Il realismo di Al Capone
Ci sono un paio di frasi di un noto protagonista della vita e storia americana che voglio citare, dicono:
Crede che quei banchieri siano in prigione? Nossignore. Sono fra i cittadini più stimati della Florida. Sono feccia, almeno quanto i politici disonesti! Creda, io ne so qualcosa. E' da tempo che mangiano e si vestono con i miei soldi. Finché non sono entrato nel racket non sapevo quanti imbroglioni indossano abiti costosi e parlano con accento da signori.
"Corruzione" è lo slogan della vita americana oggi. E' la legge, quando non si rispetta altra legge. Sta minando il paese. In tutte le città, i legislatori onesti si contano sulle dita delle mani. Quelli di Chicago, poi sulle dita di una mano sola! La virtù, l'onore, la verità e la legge sono scomparsi. Siamo tutti imbroglioni. Ci piace "farla franca". E se non riusciamo a guadagnare il pane in modo onesto, lo facciamo in un altro modo.
Al Capone
Ce n'è un'altra, molto antica, che afferma:
In ogni caso la causa della rivolta è l'ineguaglianza.
Aristotele
Vedo che il percorso che stiamo facendo (con poche e coraggiose eccezioni) non è quello che vede nella rivolta un rimedio all'ineguaglianza, quanto il fatto che assumiamo come principio realista quello che, se le cose stanno come dice Al Capone, tanto vale entrare nel racket. Se saremo fortunati indosseremo abiti costosi e detteremo regole e codici di comportamento sapendo bene quali sono i meccanismi che ci permettono tanto sfoggio di eloquenza e pragmatismo; badando bene a non mettere in discussione i meccanismi del potere per ciò che loro in modo sotterraneo sono in realtà, accontentandoci di mettere ogni tanto all'indice qualcuno perché così impone lo spettacolo. Mai però quelle regole "sovrastrutturali" del gioco. Quelle no.
Se saremo sfigati faremo parte della manovalanza, cercheremo qualcuno messo peggio di noi contro cui scaricare rabbia e frustrazione in un circolo vizioso di guerra tra poveri. Per questo motivo, alla fine, la penso come W. Brown:
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