Quei fenomeni dei riformisti, il caso Ichino

Qualche giorno fa mio cugino, durante una passeggiata, mi disse " Le scelte nella vita politica sono tre e sono semplici; o stai con i conservatori cioè la destra e tutto quello che fai è nell'ottica di perpetuare le differenze perché pensi che siano il motore della società, o con i riformisti e quindi cerchi di riformare e migliorare il sistema per gradi nell'ottica di un miglioramento dello status delle classi sociali che accorci la distanza tra le stesse, oppure stai fuori e cerchi di lavorare per la rivoluzione perché i processi veri di cambiamento nella società arrivano attraverso delle rotture traumatiche"

Questa mattina ho letto l'intervista ad Ichino il quale, a proposito della vicenda Fiat, dice " Quelli che dicono che non bisogna cambiare nulla nelle relazioni sono dei conservatori"
Ho provato ad abbinare i due ragionamenti ed a collocare questo signore (che predica bene ma razzola male) ed ho constatato come tutto ciò che ha un significato nella vita dipende dal momento e dalla sua collocazione storica, così mi ritrovo a destra e conservatore e lui a sinistra insieme ai padroni.

E così questo capolavoro dialettico alla fine colloca quelli come me proprio nel campo di quelli che ho combattuto per una vita.Per Ichino la conservazione è quella roba che resiste allo smantellamento di una serie di diritti, che resiste all'algebra delle relazioni sociali sintetizzata dal segno meno per chi meno ce l'ha già nella vita tutti i giorni. Anche per lui il solco delle differenze è la linfa vitale che muove il tutto (questo non lo dice ma non mancherà molto alla scoperta di questa verità).
Un fenomeno questo professore dall'aria serafica vagamente somigliante ad Himler. Questa gente a me fa paura ed istintivamente, da conservatore, mi fa portare la mano alla fondina. Chi sa come mai!

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