Lo strano concetto di democrazia qui in Mexico, e cio' che accade in giro per il mondo
Partiamo da alcune cose, messe anche in modo disordinato, che secondo me hanno un lungo filo rosso che le lega.
Il 22 di gennaio in Salvador si e' commemorato il 79o anniversario della sollevazione campoesina ed indigena che, duramente repressa, costo' 32.000 morti in pochi giorni.
Nella sola citta' di Izalco l'esercito' massacro piu' di 10.000 persone.
Il detonatore di quella insurrezione: la miseria e l'aggravamento della crisi economica. A seguito di quella repressione le comunita' indigene non solo dovettero cambiare nome ma chi veniva identificato come tale rischiava la morte.
Le terre furono concentrate nelle mani di pochi fazenderos, cosi' il Salvador divenne uno di quei paesi filoamericani in cui l'un percento della popolazione ne controllava il 90% della ricchezza.
Ci sono voluti decenni di lavoro politico ed una guerriglia durata anni per porre fine a questa vicenda.
Nel 1994 si concluse in Guatemala una guerra durata decenni, costata 300.000 morti ed un milione di profughi.
Una delle zone dove maggiormente si combatte' e' stata quella della comunita' di San Juan Cotzal.
Oggi quelle terre sono state concesse all'enel dal governo disattedendo, in questo modo, uno dei punti degli accordi di pace. la disponibilita' delle risorse e dei territori rimanevano parte delle comunita' che le abitavano.
In questo momento la societa' italiana non mostra alcun tipo d'interesse a negoziare alcunche' con gli abitanti di quella zona. Fino ad ora le manifestazioni sono pacifiche, in un territorio che mostra ancora le ferite della guerra, e con un popolo che si e' battuto con coraggio per anni e che ha memoria storica per altre forme di opposizione.
Qui nel Chiapas il conflitto tra governo e comunita' indigene ruota intorno alle stesse questioni, la disponibilita' delle risorse ed il loro utilizzo con, in questo, si' lo scontro tra due modi diversi d'intendere la "civilta'.
da una parte lo sfruttamento intensivo dei territori con l'allontanamento di chi vi abita, dall'altro la difesa di stili di vita e tradizioni che mal si conciliano con gli interessi delle multinazionali.
Veniamo ora a quello che si legge sui giornali italiani per cio' che succede in Nordafrica.
La voglia di democrazia, una societa' piu' libera etc.etc.
Ho molti dubbi che si tratti "solo" di questo. Quelli che si sono mossi sono disoccupati, sottoproletari, contadini e societa' "civile che evidentemente fino ad ora non hanno goduto di quella ripartizione di ricchezza che comunque in quella parte di mondo e' appannaggio di pochi eletti.
Non c'e' un esercito di produttori e di operai con condizioni stabili d'impiego perche' questi non esistono. Esiste gente che si arrangia tutti i giorni e che vede scorrere davanti agli occhi cosa significa potere avere e cosa no. I simboli della ricchezza materiale in questo sono evidenti.
Per tornare qui, lo stipendio base e di legge e' di 50 pesos al giorno. Un euro ne vale 16. Fatevi un po' di conti. Contemporaneamente cartelloni pubblicitari mostrano come, con 1200 pesos al mese, si puo' disporre di un cellulare tutto compreso. davanti a quei cartelli sfilano masse di diseredati.
Cio' che in parte ha salvato il Mexico da una rivolta pari a quella egiziana sono, a mio modo di vedere, due elementi
1- le rimesse degli emigrati che costituiscono una parte importante della ricchezza di questo paese
2- la scelta per una lotta politica" fatta dalle organizzazioni di sinistra messicane
Fino a quando durera'? Perche' questa e' la domanda. Fino a quando pensate che possa durare? State pianificando una societa' in cui la ricchezza si concentrera' sempre di piu'. Questo anche nella ricca Europa. Pensate che questo sia il modello vincente? Auguri, perche' quando il vento si soleva lo fa d'improvviso e spazza via un sacco di merda.
Il 22 di gennaio in Salvador si e' commemorato il 79o anniversario della sollevazione campoesina ed indigena che, duramente repressa, costo' 32.000 morti in pochi giorni.
Nella sola citta' di Izalco l'esercito' massacro piu' di 10.000 persone.
Il detonatore di quella insurrezione: la miseria e l'aggravamento della crisi economica. A seguito di quella repressione le comunita' indigene non solo dovettero cambiare nome ma chi veniva identificato come tale rischiava la morte.
Le terre furono concentrate nelle mani di pochi fazenderos, cosi' il Salvador divenne uno di quei paesi filoamericani in cui l'un percento della popolazione ne controllava il 90% della ricchezza.
Ci sono voluti decenni di lavoro politico ed una guerriglia durata anni per porre fine a questa vicenda.
Nel 1994 si concluse in Guatemala una guerra durata decenni, costata 300.000 morti ed un milione di profughi.
Una delle zone dove maggiormente si combatte' e' stata quella della comunita' di San Juan Cotzal.
Oggi quelle terre sono state concesse all'enel dal governo disattedendo, in questo modo, uno dei punti degli accordi di pace. la disponibilita' delle risorse e dei territori rimanevano parte delle comunita' che le abitavano.
In questo momento la societa' italiana non mostra alcun tipo d'interesse a negoziare alcunche' con gli abitanti di quella zona. Fino ad ora le manifestazioni sono pacifiche, in un territorio che mostra ancora le ferite della guerra, e con un popolo che si e' battuto con coraggio per anni e che ha memoria storica per altre forme di opposizione.
Qui nel Chiapas il conflitto tra governo e comunita' indigene ruota intorno alle stesse questioni, la disponibilita' delle risorse ed il loro utilizzo con, in questo, si' lo scontro tra due modi diversi d'intendere la "civilta'.
da una parte lo sfruttamento intensivo dei territori con l'allontanamento di chi vi abita, dall'altro la difesa di stili di vita e tradizioni che mal si conciliano con gli interessi delle multinazionali.
Veniamo ora a quello che si legge sui giornali italiani per cio' che succede in Nordafrica.
La voglia di democrazia, una societa' piu' libera etc.etc.
Ho molti dubbi che si tratti "solo" di questo. Quelli che si sono mossi sono disoccupati, sottoproletari, contadini e societa' "civile che evidentemente fino ad ora non hanno goduto di quella ripartizione di ricchezza che comunque in quella parte di mondo e' appannaggio di pochi eletti.
Non c'e' un esercito di produttori e di operai con condizioni stabili d'impiego perche' questi non esistono. Esiste gente che si arrangia tutti i giorni e che vede scorrere davanti agli occhi cosa significa potere avere e cosa no. I simboli della ricchezza materiale in questo sono evidenti.
Per tornare qui, lo stipendio base e di legge e' di 50 pesos al giorno. Un euro ne vale 16. Fatevi un po' di conti. Contemporaneamente cartelloni pubblicitari mostrano come, con 1200 pesos al mese, si puo' disporre di un cellulare tutto compreso. davanti a quei cartelli sfilano masse di diseredati.
Cio' che in parte ha salvato il Mexico da una rivolta pari a quella egiziana sono, a mio modo di vedere, due elementi
1- le rimesse degli emigrati che costituiscono una parte importante della ricchezza di questo paese
2- la scelta per una lotta politica" fatta dalle organizzazioni di sinistra messicane
Fino a quando durera'? Perche' questa e' la domanda. Fino a quando pensate che possa durare? State pianificando una societa' in cui la ricchezza si concentrera' sempre di piu'. Questo anche nella ricca Europa. Pensate che questo sia il modello vincente? Auguri, perche' quando il vento si soleva lo fa d'improvviso e spazza via un sacco di merda.
Commenti
Condivido parola per parola ciò che dici. Se spontaneamente non avverrà un'equa o perlomeno accettabile divisione della ricchezza e del reddito lo scenario sarà inevitabile.
È evidente che il disgusto borghese per le azioni di Gheddafi è puramente strumentale. Gheddafi non ha quello che farebbe qualunque privilegiato: difendere il suo privilegio con inaudita ferocia. Altrettanto, con altrettanta ferocia, una massa di diseredati arriva a voler rovesciare i rapporti di forza. Io, non ho paura ad ammetterlo, non odio Gheddafi per quel che fa - anche se nella mia classifica "morale" dei dittatori egli ha il torto grave di aver ammazzato o fatto ammazzare il proprio popolo per i suoi interessi e non per gli interessi sia pure indiretti sia pure minimi della comunità nazionale, il che lo mette molto in basso nel mio personale metro di valutazione, ma lo odio in quanto nemico storico della nostra nazione, accettato e omaggiato da una cricca di traditori che dovrebbe fare ben altro. Anche la mia è una presa di posizione politica e non certo umanitaria.
Mettendomi nei panni del popolo libico direi che farebbero bene a fare qualunque cosa gli slti in mente, incluso tagliarci il gas e prenderselo. Qualunque popolo e qualunque nazione dovrebbe farlo.
Il vantaggio di dare come dici tu un indirizzo politico all'odio e alla frustrazione è indubbio anche se nella sostanza non cambia la nuda realtà dei fatti: la vita e la politica sono un'eterna gara alla sopravvivenza del più forte in ragione di risorse comunque limitate.
Meglio sarebbe dividercele cone meno sperequazione se non per amore del debole almeno per non essere un padrone idiota che porta all'esasperazione e alla rivolta i servi, segandosi il ramo sotto al culo. un po' quel che fece Bismarck da bravo Junker con le prime leggi sociali sul lavoro in Germania, anche lui aveva capito che se tiri troppo la corda rischi di perdere tutto. E non era uno che si sarebbe tolto il caviale di bocca per i poveri. Per me resta un vero statista col cervello e appunto non un filantropo da 4 soldi.
Cordialmente.
1- perche' Gheddafi e' un nemico storico? Mica lo sono gli svedesi ad esempio. Forse perche' ci ha trattati a pesci in faccia come colonialisti? Mah, penso che tutti i torti su 'sta roba non li aveva
2- Dici risorse limitate. Puo' darsi, la questione e che le masse di individui sono strumetalizzati da classi ben definite d'individui.
Si tratta di sapere da che pparte stare ed avere chiara in testa questa questione. Non e' solo una banale questione ra forti e deboli, anche perche'- storicamente- i "barbari" di solito rovesciano imperi che sembrano tanto forti