Nuovi soggetti e luoghi di politica
Il post che segue l'ho ripreso dal blog di Askatasuna il centro sociale che a Torino in c.so Regina Margherita rappresenta, insieme ad altri, una spina nel fianco per il riformista Chiamparino.
Un modo per evidenziare come sia possibile costruire punti d'aggregazione in cui si fa politica e, nello stesso tempo, si costruiscono reti e relazioni che dimostrano come un altro modo di concepire la solidarietà, la lotta e la definizione di un orizzonte diverso sia possibile.
A chi si lascia cullare dall'illusione che fare politica significhi unicamente trovare un perimetro d'agibilità all'interno delle regole istituzionali queste esperienze raccontano un'idea diversa.
La raccontano e la praticano.
Lo scorso anno ho militato per un pò in rifondazione. La sede che frequentavo è in un quartiere multietnico, tra proletari e soggetti nuovi che rappresentano la complessità del vivere oggi. Non ne ho mai visto uno entrare in quelle stanze. In compenso ho assistito a sognacchiose riunioni in cui si facevano analisi sempre troppo articolate e illuminate per farsi capire da chi stava fuori.
Forse a quei compagni basterebbe aprire quel portone per ritrovare un pò di entusiasmo e nuovi militanti. Però da quell'orecchio non ci sentono. E allora è giusto che spariscano.
Fonte:
http://www.csoaskatasuna.org/
Sabrina ha 35 anni. Ha due figli, splendidi, che frequentano la scuola elementare Fontana.
Sabrina aveva un panificio, vendeva splendide michette e focaccine. Si alzava alle 4,00 per poter fare bene il suo mestiere e garantire ai suoi figli il necessario.
Poi è arrivata la crisi, quella crisi che, secondo Berlusconi, andava curata con l’ottimismo; quella crisi che, secondo il governo, era fasulla e solo nella mente dei pessimisti.
Questa crisi “fasulla” ha impedito a Sabrina di avere un prestito dalle banche, ne altro tipo di sostegno per la sua attività commerciale.
Questa crisi “inesistente” ha costretto Sabrina a chiudere il suo esercizio, unico sostentamento per la sua famiglia e per i suoi bimbi.
Ma Sabrina non si è data per vinta, non si è fermata. Ha cercato un nuovo lavoro, un nuovo modo per sostenersi. Non è stato facile, in un periodo nel quale a Torino ci sono quasi 150mila cassintegrati e tante altre migliaia stanno perdendo il lavoro.
Sabrina lavora part-time, con un contratto a chiamata; lavora tanto per un stipendio che, a stento, riesce a soddisfare le sue necessità.
Sabrina ha fatto richiesta di alloggio popolare. Ma all’ATC gli hanno risposto che non era tanto bisognosa di alloggio, nella Torino dell’accoglienza chiampariniana gli hanno assegnato un’attesa di una decina d’anni.
Ma Sabrina non è sola. Da qualche mese frequenta il centro sociale Askatasuna ed il Comitato di Quartiere, dove i suoi figli possono giocare ed imparare senza dover pagare nulla, dove lei può chiacchierare, conoscere, confrontarsi con tante altre donne, famiglie, cittadini del territorio.
E superare quella pudica vergogna che ti viene indotta dagli sguardi giudicanti di chi vorrebbe trattarti come una scoria, come un perdente, come un poveretto che non ha gli strumenti per farcela in questa vita così competitiva. E farti sentire impotente ed emarginato.
Ma Sabrina non è emarginata per niente. Sorride agli altri, collabora, propone attività, diviene ben presto una delle più attive militanti del Comitato di Quartiere. E, quando ad un’altra mamma del quartiere arriva un’ingiunzione di sfratto, lei è in prima linea nella solidarietà, pronta a lottare per il diritto alla casa.
Sabrina sa quali sono le difficoltà della vita, e sa che la perdita del lavoro, o della casa, non sono colpe individuali di cui vergognarsi, ma il frutto di un sistema ingiusto che arricchisce e tutela chi lo gestisce e mette in ginocchio tutti gli altri.
A Sabrina è giunta un’ingiunzione di sfratto. Si è rivolta subito ai servizi sociali che, questa volta, si sono attivati permettendole di fare la pratica per l’emergenza abitativa.
La sua morosità non è determinata da cattiva volontà, ma dall’impossibilità reale di pagare un affitto troppo esoso.
E’tutto nero su bianco, gli atti sono stati depositati.
Ma lo sfratto non si è fermato.
Martedì 15 giugno arriveranno gli ufficiali giudiziari per sgomberare Sabrina dal suo appartamento.
O almeno ci proveranno. Ma quando arriveranno, al numero 12 di via Sineo, troveranno una bella sorpresa ad attenderli; siamo certi che, quella mattina, genitori della scuola, cittadini del quartiere, i ragazzi del centro sociale Askatasuna, tutto il movimento di Prendo Casa Torino, accoglierà questi signori al grido “La casa è un diritto, Sabrina non si sfratta”.
Non permetteremo mai che una donna con due figli, avente pieno diritto di un alloggio popolare, finisca in mezzo ad una strada per colpa di un sistema lento, farraginoso ed inumano.
Per questo motivo invitiamo tutte/i a partecipare al presidio antifratto dello Sportello Casa,
MARTEDI 15 GIUGNO DALLE ORE 8,00 IN VIA SINEO 12, ZONA VANCHIGLIA
“Nessuno sfratto in Vanchiglia, nessuno sfratto a Torino
La casa non è un privilegio, la casa è un diritto per tutti”
Forza Sabri, siamo tutti con te!
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