Cronaca di Torino, il palazzo di via Bra 10
Riporto integralmente l'articolo che è apparso sulla Stampa oggi. Parla di un luogo ameno in Barriera di Milano. Senza andare a Rosarno basta girare tra i vicoli di questa città per farsi un'idea di come va, e non pensiate che è un'eccezione.
Trenta alloggi e non c'è il riscaldamento
torino
Il portone è spaccato, il citofono a pezzi. Frutta marcia nel cortile interno, dove decine di disperati dormono ammassati nei box auto, mentre i topi infestano le cantine. Via Bra 10, nel cuore antico di Barriera di Milano, è un palazzo pieno di storie, quasi nessuna allegra. È l’unica casa di Torino senza amministratore di condominio. Fuori dal controllo. Abbandonata da tutti.
L’ultimo amministratore è scappato sei anni fa, qualcuno dice per esasperazione, altri sostengono per tenersi i soldi della cassa. Non è rintracciabile. Tutti quelli che hanno tentato di prenderne il posto hanno abbandonato il campo in fretta. Sulla lettera ingiallita, ancora appesa in bacheca, c’è scritto: «Si avvisano i condomini che a causa delle forti morosità l’amministrazione non può sostenere le spese poiché non ci sono fondi. Pertanto vi comunichiamo che non abbiamo potuto provvedere al pagamento della polizza assicurativa e dell’acquedotto». Erano i giorni della resa.
Da sei anni nessuno pulisce gli spazi comuni, nessuno tinteggia le scale ormai gonfie di umidità, il riscaldamento non funziona, ognuno si arrangia come può. Il signor Bedri, ad esempio, albanese di 42 anni, dorme con il giaccone, la tuta da ginnastica e le calze spesse: «Non posso permettermi una stufa elettrica, trovo lavoro come manovale solo qualche giorno alla settimana. E se poi non pago la bolletta, mi staccano anche la luce». Altri usano stufe a legna montate in qualche modo.
Quattro piani, otto appartamenti per ballatoio, sei cartelli vendesi all’ingresso. Gli italiani sono scappati tutti, ora vorrebbero scappare anche i residenti stranieri che stanno pagando il mutuo. La famiglia di Kan Kouassi, originaria della Costa D’Avorio, due figli piccoli, 75 mila euro per 55 metri quadrati: «Questo palazzo è abbandonato, ci siamo fatti fregare. Vorremmo tornare indietro, almeno essere in affitto». La signora Najat, marocchina: «Vorrei scappare, questa casa è in disgrazia. Ma chi compra qui?». Ecco, a questo proposito, è interessante il racconto dell’unico italiano passato in via Bra 10 durante il pomeriggio di ieri.
Giaccone scuro, camicia bianca e cravatta. Il nome preferisce non dirlo. Ma il suo lavoro lo spiega così: «Faccio delle acquisizioni negli stabili abbandonati da dio, qui gli appartamenti te li tirano dietro». Ne ha comprato uno all’ultimo piano, ma è piuttosto preoccupato sui tempi di realizzo: «Da due anni non viene a vederlo nessuno. Tutta Barriera di Milano è così. I progetti di riqualificazione sbandierati sui giornali hanno tempi biblici. Mentre il problema è adesso. La mia società ha venti alloggi in questa zona, paghiamo gli agenti, facciamo pubblicità, ma il risultato non cambia. Invenduti».
Piccola verifica attraverso un numero di telefono appeso sul portone d’ingresso di via Bra 10: per un alloggio di 40 metri quadrati, ristrutturato - camera, cucina, bagno - chiedono 50 mila euro trattabili. Ma come si fa senza amministratore? «In effetti temporaneamente non c’è - spiega l’agente immobiliare - è un palazzo un tantino problematico».
In ogni box auto dormono fino a cinque persone contemporaneamente, raccontano i condomini. Anche i tossicodipendenti ormai sanno che il portone è sempre aperto. I bambini crescono fra un carrello della spesa abbandonato e i rifiuti. Problemi grandi e piccoli, per i residenti cinesi, albanesi, centrafricani e marocchini. «Ho fatto un abbonamento Internet - spiega la signora Fatima - ma come faranno a trovare il mio appartamento in questo sfacelo». Almeno, per coerenza, qualcuno tolga il vecchio cartello che ancora resiste in cortile: «Regolamento condominiale. È vietato occupare per brevi istanti i locali di proprietà comune».
L’ultimo amministratore è scappato sei anni fa, qualcuno dice per esasperazione, altri sostengono per tenersi i soldi della cassa. Non è rintracciabile. Tutti quelli che hanno tentato di prenderne il posto hanno abbandonato il campo in fretta. Sulla lettera ingiallita, ancora appesa in bacheca, c’è scritto: «Si avvisano i condomini che a causa delle forti morosità l’amministrazione non può sostenere le spese poiché non ci sono fondi. Pertanto vi comunichiamo che non abbiamo potuto provvedere al pagamento della polizza assicurativa e dell’acquedotto». Erano i giorni della resa.
Da sei anni nessuno pulisce gli spazi comuni, nessuno tinteggia le scale ormai gonfie di umidità, il riscaldamento non funziona, ognuno si arrangia come può. Il signor Bedri, ad esempio, albanese di 42 anni, dorme con il giaccone, la tuta da ginnastica e le calze spesse: «Non posso permettermi una stufa elettrica, trovo lavoro come manovale solo qualche giorno alla settimana. E se poi non pago la bolletta, mi staccano anche la luce». Altri usano stufe a legna montate in qualche modo.
Quattro piani, otto appartamenti per ballatoio, sei cartelli vendesi all’ingresso. Gli italiani sono scappati tutti, ora vorrebbero scappare anche i residenti stranieri che stanno pagando il mutuo. La famiglia di Kan Kouassi, originaria della Costa D’Avorio, due figli piccoli, 75 mila euro per 55 metri quadrati: «Questo palazzo è abbandonato, ci siamo fatti fregare. Vorremmo tornare indietro, almeno essere in affitto». La signora Najat, marocchina: «Vorrei scappare, questa casa è in disgrazia. Ma chi compra qui?». Ecco, a questo proposito, è interessante il racconto dell’unico italiano passato in via Bra 10 durante il pomeriggio di ieri.
Giaccone scuro, camicia bianca e cravatta. Il nome preferisce non dirlo. Ma il suo lavoro lo spiega così: «Faccio delle acquisizioni negli stabili abbandonati da dio, qui gli appartamenti te li tirano dietro». Ne ha comprato uno all’ultimo piano, ma è piuttosto preoccupato sui tempi di realizzo: «Da due anni non viene a vederlo nessuno. Tutta Barriera di Milano è così. I progetti di riqualificazione sbandierati sui giornali hanno tempi biblici. Mentre il problema è adesso. La mia società ha venti alloggi in questa zona, paghiamo gli agenti, facciamo pubblicità, ma il risultato non cambia. Invenduti».
Piccola verifica attraverso un numero di telefono appeso sul portone d’ingresso di via Bra 10: per un alloggio di 40 metri quadrati, ristrutturato - camera, cucina, bagno - chiedono 50 mila euro trattabili. Ma come si fa senza amministratore? «In effetti temporaneamente non c’è - spiega l’agente immobiliare - è un palazzo un tantino problematico».
In ogni box auto dormono fino a cinque persone contemporaneamente, raccontano i condomini. Anche i tossicodipendenti ormai sanno che il portone è sempre aperto. I bambini crescono fra un carrello della spesa abbandonato e i rifiuti. Problemi grandi e piccoli, per i residenti cinesi, albanesi, centrafricani e marocchini. «Ho fatto un abbonamento Internet - spiega la signora Fatima - ma come faranno a trovare il mio appartamento in questo sfacelo». Almeno, per coerenza, qualcuno tolga il vecchio cartello che ancora resiste in cortile: «Regolamento condominiale. È vietato occupare per brevi istanti i locali di proprietà comune».
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