Quando iniziò la globalizzazione?

Domanda che forse non ha un senso perché uno potrebbe dire : da quando un uomo con un cavallo, o una barca, iniziò a percorrere le strade, o i fiumi, che stavano fuori dal suo villaggio e scoprì altri villaggi con cui iniziò a scambiare quello che produceva di troppo.


Ci interessa però ricostruire un pezzo di quel percorso saltando fin dentro la creazione della compagnie delle Indie. Questa è la loro storia.


Fonte Parodos

“La rete di mercati capitalistici globali a noi oggi così familiare è stata in misura significativa il prodotto della disonestà individuale”. A dirlo sono due ricercatori della Columbia University che – studiando la nascita delle prime forme di mercato globalizzato – hanno esaminato con enorme pazienza tutti i dati reperibili relativi a 4752 viaggi delle navi della Compagnia delle Indie Orientali dal 1601 al 1833. La conclusione che ne hanno tratto è che la fortuna della Compagnia attorno alla quale andò costruendosi l’Impero britannico e la prima forma di mercati globalizzati fu dovuta alla scarsa fedeltà, se non addirittura alla disonestà, dei suoi capitani e marinai.

Come illustrano in un articolo in corso di pubblicazione sull’
American Journal of Sociologyda un accurato esame di giornali di bordo, registri portuali e analoghi documenti, risulta evidente che per un periodo relativamente lungo capitani e marinai utilizzavano ampiamente le navi della Compagnia per sviluppare traffici in proprio e, una volta giunti al porto di destinazione, invece di tornare direttamente in patria, toccavano numerose altre località dell’estremo oriente, creando progressivamente una serie di mercati interconnessi, via via sempre più importanti.

“La loro azione – scrivono gi autori – è culminata in una rete di infrastrutture che li trascendeva e alla fine ha posto le premesse per la loro fine. Ironicamente, visto a posteriori, è stato proprio l’imperfetto controllo della Compagnia sulle navi e sui loro capitani a fare nel lungo termine la fortuna della compagnia britannica.”
Con il termine Compagnia delle Indie si possono intendere:
Un insieme di società costituite nel XVII secolo alle quali alcuni paesi assegnarono il monopolio delle attività commerciali nelle rispettive colonie in Asia:

La Compagnia Britannica delle Indie Orientali, fondata nel 1600
La Compagnia Olandese delle Indie Orientali, fondata nel 1602
La Compagnia Francese delle Indie Orientali, fondata nel 1664
La Compagnia Danese delle Indie Orientali, fondata nel 1670
La Compagnia Svedese delle Indie Orientali, fondata nel 1731



Mentre il futuro imperatore Moghul  Babur effettuava dall' Afghanistan le sue prime incursioni in India, l' oceano indiano era già dominio marittimo dei Portoghesi. I Moghul in seguito non si interessarono mai molto al commercio internazionale, poichè l' economia dell' India si reggeva sulle imposte terriere, e l' unica preoccupazione dei sovrani era il reperimento di oro e argento, di cui l' India non possiede miniere se non modeste.

Dunque purchè i metalli per la moneta fluissero cospicui, i Moghul non interferirono con i commercianti stranieri. I Portoghesi divennero nel XVI ° secolo, monopolisti del commercio del pepe indiano, finchè non vennero soppiantati, il secolo seguente, dagli Olandesi che fondarono nel 1602 la Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Due anni prima anche a Londra venne fondata una Compagnia delle Indie che però durante il XVII° secolo operò su scala ridotta, rispetto agli olandesi.

Alla lunga però la Compagnia britannica ebbe il sopravvento grazie al fatto di non possedere una grande flotta, di costosissimo mantenimento come quella Olandese. I Britannici infatti avevano adottato il sistema di noleggiare le navi da armatori privati, per i viaggi intercontinentali. Gli Olandesi poi rivolsero la loro attenzione verso l'Indonesia.



Nel 1644 anche la Francia fondò la sua Compagnia delle Indie Orientali, ma si scontrò subito con quella olandese che ne distrusse la flotta bloccandone i progetti fino al 1685, quando la Compagnia venne rifondata, grazie alla tenacia di Francois Martin che dal 1668 si era fermato, per mai lasciare, quello che sarebbe diventato l'unico insediamento francese in India : Pondicherry.
Nel frattempo l' impero Moghul si stava sgretolando e i grandi mercanti divennero facile preda di briganti e funzionari corrotti, lacerando la grande rete commerciale interna indiana, che necessitava di stabilità e ordine.

Soltanto le Compagnie europee con le loro navi armate, le basi commerciali fortificate poterono espandersi e fiorire, si cominciò a mandare in Bengala artigiani inglesi per istruire i produttori locali al gusto europeo, mentre il porto di Surat ( Gujarat ) perdeva la sua centralità a causa delle incursioni dei Maratha, in favore di Bombay dove la Compagnia offriva protezione.I Maratha da tempo fronteggiavano i Moghul e tra il 1720 e il 1740, sotto la guida di Baji Rao, giunsero persino a conquistare Delhi, per poi subito abbandonarla. E fu mentre i Moghul erano impegnati al sud in una campagna contro i Maratha, dai quali furono sconfitti, che dalla Persia giunse Nadir Shah, il quale saccheggiò la città rubando il mitico Trono del Pavone e il diamante Koh i nur, tra i tanti tesori.
Nel XVIII° secolo l'India si frammentò nuovamente in potenze regionali che si andavano affrancando dal potere centrale di Delhi, mentre gli Europei limitavano la loro influenza alle coste e ai mari. Ma quando Francia e Gran Bretagna si affrontarono in una guerra per la supremazia che li vide antagonisti durante circa 20 anni, cominciarono ad intromettersi negli affari politici e militari indiani, alleandosi con i sovrani che si muovevano guerra, adoperandosi per incrementarne gli scontri. Cominciarono ad addestrare mercenari indiani e a creare veri e propri eserciti. A seguito di una serie di questi scontri interni ed incrociati, emerse la figura di Robert Clive un giovane impiegato delle Compagnia che ottenne con una complessa rete di intrighi, nel 1765 la nomina di Governatore del Bengala. I sovrani che si contendevano questa terra vennero sconfitti dagli Inglesi , quando non si annientarono fra loro, mentre nuove incursioni dall'Afghanistan tenevano in scacco i Marahta, poi sconfitti da Haider Alì, nuovo regnante a Mysore.



Ma il vero architetto dell' impero britannico in India sarà Warren Hastings. Aveva cominciato la sua carriera nella Compagnia come impiegato a Calcutta nel 1750. Divenne Governatore del Bengala nel 1771, dopo che una terribile carestia aveva ucciso un terzo della popolazione. Sarà Governatore generale dell'India da lì a poco.

Il Secolo d'Oro che segnò l'egemonia marittima e commerciale al di là dell'Europa


Amsterdam

Liberandosi dall'opposizione degli invasori spagnoli, da piccolo villaggio di pescatori, divenne la città più potente economicamente in tutte Europa, raggiungendo l'apogeo, nell'era che fu definita quella del suo Secolo d'Oro: il XVII. In questo periodo, Amsterdam, ricchissima città mercantile con 200.000 abitanti divenne la terza città d'Europa dopo Parigi e Londra, e si avventurò in quello che sarà un impero coloniale di lunga durata. Fu definita anche una delle più belle metropoli del rinascimento, per avere un'idea, è sufficiente ammirare le traccie lasciate dai rifugiati fiamminghi nel "Tornante d'oro" definito dai tre canali che sono stati tracciati dal 1612 e che presero il nome di Herengracht, Keizersgracht e Prinsengracht.
L'instabilità dell'Inghilterra e della Francia, la caduta di Lisbona e Anversa, permisero successivamente ad Amsterdam di consolidare gli scambi con il mar Baltico, pilastro principale della sia ricchezza e di stabilire un'egemonia marittima e commerciale al di là dell'Europa.
Con la fondazione nel 1602 delle Compagnie delle Indie orientali acquisisce il monopolio sull'importazione di spezie dall'Indonesia, di porcellana dalla Cina e dal Giappone, di prodotti tessili dalle Indie; nel 1664, con la Compagnia delle Indie occidentali, invece controlla il commercio degli schiavi tra l'Africa e le Americhe.


fonte: wikipedia


I profitti assai ingenti della Compagnia sui primi viaggi in India spinsero il re Giacomo I ad accordare licenze ad altre compagnie commerciali in Inghilterra. Ma, finalmente, nel 1609 la patente della Compagnia venne rinnovata: esse si vide concedere il monopolio del commercio con le Indie Orientali per un periodo indefinito, ma che includeva una clausola che prevedeva che esso sarebbe cessato se gli affari della Compagnia fossero divenuti non profittevoli per tre anni di seguito.
La Compagnia era dotata di un capitale iniziale dei 72.000 sterline suddiviso tra 125 azionisti. Essa era gestita da un governatore e da 24 direttori che formavano la Corte dei Direttori. Essi venivano nominati ed erano responsabili davanti all'Assemblea dei proprietari.

L'inizio delle operazioni in India [modifica]


La bandiera d'origine della Compagnia con nell'angolo la croce di San Giorgio
Nel 1612 finalmente, i battelli appartenenti alla Compagnia approdarono a Surat che fu la prima filiale commerciale. Nel corso dei due anni successivi, essa si stabilì anche sulla Costa del Coromandel nel Golfo del Bengala. Fondò la sua prima manifattura a Surat.
Durante i primi anni, la Compagnia avrebbe avuto poco successo nel commercio delle spezie largamente dominato dai Paesi Bassi e non avrebbe potuto stabilire avamposti durevoli nelle Indie Orientali.
Nel 1615, Sir Thomas Roe fu inviato dal re Giacomo I presso l'imperatore moghul Jahangir. Lo scopo di questa missione era di ottenere per la Compagnia il diritto esclusivo di fondare filiali commerciali in certe piazze come Surat. In cambio essa proponeva di offrire all'imperatore prodotti europei. Fu dunque firmato un trattato e gli Inglesi poterono sviluppare piazzaforti a Surat, BombayMadras (dove fece fortuna Elihu Yale) e Calcutta. Nel 1647 la Compagnia disponeva in India di 23 filiali e 90 dipendenti.

Dominazione dell'India [modifica]


Le filiali europee in India

La bandiera adottata nel 1707
Nel 1670 il re Carlo II accordò per decreto alla Compagnia il diritto di acquisire nuovi territori, di battere moneta, di comandare truppe armate e di esercitare la giustizia sui propri territori. Essa si avviava quindi a divenire una formidabile macchina di potere, in India ma anche in Inghilterra. Stanco del lobbismo politico e al fine di ridurre questa influenza, il Parlamento decise di rompere il monopolio della Compagnia e di permettere nel 1698 la creazione di una compagnia rivale, la "Compagnia Inglese per il Commercio verso le Indie Orientali" (English Company Trading to the East Indies). Ciò nonostante quest'ultima non sarebbe mai riuscita a competere con la "vecchia" Compagnia e alla fine le due si fusero insieme nel 1702.
Nel 1757, la vittoria di Robert Clive nella battaglia di Plassey, per conto della Compagnia, durante la Guerra dei Sette Anni segnò una battuta d'arresto alle pretese francesi in India, assicurando la supremazia britannica sulla penisola indiana e offrendo alla Compagnia il controllo del Bengala, la provincia più popolosa e redditizia. Incoronato dall'aureola delle sue numerose vittorie militari, e dopo un ritorno di cinque anni in Gran Bretagna, Clive fu nominato governatore del Bengala nel 1765.

Potenza e declino [modifica]


L'ultima bandiera fra il 1801 e il 1858
Nel 1773 il Parlamento votò la "Legge di Regolamentazione" (Regulating Act) che impose alla Compagnia una serie di riforme economiche e amministrative. Venne inoltre nominato Warren Hastings alla carica diGovernatore Generale delle Indie britanniche, creata per l'occasione. La Compagnia fu autorizzata a conservare il monopolio del commercio a certe condizioni, soprattutto finanziarie, ciò che avrebbe determinato a poco a poco il suo declino. Nel 1784 il governo, presieduto da William Pitt il Giovane, fece votare una nuova legge (Indian Act) al fine di separare d'ora in poi chiaramente il governo dei territori delle Indie Orientali (che spettava alla Corona) e l'attività commerciale (che spettava alla Compagnia). Quest'ultima dovette dunque d'ora in poi rendere conto alla Corona, ciò che non le impedì di continuare a svilupparsi. Verso la metà del XIX secolo, la dominazione della Compagnia si estese infatti sulla maggior parte dell'India, sulla Birmania, su Singapore eHong Kong, un quinto della popolazione mondiale passò così sotto la sua autorità. La Compagnia inoltre occupò le Filippine e realizzò la conquista di Giava. Registrando un problema di liquidità nei suoi acquisti di  dalla Cina, lo risolse esportandovi oppioindiano: gli sforzi della Cina per mettere fine a questo commercio scatenarono le due Guerre dell'oppio con la Gran Bretagna.
Privata del suo monopolio commerciale nel 1813 e del commercio del tè della Cina vent'anni più tardi, la Compagnia perse infine le sue funzioni amministrative nel 1858 in seguito ai Moti indiani del 1857 (chiamati anche "Rivolta dei Sepoy" o "Guerra d'indipendenza indiana" ). Al principio dell'anno 1860 tutti i possedimenti della Compagnia passarono sotto il controllo della Corona. Il 1º gennaio 1874 la Compagnia delle Indie Orientali fu infine sciolta per decreto regolare.



Commenti

uniroma.tv ha detto…
Al seguente link potete vedere il servizio realizzato da UniromaTV dal titolo "Globalizzazione sì, Globalizzazione no" http://www.uniroma.tv/?id_video=15783

Ufficio Stampa di Uniroma.TV
info@uniroma.tv
http://www.uniroma.tv

Post popolari in questo blog

Meglio di così si muore

L'odio di classe