Del blocco stadale dell'universita' e di altro
Arrivo al seminario con largo anticipo. Il viaggio nel collettivo e' stato scomodo, ho viaggiato in piedi e questo per me sinifica piegare in due i miei 190 com.
Si arriva nel barrio intorno alle 17. Un posto come tanti ai margini di una citta' che cresce. Strade polverose e cani randagi scheletrici in giro. bambni che escono da case che nessuno di noi mai chiamerebbe cosi', mamme sorridenti e con gli occhi neri ed i capelli lisci e lunghi.
In questa landa d'improvviso una serie di case colorate ed in legno mi accolgono, alberi e prati a circondare il tutto. La montagna a due passi. Sembra quas incredibile vedere una cosa cosi' in un posto cosi'.
Una serie di laboratori si alternano lungo i viali, officine per meccanici, falegnamerie, un conservatorio, l'orto botanico, sale di lettura e tutto cio' che puo servire per imparare e discutere.
Murales con Marcos ornano alcuni edifici, e' costante il riferimento all'america latina ed a Che Guevara.
Mi dicono che le comunita' mandano li' i loro ragazzi a studiare, l'accordo e' che alla fine del ciclo di studi ritornino per fare quello che hanno imperato.
Nel cartello che e' davanti all'edificio che ospita il seminario c'e' scritto "gruppo de-colonizzato dell'america latina"
Mi fermo a prendere un caffe' all'ingresso e chiedo quanto devo dare.
" quello che puoi" e' la risposta.
La pratica di confronto prevede che i documenti sui quali si apre la discussione siano forniti una settimana prima, questo per dare modo ai partecipanti di fornire il loro contributo
Una delle regole non scritte, ma presenti, e' quella che non si interviene per contestare quello che un altro ha detto ma solo per fornire la propria chiave di lettura sulle questioni all'ordine del giorno.
Diro' poi di cosa abbiamo parlato perche' le questioni toccate meritano un post a parte, voglio solo ricordare quello che ho ascoltato da uno di loro " quello che dobbiamo capire e' che per quanto, per noi, siano sbagliate le idee degli altri bisogna avere la pazienza e la forza di ascoltarle". Qesto in riferimento alle pratiche assembleari delle comunita' in cui vengono discusse tutte le problematiche che riguardano le persone che vi abitano.
Alla fine mi prendono da parte e mi dicono che alle 7,30 del giorno dopo si parte per andare a bloccare una strada di collegamento tra S. Cristobal e Palenque.
"Annamo ad occupa' la panamericana compa'" mi dice con un radioso sorriso Fab.
"Portateve qualcosa per coprirvi il volto, se ci stanno i paramilitari quelli ce fotografano"
"senti, ma che cazzo facciamo se interviene la polizia?"
"Nun te preoccupa', al massimo torni gratis in Italia"
"Sti cazzi!!!" penso.
"No, ma che facciamo se arrivano?"
"Mbe', intanto lo capiamo perche' prima arriva l'elcottero. Ce spostamo verso 'na casetta e `poi ce mettemo a core verso a montagna de fronte"
"Mi piglia per il culo, penso, correre in salita a piu' di 2000 metri. Ma quando mai!"
Fab mi guarda con il sorriso sornione di quelli che pensano " 'Sta generazione de vecchi!" ed io penso a casa.
Ma questo e quello che seguira' ve lo raccontero' poi.
Adesso penso a Fab ed agli altri compagni,e penso a mio figlio ed ai suoi 16 anni.
Lo affiderei a loro, senza acun dubbio.
Hasta luego.
Si arriva nel barrio intorno alle 17. Un posto come tanti ai margini di una citta' che cresce. Strade polverose e cani randagi scheletrici in giro. bambni che escono da case che nessuno di noi mai chiamerebbe cosi', mamme sorridenti e con gli occhi neri ed i capelli lisci e lunghi.
In questa landa d'improvviso una serie di case colorate ed in legno mi accolgono, alberi e prati a circondare il tutto. La montagna a due passi. Sembra quas incredibile vedere una cosa cosi' in un posto cosi'.
Una serie di laboratori si alternano lungo i viali, officine per meccanici, falegnamerie, un conservatorio, l'orto botanico, sale di lettura e tutto cio' che puo servire per imparare e discutere.
Murales con Marcos ornano alcuni edifici, e' costante il riferimento all'america latina ed a Che Guevara.
Mi dicono che le comunita' mandano li' i loro ragazzi a studiare, l'accordo e' che alla fine del ciclo di studi ritornino per fare quello che hanno imperato.
Nel cartello che e' davanti all'edificio che ospita il seminario c'e' scritto "gruppo de-colonizzato dell'america latina"
Mi fermo a prendere un caffe' all'ingresso e chiedo quanto devo dare.
" quello che puoi" e' la risposta.
La pratica di confronto prevede che i documenti sui quali si apre la discussione siano forniti una settimana prima, questo per dare modo ai partecipanti di fornire il loro contributo
Una delle regole non scritte, ma presenti, e' quella che non si interviene per contestare quello che un altro ha detto ma solo per fornire la propria chiave di lettura sulle questioni all'ordine del giorno.
Diro' poi di cosa abbiamo parlato perche' le questioni toccate meritano un post a parte, voglio solo ricordare quello che ho ascoltato da uno di loro " quello che dobbiamo capire e' che per quanto, per noi, siano sbagliate le idee degli altri bisogna avere la pazienza e la forza di ascoltarle". Qesto in riferimento alle pratiche assembleari delle comunita' in cui vengono discusse tutte le problematiche che riguardano le persone che vi abitano.
Alla fine mi prendono da parte e mi dicono che alle 7,30 del giorno dopo si parte per andare a bloccare una strada di collegamento tra S. Cristobal e Palenque.
"Annamo ad occupa' la panamericana compa'" mi dice con un radioso sorriso Fab.
"Portateve qualcosa per coprirvi il volto, se ci stanno i paramilitari quelli ce fotografano"
"senti, ma che cazzo facciamo se interviene la polizia?"
"Nun te preoccupa', al massimo torni gratis in Italia"
"Sti cazzi!!!" penso.
"No, ma che facciamo se arrivano?"
"Mbe', intanto lo capiamo perche' prima arriva l'elcottero. Ce spostamo verso 'na casetta e `poi ce mettemo a core verso a montagna de fronte"
"Mi piglia per il culo, penso, correre in salita a piu' di 2000 metri. Ma quando mai!"
Fab mi guarda con il sorriso sornione di quelli che pensano " 'Sta generazione de vecchi!" ed io penso a casa.
Ma questo e quello che seguira' ve lo raccontero' poi.
Adesso penso a Fab ed agli altri compagni,e penso a mio figlio ed ai suoi 16 anni.
Lo affiderei a loro, senza acun dubbio.
Hasta luego.
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