Come da copione la dissidente cubana più libera del mondo dice che l'intervista è "farlocca"


fonte:
http://www.cloroalclero.com/?p=4095
Yoani Sanchez: Premetto (anche per Violet che è cubana e che è intervenuta in questo blog) che non sono mai stata a Cuba. Conosco la storia delle rivoluzione castrista dai libri di storia, senza particolari approfondimenti (che ho fatto invece per altri argomenti) e ho visto film, documentari e ho letto articoli su come questo piccolo paradiso si sia trasformato in quello che per molti è un “inferno comunista” mentre per altri è un paese dittatoriale, certo, ma con problematiche riconducibili, in ultima analisi, all’embargo con cui l’ “occidente” (capitanato dagli USA) continua a vessare tanta povera gente, nella speranza che la povertà, unica vera “rivoluzionaria” della storia, scardini il sistema castrista.

A Cuba non hanno nulla: non hanno calze di nylon, nè tecnologia, nè oggetti di consumo che costituiscono la vita del nostro continente. Fare la spesa lì è un problema: le merci (anche alimentari) scarseggiano, alcuni alimenti (come il latte) sono razionati e per comprarli fanno la “fila”: odiata dimensione di dispendio temporale che in ogni latitudine di questo pianeta ogni potere impone ai cittadini con una variazione, solo, di frequenza.
Tutto questo per dire che non giudico Yoani Sanchez da quello che dice sulla sua “vita a Cuba”,ma solo da come agisce e si esprime mediaticamente. Da quel che comunica con quel blog “generazione Y” al quale, prima dell’intervista di Lamrani, si poteva concedere il beneficio del dubbio: chiacchiere propagandistiche quelle  che si esprimono su Cuba, chiacchiere propagandistiche quelle che si esprimono contro Cuba. Lei apparteneva a quest’ultima categoria.
Ma l’intervista di Lamrani ha squarciato un mondo: Yoani Sanchez per davvero si è rivelata per quella che è, una poveretta prezzolata profumatamente per divulgare stronzate di sapore propagandistico. Fine. L’unica, ma davvero l’unica cosa che si poteva dire è che l’intervista sia falsa. Se così non è, il quadro che emerge da essa è solo e soltanto quello che ho descritto inquesto post. Fermo restando che mai nessuno nega che quella di Cuba sia una dittatura.
Oggi leggo che Yoani Sanchez si è difesa su generazione Y, dicendo in modo non esattamente chiaro prima che l’intervista è falsa, poi che è frutto di distorsione, poi ancora che è falsa, addirittura che la sua voce sarebbe stata distorta con mezzi informatici. Senza voler discutere i rapporti di Yoani Sanchez con la “sua” Cuba, mi interessa solo fare di ’sta ragazza- che io giudico mediocre e in malafede, ve lo dico subito- una fenomenologia mediatica, cioè di come si esprime e comunica attraverso internet . Cosa che che in ’sta situazione riesce benissimo.
Vediamo dunque come si difende da Lamrani. Intanto dico a Fabio Sallustri che è indubbio che l’intervista esiste, perchè è lei stessa che lo ammette, pur accusando Lamrani di aver deformato proprio l’audio da lui registrato. Ma vediamo che insinuazioni e ambiguità comunica:
Non mi piace passare la vita a difendermi dagli attacchi, forse perché sono abituata a trascorrere molto tempo sotto il fuoco incrociato della critica. Ho imparato che a volte è meglio digerire l’insulto e andare avanti, perché denigrare sporca molto di più chi svolge una simile attività che la vittima. Malgrado ciò, a tutto c’è un limite.
Meglio “lasciarsi insultare in silenzio” dice Yoani, che “sporcarsi”. Ma Lamrani, ci fa capire “è andato così in la” che lei, la “vittima”, deve reagire per forza. E ci credo, aggiungo io. Con il conto in Svizzera che s’ingrassa ad ogni frase che pronuncia, ci credo che Sanchez deve reagire, perchès’è dimostrata così ignorante e sprovveduta con Lamrani, che chissà il cazziatone che le han tirato i  suoi “padroni”. Vediamo:
Non mi piace che mi mettano in bocca frasi che non ho mai detto, come è accaduto in un’intervista pubblicata da Salim Lamrani su Rebelión (http://www.rebelion.org/noticia.php?id=104205)

Certo, vien da dire a Yoani Sanchez, non piace a nessuno…
Leggendo le prime frasi non ho notato molte alterazioni, ma nella seconda parte non riuscivo a riconoscermi. Di sicuro l’introduzione cercava di generare avversione nei lettori verso la mia persona, ma questo fa parte del diritto di ogni intervistatore che è libero di presentare come crede la persona che intervista. 
Ma chi ha letto l’intervista già sa che qui mente: a parte l’albergo lussuoso nel centro di Havana, Lamrani parla bene di Yoani nell’introduzione. Dice di lei:

Alle 15, la blogger è arrivata sorridente, vestita con una gonna lunga e una camicetta azzurra. Portava con sé anche una giacca sportiva per proteggersi dal fresco dell’inverno avanero. La conversazione durò all’incirca due ore intorno a un tavolo del bar dell’hotel e alla presenza del marito, Reinaldo Escobar, che è rimasto lì per un ventina di minuti prima di abbandonare il posto per recarsi ad un altro appuntamento. Yoani Sánchez si è dimostrata molto cordiale e affabile e ha dato prova di una grande tranquillità. Il tono della sua voce era sicuro e non si è mai mostrata a disagio. Abituata ai mezzi di informazione occidentali, domina relativamente bene l’arte della comunicazione.
Quindi non capiamo cosa Yoani abbia da ridire su “come” Lamrani presenta il suo personaggio: la merda se la butta addosso del tutto in solitaria, fa tutto lei. Magari le ha dato fastidio la chiosa della descrizione, che però non dice nulla nè di offensivo nè di sbagliato, a meno che la Sanchez non consideri poco produttivo elencare l’incredibile serie di premi che le hanno attribuito. Poi Yoani ci dice:
La grande sorpresa è stata constatare - mentre procedevo nella lettura del testo - incredibili omissioni, distorsioni e persino frasi inventate che non ho mai detto. Tutto questo sarebbe servito soltanto ad attribuirmi posizioni che non mi appartengono e affermazioni mai pronunciate, se i media cubani non si fossero apprestati rapidamente a dare risonanza a un’intervista artefatta. 
E qui una domanda sorge spontanea: se queste omissioni e distorsioni ci sono, cosa ci sta dicendo Sanchez? Che le dobbiamo ai media cubani? E perchè invece non pensare che a Rebellion l’intervista l’abbia fornita lo stesso Lamrani? Perchè Sanchez resta ambigua su sto punto?
Continua:
Ieri, quando ho visto il presentatore del più noioso programma televisivo ufficiale riferirsi - senza citare il mio nome - a una serie di domande che mi “mettevano a nudo”, ho cominciato a capire tutto. Il motivo di tale contraffazione non è stata la fretta nel trascrivere né il desiderio di un giornalista di comprovare a ogni costo le sue ipotesi distorcendo le parole dell’intervistato. Si sta tramando qualcosa di più grazie a questo testo semi - apocrifo e devo dirlo a voce alta per avvisare tutti nel percorso del mio blog. 
Insomma:  Sanchez vede la TV cubana (noiosa, perchè a lei non la chiamano :-D ). Sente che parlano di lei male senza menzionarla e le viene spontaneo avvisare chi segue “il percorso” sul suo blog. Perchè, visto che sa scrivere non è piu’ precisa? Perchè non ci sintetizza (se non ricorda la lettera delle parole) cosa avrebbe detto di lei la tv cubana e da cosa, esattamente, ha capito che parlava di lei, visto che non la menzionavano? Come avrebbe introdotto, la tv cubana, la sua “messa a nudo” visto che non facevano il suo nome? Qualche spiegazione in piu’ sarebbe stata doverosa. Non essendoci, abbiamo il dovere di dubitare delle sue parole.
Conservo un ricordo molto chiaro di quella sera di circa tre mesi fa - curiosamente il signor Lamrani ha impiegato tutto questo tempo per rendere pubblica la nostra conversazione - e delle parole che abbiamo scambiato. Rammento le sue domande stereotipate e a tratti disinformate sulla nostra realtà che ben poco assomigliavano a queste - così documentate - che ha dovuto modificare per sembrare uno specialista.

Sanchez, che dice che il professor Lamrani non è uno specialista, dice che le faceva domande stereotipate. Qualche esempio sarebbe stato doveroso, visto che ha premesso che le sue parole son state manipolate. Ma non ne fa. Nemmeno uno.
Non sono abituata a rispondere con monosillabi, per questo mi costa fatica riconoscermi in tanta parsimonia. Mentre lo scambio di opinioni che abbiamo avuto nell’hotel Plaza andava avanti, era chiaro che aumentava la sua simpatia nei confronti delle mie posizioni. Alla fine mi sono resa conto che tra di noi era caduta ogni barriera e che aveva compreso che non eravamo avversari, ma soltanto persone che vedevano uno stesso fenomeno da ottiche diverse. 
Qui Sanchez ci dice due cose: 1) che Lamrani in fondo condivideva la sua visione e le voleva bene e che 2) lei non si riconosce per via della parsimonia di parole. Lei parla di piu’ normalmente quindi non puo’ essere che, di fronte ad un professore di relazioni internazionali incalzante e documentato, con carte alla mano, abbia risposto a tratti a monosillabi. Lei non si riconosce. Quindi è manipolata. Capì?
Un suo abbraccio finale sembrò confermarlo. Ma, evidentemente, ha potuto molto di più la fedeltà alla “causa” che la sua etica di giornalista e il professore della Sorbona ha finito - in modo chiaro nella seconda parte dell’intervista - per adulterare la mia voce. Nel suo modernissimo Iphone le mie farsi moderate si devono essere trasformatein un virus informatico capace di corrodere gli stereotipi, un richiamo ad abbandonare lo scontro che persone come lui preferiscono alimentare.

E meno male che mostra di ricordarsene, alla fine, che Lamrani è un prof universitario e non “l’ultimo degli stronzi”: ci resta male, dice Yoani, che l’abbia abbracciata, alla fine, e poi abbia pubblicato la sua colossale figura di merda che la “dissidente di professione” rileggendola (e ricevendo le opportune telefonate, I suppose) non poteva far altro che ritrattare. La chicca poi è che la Sanchez, informatissima sull’ Iphone, articolo un pelo inusuale in Cuba, afferma in modo contorto ma nemmeno tanto, che Lamrani avrebbe contraffatto la sua voce nell’intervista evidentemente da lui registrata, per farle dire cose che non ha mai detto.
Certamente un prof universitario, per la sua causa, rischia reputazione e posto di lavoro per adulterare la voce della Sanchez e farle dire quello che “parsimoniosamente” (perchè lei quando parla è un fiume in piena invece con Lamrani ha parlato a monosillabi) non avrebbe mai detto.
Cioè: io sarò pure complottista, ma questa è una farlocca tra i tanti che per soldi raccontano un sacco di palle e, vi dirò, è pure una gran infame

Commenti

Anonimo ha detto…
Pienamente daccordo con te su Yoani Sanchez.
Su Cuba c'è una campagna mediatica che fa veramente schifo...

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