Il buco

La storia del buco nei conti è una roba non nuova. A memoria ricordo Tremonti, con la sua lavagnetta, che imputava al governo dell'odiato predecessore un pò di conti del bilancio pubblico che non tornavano.
La questione, per rimanere ai nostri eroi, si spostò anche a livello locale con Marrazzo che imputava a Storace una serie di buchi nella sanità dell'ordine di svariati miliardi di euro.

Ci sono poi i buchi che hanno portato al commissariamento di qualche comune come Taranto (comune fallito), quelli della città di Catania coperti da Berlusconi perché il sindaco era quello che lo curava, quelli che nessuno contabilizza dovuti all'uso disinvolto dei derivati da parte delle amministrazioni pubbliche. Ultimi in ordine di apparizione quelli della Grecia, del Piemonte (Cota accusa la Bresso di aver lasciato un buco di 500 milioni di euro), quelli di Uolter lasciati al fascio a Roma e quelli dell'Ungheria.
Che siano veri o frutto di calcoli politici i buchi hanno l'indubbio vantaggio di permettere a chi ha promesso cose mirabolanti, come il taglio delle tasse, di dire " Cazzo, ho trovato il buco quindi ritenetevi fortunati se anziché tagliarle le tasse non ve le alzo" come fanno i fasci in Ungheria oggi, oppure " Minchia, la Grecia ha il buco quindi rimandiamo"come dice il banana da noi.
In questo modo ci raccontano che è necessario tagliare pensioni e lavorare di più, liberalizzare ancora di più i rapporti di lavoro, tagliare lo stato sociale e accontentarsi delle toppe al culo.
Che io ricordi, tra tutti quelli che il buco lo hanno fatto e quelli che lo hanno subito, vige la regola che alla fine a pagare devono essere quei boccaloni che li votano. Nessuno che proponga una bella gogna per questi fabbricatori di buchi.
Che i buchi esistano e che in realtà la situazione sia sfuggita di mano alla grande lo sospetto da un bel pò. Se uno prende, ad esempio, l'ultimo articolo di repubblica affari&finanza, che entrava nel merito del bilancio dello stato, può farsi venire il dubbio che quello che legge in fondo è solo un esercizio contabile su una serie di cifre messe lì un pò alla cazzo.
Prendiamo gli interessi sul debito pubblico.
Nel 2000 lo stock di debito pubblico era di 1290 miliardi e per quelli sono stati pagati 75 miliardi di euro, con una incidenza del 6% in termini percentuali del costo degli interessi pagati.
Nel 2009 siamo saliti a 1800 miliardi di euro di debito pubblico ed una spesa per interessi di 69 miliardi che incidono per circa il 4%. Nel 2008 per 1664 miliardi il  debito ci era costato 81 miliardi (circa il 5%).
La domanda d'obbligo è " sicuri dei numeri?", non è che c'è qualche buchetto nascosto?
Altre questioni interessanti sono quelle legate alla voce Beni e servizi acquistati. Per questa voce siamo passati da una cifra che valeva 58 miliardi di euro nel 2000 ad una che vale, nel 2009, 92 miliardi.
C'è quindi una fetta consistente del mondo imprenditoriale che vive di prebende da parte dello stato, in quella cifra si nascondono probabilmente reti e consorterie varie. Sarebbe interessante capire quanto  quella rete d'imprese  realizza in termini di profitti e come se la passano i loro dipendenti. Quanto quelle aziende investono e come mai, nonostante la crescita dei fatturati, nulla sembra muoversi in termini di contributo alla ricchezza generale. 
C'è una voce misteriosa che è quella delle altre spese che realizza una performance impressionante, si passa da 4 miliardi spesi nel 2000 a 44 spesi nel 2008.
Un capitolo a parte merita quello degli stipendi pubblici, questi sono cresciuti del 40,6% in 9 anni passando da 123 miliardi a 173. Questi numeri di per sè non dicono nulla perché non ci è dato sapere quasi nulla. In particolare  : quanto si spende per insegnanti e quanto per l'esercito (ad esempio); di quanto è aumentato o diminuito il numero dei dipendenti (ultimo censimento ARAN fatto nell'anno 2000), come  quella spesa è segmentata per tipologia di inquadramento (in soldoni quanto si spende per dirigenti e quanto per gli altri) etc. etc.
L'ultima questione è banale. "Sarà mica che tutte le manovre fatte nella logica dei tagli indiscriminati non producono risultati perché 'sta gente in fondo  non è proprio capace?"

Per inciso i dati di Repubblica fino al 2008 arrivano dagli allegati alle relazioni di Bankitalia, quelli del 2009 sono di fonte Istat.


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