Conversazioni con Maria: il concetto d'imperialismo, parte 1a

Il tutto ha avuto inizio da questo post e questa è stata la risposta di Maria con ciò che ne è seguito:
Maria-Cristina Serban
Li vorrebbero tenere a casa loro forse anche i figli, o le madri, o le mogli, od i mariti... O gli ospedali dovrebbero tenersi i medici...
Vorrei che in Romania per esempio la gente sia allettata da promesse di lavoro nel proprio paese e che possa arricchirsi qui, vorrei che i salari non cadano... Vorrei che il lavoro della gente non sia ottenuto al più basso prezzo possibile. Le cause dell'immigrazione mi preoccupano... La povertà di massa dovuta alla dura discesa dei salari reali, l'accanimento della concorrenza tra le aziende, nata dallo sfruttamento del lavoro dei poveri, anche dalla parte di tanti baldi imprenditori, l’abbandono dell’espansività sindacale. Trovo angosciante il fatto che non esista una forza che costituisca un argine contro il capitalismo che sradica molta gente. Una forza che fermi la corsa dei salari verso il basso... Preferirei che fra due venditori di tempo di lavoro con lo stesso standard di produttività, ad essere ingaggiato perché costa di meno non fosse un rumeno. La gente che costa meno immigra anche dove sorge una fabbrica... Non vorrei che i miei connazionali fossero vittime dell’emigrazione come effetto della globalizzazione dell’offerta di lavoro, e che tra loro fossero alcuni disposti a fare lo stesso lavoro dell’operaio nazionale dell'Italia, per esempio, per un terzo della paga.
Ovviamente sono a favore delle cause degli immigrati (da quelli dequalificati e non in grado di esibire una laurea in economia e commercio, ai laureati di medicina e chirurgia). E sarei a favore anche di una loro lotta di liberazione. Scoprirsi poveri, senza prospettive di lavoro dignitoso nel proprio paese (e spesso neppure in quello dove si emigra), vedersi la vita affettiva spenta, dev’essere molto triste.
E per quanto riguarda l'imperialismo, mi ripugna, è odioso. Solo al senso estetico di un narcisista non ripugna. E del resto il sistema capitalistico si riproduce in presenza di stati imperialistici potentissimi e territorializzati in stati-nazione colonialistici.

Anche qui si possono leggere alcune cose interessanti:
http://indipendenza.lightbb.com/politica-italiana-f2/oltre-la-solidarieta-ai-braccianti-neri-di-rosarno-t518.htm

Mario Paravano
Maria io penso che se le condizioni del capitalismo impongono(come mi sembra tu dica) queste condizioni di mobilità, l'obiettivo deve essere trattare la massa di persone che arrivano come soggetti da coinvolgere e non da trattare come "nemico".
Questo anche perché, oggi, con la possibilità che il capitale ha di muoversi in senso trasnazionale il problema dell'immigrazione è una questione che (a quei signori) non interessa negli stessi termini in cui interessava qualche decennio fa.
Chi apre una fabbrica da un'altra parte lo fa nell'ottica di utilizzare migliori condizioni di "sfruttamento".
In Italia abbiamo assistito ad una desertificazione di interi distretti industriali (Biellese, Maceratese ad esempio) perché un certo tipo di produzioni si sono spostate da un'altra parte. La Fiat in Polonia produce lo stesso numero di vetture, in uno stabilimento, che da noi si producono in quattro.Lo fa a minori costi e meno personale e meno sindacati.Quindi che senso ha rinchiudersi con una logica che tratta di imperialismo e poi produce una ideologia fatta da tanti nazionalismi che nulla vogliono togliere alla struttura di fondo del funzionamento del sistema?
Qui da noi la bandiera dell'antimperialismo (quale? solo quello americano o anche quello cinese?) è una roba che tende a mistificare la sostanza vera di certe posizioni. Se poi penso che gente che militava in terza posizione, o che milita in ordine nuovo (tutti gruppi di neofascisti), oggi ha la pretesa di mettere un cappello a certe forme di "razzismo" alla Rosarno mi viene da pensare che con questi non si va da nessuna parte e non si costruisce nessuno fronte. proprio perché a loro non interessano quegli uomini sfruttati

Maria-Cristina Serban "Quindi che senso ha rinchiudersi con una logica che tratta di imperialismo e poi produce una ideologia fatta da tanti nazionalismi che nulla vogliono togliere alla struttura di fondo del funzionamento del sistema?"

Certo, si deve pensare a tutto. Io per esempio auspico un orizzonte storico legato ad una prospettiva di superamento del modo di produzione capitalistico, che mi sembra blocchi le vie dell'emancipazione. Poi so che tutto sta nell'intendersi quando si parla di modo di produzione capitalistico. Nel mio paese mi piacerebbe che più gente fosse a favore di una filosofia dell'emancipazione umana e di una scienza dei rapporti sociali di produzione. Queste, unite ad una resistenza all'imperialismo, produrrebbero, secondo me, un risultato estremistico articolato, che spaventerebbe ognuno di quelli che non vogliono togliere nulla alla struttura di fondo del funzionamento del sistema.

"Qui da noi la bandiera dell'antimperialismo (quale? solo quello americano o anche quello cinese?) è una roba che tende a mistificare la sostanza vera di certe posizioni."

La Cina non ha la vocazione messianica conquistatrice dell'impero americano potentemente armato, che quindi non è solo un impero capitalistico come i passati imperi coloniali (Inghilterra, Francia, Germania, Giappone, ecc.), ma è anche un impero ideologico ed ideocratico. E di fronte alle sue terribili armi di distruzione di massa con cui pretende di ricattare il mondo intero, io sostengo tutte le resistenze ad esso. Anche perché non esiste un imperialismo virtuoso o alternativa. O una globalizzazione virtuosa o alternativa. Alcuni per concetto leniniano di imperialismo intendono la globalizzazione. La globalizzazione comporta la sottomissione di stati nazionali deboli e privati di sovranità politica, economica e militare a nuovi stati nazionali imperiali più forti.
Con la Cina auspicherei un unione libera delle nazioni europee, su base paritaria e cooperativa, allo scopo di fronteggiare l’imperialismo americano che oggi appare nella necessità di produrre il proprio dominio mondiale illimitato così come nella sua concezione culturale ed ideologica, ma anche economica. Una sorta di nuovo Reich millenario. La Cina non è capace di produrre il proprio dominio mondiale illimitato, non c'è ora nessun dominio imperiale soverchiante della Cina, perché in campo militare e culturale la Cina non può competere con gli Usa. L'alleanza militare fra l’impero americano, i suoi servi anglosassoni insulari ed i suoi padroni sionisti rimane decisamente squilibrata rispetto a tutti gli altri centri di potere militari.
Il dispotismo arrogante e razzista dell'unico impero messianico Usa e la generalizzazione della globalizzazione neoliberale (la forma dominante della concorrenza inter-imperialistica per gli Usa) penso rappresentino la morte, o il suicidio, dell'Europa.

Il mio antimperialismo non penso mistifichi nulla... Liquidare l'antimperialismo mi sembrerebbe frettoloso: mi piacciono molto le tesi che non sono integrate nel sistema. E le tesi antimperialiste mature e convincenti non lo sono. Quelle che per me hanno una reale forza argomentativa... Come non lo sono del resto neanche le tesi radicali sulla raffigurazione dei conflitti sociali odierni.

E chi lo dice che la Cina non ha quella vocazione?La Cina approfitta della sua potenza finanziaria per comperare interi pezzi d'Africa. Credi che lo faccia per emancipare quelle persone? Io non capisco molto quelli che hanno un problema di imperialismo americano e ne contrappongono uno che in termini di meccanismi di potere, sfruttamento delle risorse non è per nulla diverso.In Cina si sta affermando un modello sociale che tende a polarizzare le differenze, che non è socialista per nulla e che non a caso viene lodato dai conservatori americani.
Le tesi radicali sulla configurazione dei conflitti sociali hanno il pregio di non scambiare lucciole per lanterne, ricollocano i rapporti di dominio nella logica dialettica di categorie marxiste che sono economiche e sociali.
Proviamo a tessere un filo che unisce e non a spezzare relazioni e solidarietà tra sfruttati.
Nell'alveo dell'antimperialismo si muove una corrente di pensiero neofascista, qui in Italia, che scorgo molto bene, per quanto cerchi di nascondersi dietro parole d'ordine "suggestive". A me il fascismo anti-sistema non piace e non interessa per nulla.

continua

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