership negativa in una positiva è una cosa difficile. Tieni conto che io sono una persona abbastanza rigida su certi principi e questo mi porta ad avere atteggiamenti poco flessibili nei confronti dei ragazzi. Cercavo, però, sempre di avere con loro un rapporto che andasse oltre l'ora di allenamento.
Per quanto riguarda la scuola di mio figlio non tutti gli insegnanti sono "uguali". C'era quello di matematica che mi rincorreva lungo le scale e con me si interrogava su cosa fare per recuperare certe lacune, così come quello di storia ed italiano che mi dava la sensazione di una persona consumata dagli anni ed avvitato su sé stesso.Mio figlio è affidato a loro per gran parte della giornata, se quello che deve formarlo è uno che ha problemi a relazionare con i ragazzi e rinuncia per stanchezza ed indifferenza cosa devo fare io?
Io non ho mai dato l'impressione a mio figlio di giustificare i suoi atteggiamenti, anche quando nel mio intimo credevo che avesse ragione.Mi rendo conto che non tutti ragionano così.
Però un professore ha il "potere" ed il dovere di trovare il modo di recuperare, se non la famiglia, il ragazzo.
Anche se io sono così non è facile per me "interessare" mio figlio. Il tempo che passa con gli altri è maggiore di quello che passa con me.
Gli altri (e ci metto dentro tutto il mondo che comunica con un'adolescente) hanno un potere enorme.
Mi aspetto che un'istituzione come la scuola mi coinvolga, almeno. Da questo punto di vista l'esperienza dello scorso anno è stata deludente.
Voglio aggiungere, per onestà intellettuale, che le medie Lucas le ha fatte (per motivi logistici nostri) in un istituto gestito da preti (salesiani,pensa un po'!!). I problemi lui li aveva con l'insegnate di religione (lui si definiva come "cristiano" brasiliano e non cattolico, immagina la reazione di quell'altro)e con quello di musica (che lo costringeva ad ascoltare Mozart mentre lui voleva ascoltare le percussioni della sua gente), per il resto ho trovato persone aperte e disponibili, molto "laici" nell'insegnamento.
Lo scorso anno è iniziata una specie di peregrinazione, e di questo non sono contento per nulla.