Quello che ho da dire sugli anni 70 l'ho scritto qui: Strade e piombo


Così mi sono messo lì, per giorni, ed ho scritto questa cosa. Se volete potete ordinarlo presso una libreria della Feltrinelli oppure su questo sito:
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=521613

Narra di un pezzo della mia vita, degli anni 70, di quelli che ho incontrato e che non ci sono più. Compagni di viaggio per un periodo per me importante, gente che ha scelto strade diverse, che ci ha rimesso la pelle o che ha pagato con la galera la sua radicalità ed il coraggio.
Altri sono andati via in posti inaccessibili.

Vi lascio con la nota che lo accompagna, così tanto per farvi un'idea.


Ho messo giù questo libro dopo aver elaborato per tanto tempo il perché di questa cosa. Scrivere del mio passato è un modo per liberarmi di fantasmi che ancora oggi mi accompagnano ogni giorno.
Ho avuto tre diversi percorsi fino ad ora, nel primo e da giovane ero uno di quelli che voleva cambiare il mondo, è durato molto tempo il percorrere quella strada. Ha lasciato scorie che so che non andranno via per quanto mi sforzi di azzerare i ricordi, cancellare i volti e pensare ad altro.
Ho iniziato a scriverlo qualche anno fa. In verità all'epoca mi ero limitato a mettere giù quello che raccoglievo sul mio diario durante i miei viaggi.
Poi quella cosa che mi mordeva la coscienza ha preso una consistenza che non riuscivo più a tenere. Mi martellava la testa e mi faceva stare male.
Un giorno, mentre ero in macchina, ad una persona e al telefono ho raccontato nel dettaglio qualcosa che avevo tenuto dentro. Mentre lo facevo trattenevo le lacrime, lei non si è accorta di nulla. Era emozionata nello scoprire che fatti di cronaca degli anni 70 ,visti cercando notizie su internet, avevano avuto un protagonista indiretto, coinvolto nello strazio di aver visto seppellire un amico che aveva fatto una scelta radicale.
Questo libro parla di atmosfere, della morte di qualche ragazzo oggi dimenticato dai più e della rabbia che esplodeva in ogni dove.
Non è un libro politico, non dà giudizi. Racconta di gente, la mia gente. Seppellita da qualche parte e dimenticata.
Parla del dolore e di vittime innocenti.
C'è anche una persona che ha provato a giustificare le sue non scelte cercando in angoli sperduti di mondo la stessa rabbia. L'ha trovata, a volte ci si è imbattuto per caso. Era una rabbia più cosciente, più matura, più popolare e per certi versi più coraggiosa.
In quei viaggi c'era la ricerca di quella parte di me che voleva misurarsi con eventi che avevamo pensato di realizzare anche noi.
Ho scritto alcune delle cose che mi sono rimaste nella memoria, altre non ci sono.
Non c'è ad esempio un episodio che mi toccò profondamente come l'uccisione di Tonino Micciché alla Falchera durante un'occupazione di case.
Non c'è Carmine Gatta finito ammazzato pure lui, non c'è Angelo con i suoi occhi azzurri, la sua angoscia, la galera e la fine da tossicodipendente.
Non ci sono quelli finiti con una vita normale e banale, soffocata da una cravatta appesa al collo tutte le mattine, non c'è quel pezzo della mia vita, quella del dopo, di cui mi vergogno.
E non ci sono gli amori.
Ecco, vi narrerà di questo il libro. Spero possiate entrare in quelle atmosfere. So che è difficile, direi impossibile. Siamo lontani, sono cambiato e molti di voi distanti anni luce da quelli come me.
Però è un pezzo di memoria, di quella massa indistinta di persone che ogni tanto ricordo.
Lo volevo scrivere per loro, alla fine l'ho scritto per provare a stare meglio io.




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