OGM, quando ti dicono "gli studi scientifici seri sono i nostri"

Premessa : sull'argomento OGM non ho una preparazione di tipo scientifico che mi possa autorizzare ad esprimere un'opinione di merito che in qualche modo possa avere il conforto di dati empirici e testati comprensibili. Mi devo fidare delle opinioni espresse cercando di farmene una.

Dal punto di vista generale credo che molte espressioni di ambienttalismo alla slow food soffrano di un tipo di elitismo che di fatto rende accessibile (dal punto di vista economico) solo ad una nicchia di privilegiati un certo tipo di produzione. Ho venduto nei mercatini rossi prima ed in quelli di Rifondazione poi il pane ad 1€ al kg. e la pasta a 75 centesini al kg. Ho frequentato, quindi, gente che in virtù di quel prezzo rinunciava alla pasta di Gragnano (magari a lenta essiccazione) che mai si sarebbe potuta permettere (4 € al kg,) ma che aveva in ogni caso bisogno di mangiare.

Quelle persone rappresentano la "moltidudine" per chi vuole dare giudizi od opinioni (sull'argomento) di ordine economico, sociale, politico e di cui si deve tenere conto; quindi del significato che in termini di impatto ha scegliere una strada piuttosto che un'altra,garantendo interessi generali che sono prioritari rispetto a qualsiasi altro tipo d'interesse.
Così come bisogna considerare il peso economico dei soggetti interessati e delle modificazioni che costoro possono portare nella filiera produttiva e nei rapporti tra i vari attori sapendo bene che per questi il perimetro del contendere, in questo contesto ,ha contenuti economici/finanziari che non sono trasparenti per nulla.
Ultima cosa è intendersi, alla fine, sul tipo di società che si immagina e che si ha in testa.

Rispetto, però, in slow food una visione di fondo dei rapporti sociali, del modello di vivere che più sento in sintonia con il mio modo di vedere la società e la sua evoluzione oggi. A differenza loro credo che qualsiasi illusione che quei rapporti possano modificarsi in meglio, solo perché si torna alla campagna, non ha fondamento se non si incide nel profondo della gestione delle leve della produzione e del sapere a cui questa è collegata. Se non ci si pone dal punto di vista degli interessi di classe.
Questa visione del bene comune e degli interessi dell'anello più debole, però, appunto perché parziale ha il vizio e dà la sensazione di un'operazione che a volte sembra più difendere un'idea di brand e di marchio che un'idea di società diversa. Bene, partendo da queste cose iniziamo a fornire qualche spunto di riflessione di parte:

1- i pro ed i contro
fonte: http://www.pacifici-net.it/Biologia/Biotecnologie/I%20presunti%20Pro%20e%20Contro.htm

Pro
In campo medico ha portato alla nascita di nuovi farmaci più economici, più efficaci, più sicuri (insulina per diabetici). Le nuove piante produrranno di più, con meno concimi chimici e pesticidi, in meno spazio e con meno acqua.

Contro
Le obiezioni degli attivisti sono sia di carattere etico: è moralmente giustificabile allevare animali che soffrono dalla nascita? fino a che punto il fine giustifica i mezzi? ma anche di carattere ecologico: il rilascio in natura di organismi geneticamente modificati è pericoloso; i rischi riguardano la comparsa di supererbacce e di superparassiti, la nascita di nuovi ceppi di virus o di malattie resistenti agli antibiotici, l'estinzione di specie naturali, ecc

Approfondisci in "Come ci si sta difendendo"


Più disponibilità di cibo per i paesi in via di sviluppo

La crescita della popolazione mondiale appare inarrestabile. In continenti come quello africano, asiatico e latino-americano, si concentrerà, infatti, il 90% della popolazione mondiale. L'aumento previsto della popolazione mondiale obbligherebbe, teoricamente, a raddoppiare la superficie delle terre coltivate entro i primi anni del Duemila. Le nuove biotecnologie agricole potrebbero rappresentare un modo per sfuggire ad un futuro di fame, permettere una produzione di cibo più costante e prevedibile, evitando altri interventi di deforestazione.

Il maggior problema è quello di trasferire la cultura biotecnologica in Paesi che non dispongono nè di personale esperto, nè delle necessarie risorse economiche da investire nelle piante transgeniche.

Bisognerebbe creare infrastrutture e gruppi scientifici ad hoc proprio laddove esiste la richiesta più pressante di sviluppo agricolo, per consentire una diffusione capillare di questa tecnologia.

NOTA : (Rapporto Fao sullo stato del cibo e dell'agricoltura, Roma 1998) -> La fame nel mondo proviene da una cattiva distríbuzione e soprattutto da una carenza di denaro dei paesi poveri, che sono costretti a vendere la loro produzione per alimentare i cittadini o il bestiame dei paesi ricchi .

NOTA : l'ipotesi di risolvere la grave carenza di vitamina A e di ferro, che colpisce una parte rilevante della popolazione umana, con piante geneticamente modificate a tale scopo, come il cosiddetto «riso d'oro» o «riso dorato» nel quale è stato inserito il gene per la provitamina A, rischia di risultare una beffa. Anziché offrire alle popolazioni povere una dieta equilibrata, con differenti tipi di alimenti, si pretende di continuare a imporre un solo cereale, però modificato.

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Minore impiego di pesticidi e concimi chimici

Questo è quello che viene affermato dalle multinazionali biotecnologiche ma è opportuno citare ben 3 studi distinti svolti negli Stati Uniti che danno informazione sugli effettivi rendimenti delle colture biotecnologiche e che smentiscono l'affermazione .

Il primo, effettuato su 8.200 siti sperimentali delle Università americane dal Charles Benbrook Consulting, Idaho, e pubblicato il 13 luglio 1999 («Evidenza della riduzione di produzione nelle coltivazioni di soia Roundup Ready (RR) nelle colture sperimentali universitarie, nel 1998») dimostra che la produzione di soia RR è inferiore a quella della soia tradizionale di una percentuale che va dal 6,7% fino a un 10%, mentre l'impiego di diserbante per queste stesse colture è da due a cinque volte superiore a quello della soia tradizionale.

Il secondo, effettuato dalla American Cyanamid Company, prende in esame colture di soia RR in cui è stata effettuata una sola applicazione di Roundup (come stabílito dai programmi pubblicizzati dalla Monsanto) e arriva a constatare, dopo avere fatto oltre 100 studi comparativi, che la soia RR ha in questo caso una produzione del 20% inferiore a quella della soia tradizionale (vedi Comunicato stampa della Cyanamid Company del 24 marzo 1999). Allo stesso risultato giungono studi effettuati nelle Università di Arkansas e di Purdue.

Il terzo, è quello, durato due anni, effettuato. dall'Università del Nebraska, commissionato dal Consiglio della Soia del Nebraska, su richiesta degli agricoltori. Questo studio ha rivelato (vedi Associated Press, Usa, 17 maggio 2000) che la soia Roundup Ready produce un raccolto del 6% inferiore a quello delle varietà piú simili e dell' 11 % inferiore a quello delle varietà ad alto rendimento.

Altri due studi affrontano gli aspetti economici delle coltivazioni di soia RR (Rondup Ready).

Il primo, è quello effettuato da Oplinger, Martinka e Schmitz, dell'Università del Wisconsin (riportato da Benbrook Consulting services, Sandpoint Idaho e da Genet, 18 marzo 1999): dimostra che il rendimento economico medio della varietà RR è inferiore di circa il 4% rispetto alle varietà tradizionali.

Il secondo, risalente al '97, è stato presentato dalla «British Crop Protection Conference» a Brighton (Gran Bretagna) e giunge alle stesse conclusioni. Come il precedente, spiega che l'aumento di costi è dovuto alla necessità di irrorare il Roundup non una, ma almeno tre volte, e a quella di utilizzare in aggiunta anche altri tipi di diserbanti.


2- Ma tutto quello che è naturale fa bene?
fonte: http://www.albanesi.it/alimentazione/OGM.htm

Pesto cancerogeno?

La notizia che il basilico possa essere cancerogeno era già presente nel sito nell'articolo di Nico Valerio.
Il pesto prodotto con piante di basilico giovani (inferiori a 10 cm di altezza), il migliore, contiene metileugenolo, mentre quello "industriale", prodotto con piante più vecchie, contiene soprattutto eugenolo.
In un piatto di spaghetti al miglior pesto vi è una concentrazione di metileugenolo 600 volte superiore alla dose salutisticamente accettabile. Ovviamente il soggetto che li mangia anche abitualmente non si ammalerà sicuramente di cancro, aumenterà solo le probabilità di contrarlo. (Per saperne di più).

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