Scuola e 68
Da un commento su un blog
Due ordini di scuola in Italia hanno bisogno di una serio e profondo ripensamento: la secondaria superiore (21% di abbandono scolastico!) e l’università (diplomati iscritti: 38%, laureati 11%!)
L’unico ordine di scuola che negli anni ha promosso un rinnovamento della didattica, interventi sulle difficoltà di apprendimento e a favore dell’inclusione è stata la scuola elementare. Un impegno quotidiano di cui i saccenti non sanno niente.
Ma perché allora è la scuola che maggiormente ha subito questa macelleria grossolana che sta letteralmente scardinando una realtà apprezzata, anche nelle valutazioni internazionali? La necessità di razionalizzare è la scusa per i tagli, ma i tagli sono il pretesto per la vera ragione di questo blitz: la vera colpa della scuola elementare è di essere culturalmente irriducibile alla cultura che oggi vuole governare. "Quando il Ministro Tremonti rinfaccia alla nostra scuola di essere figlia del ’68 ci offre la vera chiave interpretativa." *
Ed è proprio così: la nostra scuola E’ figlia del ’68, ma non nell’allusione del ministro che la contrappone ad una scuola precedente che era“buona”; la scuola pre-68 non era buona, era una scuola che escludeva, era una scuola per pochi, una scuola autoritaria non autorevole, una scuola ingiusta. "All’inizio degli anni ’60 soltanto un bambino su 4 proseguiva gli studi oltre le elementari, e soltanto uno su 12 andava oltre la scuola media" (dal quotidiano “Europa” 7/9/2008). Cerchiamo di ricordarcelo, quando veniamo presi dalla fregola nostalgica: molti di noi non sarebbero qui a leggere questo blog se la scuola fosse ancora quella del bel tempo andato, se non avesse compiuto quel cammino di apertura e autocritica, di riflessione e di adesione a principi pedagogici, quelli sì moderni e rigorosi, che hanno permesso una vera e propria rivoluzione culturale non violenta, graduale, intelligente, senza blitz o alzate di ingegno.
"In questi decenni si è verificato un grande fenomeno di avanzamento sociale, un’autentica pacifica rivoluzione positiva: l’istruzione diffusa e generalizzata in Italia, per tutti e ovunque. Si è realizzato cioè uno dei dettati della Costituzione[…]Non vorrei che fosse questo in realtà, il vero approdo: indebolire questo sistema che offre opportunità di istruzione a tutti per sostituirvi un sistema in cui, fatte salve alcune punte di eccellenza consegnate al mercato, si abbandoni tutto il resto" (Sergio Mattarella, Ministro della Pubblica Istruzione 1989/90 – che NON E’ un comunista).
Sì la nostra è la scuola del ’68. Questo non significa che tutti gli insegnanti siano degli sfegatati comunisti, come si sogna qualcuno. Significa però che anche il più severo insegnante è un insegnante libertario, un insegnante che permette ai bambini di esprimersi, che sollecita la riflessione, che valorizza lo spirito critico, che offre una programmazione ricca e tante esperienze. Che ascolta e interagisce con i suoi allievi, e che crede nella frase “nessuno resta indietro”.
Sì, ha proprio ragione il ministro Tremonti, la nostra è una scuola che ha un debito con la “gloriosa pedagogia popolare-democratica e progressista […] che ha l’indiscutibile pregio di elaborare e sperimentare una scuola di sicura affidabilità teorica ed empirica”.**
La Signorina Gelmini*** non ha idea di cosa stia parlando, ma il Signor Tremonti lo sa bene: e questa è la vera ragione del massacro.
* Italo Fiorin – Presidente del Corso di laurea in Scienze della formazione – LUMSA – Roma
** Franco Frabboni – Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerche Educative – Università di
Bologna
*** Laureata in Giurisprudenza, Concorso da Procuratore a Reggio Calabria
Due ordini di scuola in Italia hanno bisogno di una serio e profondo ripensamento: la secondaria superiore (21% di abbandono scolastico!) e l’università (diplomati iscritti: 38%, laureati 11%!)
L’unico ordine di scuola che negli anni ha promosso un rinnovamento della didattica, interventi sulle difficoltà di apprendimento e a favore dell’inclusione è stata la scuola elementare. Un impegno quotidiano di cui i saccenti non sanno niente.
Ma perché allora è la scuola che maggiormente ha subito questa macelleria grossolana che sta letteralmente scardinando una realtà apprezzata, anche nelle valutazioni internazionali? La necessità di razionalizzare è la scusa per i tagli, ma i tagli sono il pretesto per la vera ragione di questo blitz: la vera colpa della scuola elementare è di essere culturalmente irriducibile alla cultura che oggi vuole governare. "Quando il Ministro Tremonti rinfaccia alla nostra scuola di essere figlia del ’68 ci offre la vera chiave interpretativa." *
Ed è proprio così: la nostra scuola E’ figlia del ’68, ma non nell’allusione del ministro che la contrappone ad una scuola precedente che era“buona”; la scuola pre-68 non era buona, era una scuola che escludeva, era una scuola per pochi, una scuola autoritaria non autorevole, una scuola ingiusta. "All’inizio degli anni ’60 soltanto un bambino su 4 proseguiva gli studi oltre le elementari, e soltanto uno su 12 andava oltre la scuola media" (dal quotidiano “Europa” 7/9/2008). Cerchiamo di ricordarcelo, quando veniamo presi dalla fregola nostalgica: molti di noi non sarebbero qui a leggere questo blog se la scuola fosse ancora quella del bel tempo andato, se non avesse compiuto quel cammino di apertura e autocritica, di riflessione e di adesione a principi pedagogici, quelli sì moderni e rigorosi, che hanno permesso una vera e propria rivoluzione culturale non violenta, graduale, intelligente, senza blitz o alzate di ingegno.
"In questi decenni si è verificato un grande fenomeno di avanzamento sociale, un’autentica pacifica rivoluzione positiva: l’istruzione diffusa e generalizzata in Italia, per tutti e ovunque. Si è realizzato cioè uno dei dettati della Costituzione[…]Non vorrei che fosse questo in realtà, il vero approdo: indebolire questo sistema che offre opportunità di istruzione a tutti per sostituirvi un sistema in cui, fatte salve alcune punte di eccellenza consegnate al mercato, si abbandoni tutto il resto" (Sergio Mattarella, Ministro della Pubblica Istruzione 1989/90 – che NON E’ un comunista).
Sì la nostra è la scuola del ’68. Questo non significa che tutti gli insegnanti siano degli sfegatati comunisti, come si sogna qualcuno. Significa però che anche il più severo insegnante è un insegnante libertario, un insegnante che permette ai bambini di esprimersi, che sollecita la riflessione, che valorizza lo spirito critico, che offre una programmazione ricca e tante esperienze. Che ascolta e interagisce con i suoi allievi, e che crede nella frase “nessuno resta indietro”.
Sì, ha proprio ragione il ministro Tremonti, la nostra è una scuola che ha un debito con la “gloriosa pedagogia popolare-democratica e progressista […] che ha l’indiscutibile pregio di elaborare e sperimentare una scuola di sicura affidabilità teorica ed empirica”.**
La Signorina Gelmini*** non ha idea di cosa stia parlando, ma il Signor Tremonti lo sa bene: e questa è la vera ragione del massacro.
* Italo Fiorin – Presidente del Corso di laurea in Scienze della formazione – LUMSA – Roma
** Franco Frabboni – Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerche Educative – Università di
Bologna
*** Laureata in Giurisprudenza, Concorso da Procuratore a Reggio Calabria
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