Ricerca sugli OGM e dubbi
Passiamo adesso ad un po' di dubbi che girano sulla questione "ricerche OGM e comunità scientifica" premettendo che, ad oggi, gran parte degli scienziati italiani si dice a favore di questa modalità di "manipolazione". Certo, ci fosse la possibilità di dire scientificamente che su certe questioni siamo in grado di mettere un punto fermo, su questa materia staremmo a scrivere di niente.
Propongo tre post.
Nel 1° il risultato di una ricerca sulla relazione tra uso dei pesticidi ed OGM
Nel 2° i dubbi che una ricerca della Monsanto fatta per la comunità europea pongono ad un blogger che si dichiara non anti ogm
Nel 3° i risultati di uno studio che dimostrerebbero la nocività di tre mais OGM prodotti dalla Monsanto.
1-
Rapporto pubblicato negli Stati Uniti stila un bilancio conclusivo: nei primi tredici anni di impiego le colture biotech hanno incrementato in modo massiccio l’uso dei pesticidi
Disattese, dopo le promesse di maggiore produttività, anche quelle di minore inquinamento
Fonte: The Organic Center - Charles Benbrook
http://www.organic-center.org/science.pest.php?action=view&report_id=159
Nei primi tredici anni di uso commerciale, le colture geneticamente modificate hanno incrementato l’uso dei pesticidi negli Stati Uniti di 318 milioni di libbre. Lo afferma, sulla base di dati ufficiali del Dipartimento dell’Agricoltura e della sua agenzia per le rilevazioni statistiche (NASS), il terzo rapporto su colture gm e uso dei pesticidi di Charles Benbrook, agronomo eminente, già direttore della commissione Agricoltura dell’Accademia Nazionale delle Scienze, oggi responsabile scientifico dell’Organic center.
Secondo il rapporto, tra il 1996 e il 2008 le colture geneticamente modificate di tipo Bt (mais e cotone) hanno ridotto l’uso degli insetticidi di 64,2 milioni di libbre, ma quelle resistenti agli erbicidi (soia, mais e cotone) hanno incrementato l’uso degli erbicidi di 382 milioni di libbre: l’impronta chimica complessiva delle colture gm è pertanto del tutto negativa.
La causa: la diffusione di infestanti resistenti al glifosate (principio attivo dell’erbicida Roundup abbinato alla quasi totalità delle piante gm resistenti a erbicidi), che gli agricoltori hanno cercato di contrastare sia con un uso più massiccio della stessa sostanza pesticida sia con l’applicazione di erbicidi aggiuntivi e più tossici come il paraquat e il 2,4D. Spiega Benbrook: “Il ricorso quasi esclusivo a un unico agente di controllo degli organismi nocivi per tutta la durata della stagione, anno dopo anno e su vaste aree di terreno coltivato, crea le condizioni ideali per l’insorgere e la diffusione del fenomeno della resistenza”.
Preoccupa, per il futuro, che l’industria del biotech non preveda altro che un potenziamento della stessa fallimentare strategia, ovvero lo sviluppo di piante geneticamente modificate per tollerare dosi più elevate di glifosate, per resistere a un numero più elevato di erbicidi o entrambe le cose.
Il rapporto segna la fine del mito della maggiore sostenibilità delle colture gm anche presso il grande pubblico e fornice alle istituzioni strumenti per iniziare a guardare finalmente altrove.
fonte:http://www.equivita.it/NewsOgm_novembre2009.htm
2-
Il mese di luglio è stato particolarmente importante per il mais geneticamente modificato, in particolare per il MON88017 x MON810(1) (per semplicità, tranne che nelle parti citate, mi riferirò a questo mais come MON810) della Monsanto. Agli inizi del mese la European Food Safety Authority, presenta una relazione su questa varietà OGM su richiesta diretta dell'azienda statunitense:
Un'altra piccola chicca in questo passaggio:
Propongo tre post.
Nel 1° il risultato di una ricerca sulla relazione tra uso dei pesticidi ed OGM
Nel 2° i dubbi che una ricerca della Monsanto fatta per la comunità europea pongono ad un blogger che si dichiara non anti ogm
Nel 3° i risultati di uno studio che dimostrerebbero la nocività di tre mais OGM prodotti dalla Monsanto.
1-
Rapporto pubblicato negli Stati Uniti stila un bilancio conclusivo: nei primi tredici anni di impiego le colture biotech hanno incrementato in modo massiccio l’uso dei pesticidi
Disattese, dopo le promesse di maggiore produttività, anche quelle di minore inquinamento
Fonte: The Organic Center - Charles Benbrook
http://www.organic-center.org/science.pest.php?action=view&report_id=159
Nei primi tredici anni di uso commerciale, le colture geneticamente modificate hanno incrementato l’uso dei pesticidi negli Stati Uniti di 318 milioni di libbre. Lo afferma, sulla base di dati ufficiali del Dipartimento dell’Agricoltura e della sua agenzia per le rilevazioni statistiche (NASS), il terzo rapporto su colture gm e uso dei pesticidi di Charles Benbrook, agronomo eminente, già direttore della commissione Agricoltura dell’Accademia Nazionale delle Scienze, oggi responsabile scientifico dell’Organic center.
Secondo il rapporto, tra il 1996 e il 2008 le colture geneticamente modificate di tipo Bt (mais e cotone) hanno ridotto l’uso degli insetticidi di 64,2 milioni di libbre, ma quelle resistenti agli erbicidi (soia, mais e cotone) hanno incrementato l’uso degli erbicidi di 382 milioni di libbre: l’impronta chimica complessiva delle colture gm è pertanto del tutto negativa.
La causa: la diffusione di infestanti resistenti al glifosate (principio attivo dell’erbicida Roundup abbinato alla quasi totalità delle piante gm resistenti a erbicidi), che gli agricoltori hanno cercato di contrastare sia con un uso più massiccio della stessa sostanza pesticida sia con l’applicazione di erbicidi aggiuntivi e più tossici come il paraquat e il 2,4D. Spiega Benbrook: “Il ricorso quasi esclusivo a un unico agente di controllo degli organismi nocivi per tutta la durata della stagione, anno dopo anno e su vaste aree di terreno coltivato, crea le condizioni ideali per l’insorgere e la diffusione del fenomeno della resistenza”.
Preoccupa, per il futuro, che l’industria del biotech non preveda altro che un potenziamento della stessa fallimentare strategia, ovvero lo sviluppo di piante geneticamente modificate per tollerare dosi più elevate di glifosate, per resistere a un numero più elevato di erbicidi o entrambe le cose.
Il rapporto segna la fine del mito della maggiore sostenibilità delle colture gm anche presso il grande pubblico e fornice alle istituzioni strumenti per iniziare a guardare finalmente altrove.
fonte:http://www.equivita.it/NewsOgm_novembre2009.htm
2-
Il mese di luglio è stato particolarmente importante per il mais geneticamente modificato, in particolare per il MON88017 x MON810(1) (per semplicità, tranne che nelle parti citate, mi riferirò a questo mais come MON810) della Monsanto. Agli inizi del mese la European Food Safety Authority, presenta una relazione su questa varietà OGM su richiesta diretta dell'azienda statunitense:
Sulla base dei risultati dell'analisi comparativa il gruppo GMO conclude che il mais MON 88017 x MON 810 è equivalente, sotto il profilo composizionale, fenotipico e agronomico, alle varietà di mais non OGM e tradizionali, fatta eccezione per la presenza nel mais MON 88017 x MON 810 delle proteine Cry3Bb1, CP4 EPSPS e Cry1Ab.Per quanto riguarda la sicurezza, questa la conclusione del gruppo:
In definitiva, il gruppo GMO ha concluso che il mais MON 88017 x MON 810 è sicuro e nutriente quanto la versione non geneticamente modificata e che l'allergenicità complessiva dell'intera pianta è invariata.Poiché la domanda della Monsanto riguardava un uso nei prodotti alimentari e nei mangimi, l'importazione e il trattamento, il gruppo non ha ritenuto necessario effettuare una valutazione scientifica dei possibili effetti ambientali connessi con la coltivazione del mais MON 88017 x MON 810.
Un'altra piccola chicca in questo passaggio:
Non vi sono indicazioni di un aumento della probabilità di insediamento o sopravvivenza di piante di mais selvatiche in caso di rilascio accidentale nell'ambiente di chicchi vitali di mais MON 88017 x MON 810 durante il trasporto o la lavorazione. Il piano di monitoraggio post-commercializzazione fornito dal richiedente è conforme alle destinazioni d'uso previste per il mais MON 88017 x MON 810.
Per come l'ho capita io: se un chicco del mais MON810 finisce fuori dal campo coltivato, non attecchisce, quindi oltre alle proteine inserite, c'è evidentemente una modifica genetica non dichiarata né rilevata che rende il chicco intelligente e in grado di attecchire solo nel campo coltivato e non al di fuori. Senza contare che è lo stesso controllato, la Monsanto, a proporre il piano di controllo sul prodotto che propone.
Nel frattempo, in Aprile, la Germiania è diventata la sesta nazione dell'Unione a bandire il mais geneticamente modificato prodotto dalla multinazionale statunitense, mentre appena un mese più tardi l'Unione ha impedito ad Austria e Ungheria, che subivano pressioni esterne, di coltivare il mais OGM. Successivamente anche Francia, Grecia e Lussemburgo hanno bandito la coltivazione di questo mais.
Tutta la situazione non è andato molto a genio al governo statunitense: ricordando che la diatriba tra Monsanto e Unione Europea è di lunga data, non c'è da stupirsi che Washington protegga gli interessi delle proprie aziende. D'altra parte ha anche ricordato all'Unione Europea di non nascondere misure protezioniste dietro scelte e politiche ambientali.
A suo tempo la Commissione Europea ha, in un certo senso, tranquillizzato il governo statunitense: l'esecutivo dell'Unione dovrebbe analizzare il nuovo studio e preparare una relazione ai 27 stati membri.
Le polemiche, però non si sono spente e le associazioni ambientaliste hanno immediatamente alzato la voce. Su tutte Greenpeace che immediatamente accusa la EFSA: ha nascosto la testa nella sabbia e ignorato l'evidenza scientifica sugli effetti negativi del mais della Monsanto sull'ambiente. La fiducia cieca sulle opinioni della EFSA farà probabilmente adirare gli stati membri che ritengono che gli studi scientifici sul mais OGM non sono indirizzati seriamente aggiunge Marco Contiero di Greenpeace.
Un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea, il così detto Co-Extra report, ha dichiarato prima di Giugno che i raccolti geneticamente modificati e i raccolti convenzionali dovrebbero essere coltivati in aree separate per incrociare studi ambientali sulla coltivazione transgenica in Europa. Poiché i campi in Europa sono relativamente piccoli e il vento può trasportare l'inquinamento genetico dalle coltivazioni OGM a quelle convenzionali anche a grandi distanze, la coesistenza delle nuove coltivazioni e di quelle tradizionali sarà possibile solo in zone dedicate.
Ormai, comunque, è cosa nota e conviene ricordarlo: le coltivazioni OGM sono costituite da piante che hanno al loro interno una o più modifiche al DNA in modo da introdurre delle caratteristiche utili ai contadini(2). Questo tipo di coltivazioni sono diffuse soprattutto in Nord e Sud America, e in Cina.
In Europa, invece, la fiera opposizione dei gruppi ambientalisti sta portando non poche difficoltà alla sua diffusione: secondo le associazioni, modifiche genetiche potrebbero portare a una corsa evolutiva nelle erbacce e nei parassiti, generando così delle super-erbacce e dei super-parassiti, immuni sia alle sostanze chimiche sia alle modifiche genetiche introdotte, i cui effetti sul resto dell'ambiente e di riflesso sull'uomo sono da considerarsi inprevedibili.
Al momento i ministri dell'ambiente europei si sono rifiutati di imporre l'eliminazione del bando sul MON810: solo Gran Bretagna, Estonia, Finlandia, Olanda e Svezia hanno appoggiato l'offerta dell'esecutivo europeo.
Un po' di cronistoria: Sul sito dell'EFSA potete trovare il parere risalente a metà luglio (traduzione italiana su Europass), mentre su Fondazione diritti genetici viene presentata una reazione dei gruppi ambientalisti, Greenpeace in testa, cui risponde comunque la stessa EFSA. Potete, comunque, scaricare un pdf del parere sul mais MON810, in italiano, sempre dai server della EFSA.
(1) Questo tipo di mais risulta dall'incrocio del MON88017 e del MON810, ottenendo una nuova varietà che risulta resistente a determinati coleotteri e lepidotteri e risulta tollerante al glifosato.
(2) ad esempio la possibilità, per le piante, di combattere più efficacemente i parassiti, come infatti fa il MON810, non costringendo i contadini a usare i diserbanti o a coltivare delle piante inutili per la vendita, ma repellenti naturali per molti dei parassiti di cui sopra, e quindi non costringendo i contadini stessi a contribuire alla riduzione dell'anidride carbonica. Diciamo la verità: è questa la caratteristica con cui si vuole vendere più facilmente ai contadini i semi OGM. L'introduzione in alcuni alimenti molto diffusi di sostanze altrimenti carenti nell'alimentazione di alcune popolazioni viene puntualmente bocciata e la ricerca su questo tipo di modifiche ostacolata a favore delle modifiche più utili non già ai consumatori ma ai produttori.
(da GMO maize strain safe: EU food agency)
fonte:http://sciencebackstage.blogosfere.it/2009/09/lassalto-della-monsanto-allunione-europea.html
3-
Personalmente non ho nulla contro gli OGM ma quello che non mi piace è la cattiva comunicazione, sugli Ogm in particolare in qualità di consumatore pretendo sicurezza e chiarezza. È stato appena pubblicato uno studio da un comitato di ricerca indipendente (composto dall'Università di Caen e Università di Rouen) sull' Intenational Journal of Biologic Science, che dimostrerebbe la tossicità di tre mais OGM della Monsanto esattamente MON810, MON 863 NK603.In conclusione, il gruppo GMO ritiene che le informazioni disponibili sul mais MON 88017 x MON 810 rispondano adeguatamente alle questioni scientifiche evidenziate dagli Stati membri e che il mais MON 88017 x MON 810 sia sicuro quanto la versione non geneticamente modificata, in termini di possibili effetti sulla salute degli esseri umani e degli animali o sull'ambiente. Pertanto, il gruppo GMO conclude che è improbabile che il mais MON 88017 x MON 810 abbia effetti nocivi sulla salute degli esseri umani e degli animali o sull'ambiente, nell'ambito dell'uso proposto.E qui sta l'aspetto più inquietante: lo studio, per come è descritto, sembra un esame della documentazione scientifica della Monsanto e non basato su esperimenti che quei dati li hanno riprodotti. Non voglio sentirmi anti-OGM, ma questo modo di fare non è certamente corretto nei confronti dei cittadini in generale e della ricerca scientifica in particolare.
Nel frattempo, in Aprile, la Germiania è diventata la sesta nazione dell'Unione a bandire il mais geneticamente modificato prodotto dalla multinazionale statunitense, mentre appena un mese più tardi l'Unione ha impedito ad Austria e Ungheria, che subivano pressioni esterne, di coltivare il mais OGM. Successivamente anche Francia, Grecia e Lussemburgo hanno bandito la coltivazione di questo mais.
Tutta la situazione non è andato molto a genio al governo statunitense: ricordando che la diatriba tra Monsanto e Unione Europea è di lunga data, non c'è da stupirsi che Washington protegga gli interessi delle proprie aziende. D'altra parte ha anche ricordato all'Unione Europea di non nascondere misure protezioniste dietro scelte e politiche ambientali.
A suo tempo la Commissione Europea ha, in un certo senso, tranquillizzato il governo statunitense: l'esecutivo dell'Unione dovrebbe analizzare il nuovo studio e preparare una relazione ai 27 stati membri.
Le polemiche, però non si sono spente e le associazioni ambientaliste hanno immediatamente alzato la voce. Su tutte Greenpeace che immediatamente accusa la EFSA: ha nascosto la testa nella sabbia e ignorato l'evidenza scientifica sugli effetti negativi del mais della Monsanto sull'ambiente. La fiducia cieca sulle opinioni della EFSA farà probabilmente adirare gli stati membri che ritengono che gli studi scientifici sul mais OGM non sono indirizzati seriamente aggiunge Marco Contiero di Greenpeace.
Un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea, il così detto Co-Extra report, ha dichiarato prima di Giugno che i raccolti geneticamente modificati e i raccolti convenzionali dovrebbero essere coltivati in aree separate per incrociare studi ambientali sulla coltivazione transgenica in Europa. Poiché i campi in Europa sono relativamente piccoli e il vento può trasportare l'inquinamento genetico dalle coltivazioni OGM a quelle convenzionali anche a grandi distanze, la coesistenza delle nuove coltivazioni e di quelle tradizionali sarà possibile solo in zone dedicate.
Ormai, comunque, è cosa nota e conviene ricordarlo: le coltivazioni OGM sono costituite da piante che hanno al loro interno una o più modifiche al DNA in modo da introdurre delle caratteristiche utili ai contadini(2). Questo tipo di coltivazioni sono diffuse soprattutto in Nord e Sud America, e in Cina.
In Europa, invece, la fiera opposizione dei gruppi ambientalisti sta portando non poche difficoltà alla sua diffusione: secondo le associazioni, modifiche genetiche potrebbero portare a una corsa evolutiva nelle erbacce e nei parassiti, generando così delle super-erbacce e dei super-parassiti, immuni sia alle sostanze chimiche sia alle modifiche genetiche introdotte, i cui effetti sul resto dell'ambiente e di riflesso sull'uomo sono da considerarsi inprevedibili.
Al momento i ministri dell'ambiente europei si sono rifiutati di imporre l'eliminazione del bando sul MON810: solo Gran Bretagna, Estonia, Finlandia, Olanda e Svezia hanno appoggiato l'offerta dell'esecutivo europeo.
Un po' di cronistoria: Sul sito dell'EFSA potete trovare il parere risalente a metà luglio (traduzione italiana su Europass), mentre su Fondazione diritti genetici viene presentata una reazione dei gruppi ambientalisti, Greenpeace in testa, cui risponde comunque la stessa EFSA. Potete, comunque, scaricare un pdf del parere sul mais MON810, in italiano, sempre dai server della EFSA.
(1) Questo tipo di mais risulta dall'incrocio del MON88017 e del MON810, ottenendo una nuova varietà che risulta resistente a determinati coleotteri e lepidotteri e risulta tollerante al glifosato.
(2) ad esempio la possibilità, per le piante, di combattere più efficacemente i parassiti, come infatti fa il MON810, non costringendo i contadini a usare i diserbanti o a coltivare delle piante inutili per la vendita, ma repellenti naturali per molti dei parassiti di cui sopra, e quindi non costringendo i contadini stessi a contribuire alla riduzione dell'anidride carbonica. Diciamo la verità: è questa la caratteristica con cui si vuole vendere più facilmente ai contadini i semi OGM. L'introduzione in alcuni alimenti molto diffusi di sostanze altrimenti carenti nell'alimentazione di alcune popolazioni viene puntualmente bocciata e la ricerca su questo tipo di modifiche ostacolata a favore delle modifiche più utili non già ai consumatori ma ai produttori.
(da GMO maize strain safe: EU food agency)
fonte:http://sciencebackstage.blogosfere.it/2009/09/lassalto-della-monsanto-allunione-europea.html
3-
Importazione è la coltivazione di mais era stata concessa dall’Unione Europea su dati di studi e ricerche e sintesi svolte dalla Monsanto, il comitato di ricerca si è rivolto alla magistratura per avere i dati completi. Si è rilevato che i test che aveva presentato la Monsanto sono realizzati nell’arco di 90 giorni, un tempo ritenuto piuttosto breve per verificare il potenziale sviluppo di malattie croniche. I test sui tre mais Ogm svolto dal comitato hanno evidenziato sulle cavie hanno evidenziato dei problemi ai reni, al fegato, cuore, ghiandole surrenali, milza. Tuttavia i stessi dati si erano rilevati con agricoltura convenzionale con i pesticidi con valori però inferiori, tuttavia visto che abbiamo a che fare con Ogm, un' agricoltura che non dovrebbe usare pesticidi è logico chiedersi se la causa di questi problemi sia la modificazione genetica. Sulla base di questi dati verrà chiesta questa settimana all’Unione Europea, l'interdizione alla coltivazione e all’importazione.
Personalmente trovo stupefacente di come si lasciano delle autorizzazione alla commercializzazione sulla base dei studi presentati "solo"dalle aziende stesse, che chiaramente hanno tutto l’interesse di dimostrate di quanto il loro prodotto sia positivo, quello che manca è un contraddittorio, specie in questo caso è necessario fare delle verifiche sui dati e studi, ritengo forse a torto che il solo chiedere che l'azienda porti a sostegno di uno studio non sia sufficiente, ma questo studio deve essere valutato, troppo spesso ho visto piccole università o anche grandi, istituti di alimentazione di fantasia, istituti scientifici di dubbia provenienza, spadroneggiare prodotti e aziende con troppa superficialità.
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