Lotte di contadini in Chiapas, la storia dei fratelli Mendez Nunez
Mi dirigo verso la piazza principale di Tuxla, una citta' a circa un'ora e mezza da S.Cristobal. La giornata e' tersa, neanche una nuvola ed il sole e' caldissimo.
Davanti al palazzo del governo scorgo un gruppo di persone, alcuni cartelli attaccati alle apretri mi parlano di prigionieri politici.Mi danno i loro volantini e si avvicinano in gruppo. Le donne, in disparte, continuano ad alimentare il fuoco di un fornello.
Iniziano a chiedere da dove arrivo e mi pregano di fare qualcosa per loro, di raccontare la loro storia e perche' solno li'.
Scatto qualche foto e prometto di tornare l'indomani al mattino. Quando ci si saluta da queste parti si usa un'espressione che trovo bellissima "che ti vada bene, amico mio"
Il 14 dicembre del 2008 un uomo viene trovato ucciso nella selva con un colpo di machete, era un paramilitare e la scoperta di questo delitto innesca una serie di reazioni.
Nella zona, da tempo, questa organizzazione che di fatto agisce su commissione e che si fa chiamare "i soldati di Dio" e' in conflitto con la comunita' di persone che appoggia la lotta e la politica zapatista.
Siamo dalle parti di Ocosingo dove nel 1994 si combatte' duramente tra esercito e forze della guerriglia zapatista.
Di questo omicidio vengono accusati due fratelli, si chiamano Armando e Amilcar.
La loro detenzione viene dopo che, sotto tortura e senza alcuna garanzia di tipo giuridico, firmano una crta in cui si dicono responsabili di quel delitto.
Siamo al 16 di dicembre e da quel giorno sono in galera senza che si sia giunti a sentenza definitiva.
Quello che Cesar mi racconta avrebbe bisogno di altro rispetto a come posso pensare di rendere l'idea delle immagini che mi scorrono in testa mentre lui parla.
"100 uomini un giorno sono arrivati armati nel nostro villaggio, hanno sfondato porte, distrutto tutto quello che c'era, picchiato e torurato gli uomini, fatto assistere i bambini a queste violenze e poi hanno preso mia cognata ed un'altra compagna e le hanno violentate.
Sette famiglie sono state sbattute fuori dalle loro abitazioni, abbiamo raccolto le nostre cose e da allora, sei marzo del 2009, viviamo come profughi e senza niente.
Mia cognata Eva mendez Nunez ha dovuto pagare 25.000 pesos di riscatto per la sua famiglia.
I compagni che stanno in galera sono innocenti, li hanno torturati affogandoli nell'acqua, con la corrente elettrica e prendendoli a botte per ore. hanno confessato un delitto che non hanno commesso.
Il PM dice che ci siamo inventati tutto compreso le violenze dei paramilitari, e che quei fatti con il processo non c'entrano nulla.
E tutto questo perche'? perche' difendiamo l'acqua, la terra, la nostra comunita' e cio' che e' nostro da sempre.
Ecco vai, racconta quello che ci accde perche' accade a molti di noi in Chiapas. aiutateci"
Sto con loro per un po', non so cosa dire e mi sento il cuore gonfio. Mi scorrono davanti uno dopo l'altro mentre mi salutano. gente minuta, sguardi dolci, rughe e mani callose. Corpi segnati dalla fatica, dal sole e dallo scorrere di una vita che non porta niente di buono.
faccio fatica ad andare via.
loro, mentre sto scrivendo, sono ancora la'. In attesa che qualcuno li ascolti e li aiuti. Ed io posso fare solo questo. E piango.
Davanti al palazzo del governo scorgo un gruppo di persone, alcuni cartelli attaccati alle apretri mi parlano di prigionieri politici.Mi danno i loro volantini e si avvicinano in gruppo. Le donne, in disparte, continuano ad alimentare il fuoco di un fornello.
Iniziano a chiedere da dove arrivo e mi pregano di fare qualcosa per loro, di raccontare la loro storia e perche' solno li'.
Scatto qualche foto e prometto di tornare l'indomani al mattino. Quando ci si saluta da queste parti si usa un'espressione che trovo bellissima "che ti vada bene, amico mio"
Il 14 dicembre del 2008 un uomo viene trovato ucciso nella selva con un colpo di machete, era un paramilitare e la scoperta di questo delitto innesca una serie di reazioni.
Nella zona, da tempo, questa organizzazione che di fatto agisce su commissione e che si fa chiamare "i soldati di Dio" e' in conflitto con la comunita' di persone che appoggia la lotta e la politica zapatista.
Siamo dalle parti di Ocosingo dove nel 1994 si combatte' duramente tra esercito e forze della guerriglia zapatista.
Di questo omicidio vengono accusati due fratelli, si chiamano Armando e Amilcar.
La loro detenzione viene dopo che, sotto tortura e senza alcuna garanzia di tipo giuridico, firmano una crta in cui si dicono responsabili di quel delitto.
Siamo al 16 di dicembre e da quel giorno sono in galera senza che si sia giunti a sentenza definitiva.
Quello che Cesar mi racconta avrebbe bisogno di altro rispetto a come posso pensare di rendere l'idea delle immagini che mi scorrono in testa mentre lui parla.
"100 uomini un giorno sono arrivati armati nel nostro villaggio, hanno sfondato porte, distrutto tutto quello che c'era, picchiato e torurato gli uomini, fatto assistere i bambini a queste violenze e poi hanno preso mia cognata ed un'altra compagna e le hanno violentate.
Sette famiglie sono state sbattute fuori dalle loro abitazioni, abbiamo raccolto le nostre cose e da allora, sei marzo del 2009, viviamo come profughi e senza niente.
Mia cognata Eva mendez Nunez ha dovuto pagare 25.000 pesos di riscatto per la sua famiglia.
I compagni che stanno in galera sono innocenti, li hanno torturati affogandoli nell'acqua, con la corrente elettrica e prendendoli a botte per ore. hanno confessato un delitto che non hanno commesso.
Il PM dice che ci siamo inventati tutto compreso le violenze dei paramilitari, e che quei fatti con il processo non c'entrano nulla.
E tutto questo perche'? perche' difendiamo l'acqua, la terra, la nostra comunita' e cio' che e' nostro da sempre.
Ecco vai, racconta quello che ci accde perche' accade a molti di noi in Chiapas. aiutateci"
Sto con loro per un po', non so cosa dire e mi sento il cuore gonfio. Mi scorrono davanti uno dopo l'altro mentre mi salutano. gente minuta, sguardi dolci, rughe e mani callose. Corpi segnati dalla fatica, dal sole e dallo scorrere di una vita che non porta niente di buono.
faccio fatica ad andare via.
loro, mentre sto scrivendo, sono ancora la'. In attesa che qualcuno li ascolti e li aiuti. Ed io posso fare solo questo. E piango.
Commenti
Diffonderle è il minimo che un uomo, dotato di coscienza, possa fare...
non occorre andare così lontano per scoprire quanto valga poco, anzi che dico... niente, la vita dei poveracci. qui sta scoppiando la Libia e il nostro governo ancora para il culo a Gheddafi. sai c'è di mezzo il gasdotto che i rivoltosi libici ovviamente minacciano di chiudere. spero che ci riescano.
maiti ricorderò abbastanza un principio valido per tutti: rivoltosi e repressori.
la forza fa diritto.
se è più forte chi opprime egli vincerà, viceversa se i diseredati riusciranno a vincere lo scontro, saranno loro a dettare legge.
la giustizia non esiste, esiste solo la volontà di chi ha in mano il fucile dalla parte giusta.
un abbraccio. per quel che serve.
ci scommetterei.
altra domanda: allora se nel cuore del Chapas avvengono ancora queste cose si può dire che gli zapatisti stanno perdendo il confronto militare?
comunque i poveracci vincono, e' questione di tempo.
No, non si puo' dire anche perche' rispetto al 94 e' aumentato il controllo che loro hanno su pezzi di territorio. E' lo stato messicano che e' in difficolta' perche' di fronte ad una lotta che si e' trasfromata in lotta politica e mantiene il rpofilo militare basso questi oltre che usare i paramilitari non sanno che fare.
p.s.
tra l'altro, andro' ad Oaxaca una citta' che nel 2006 rimase isolata dal resto del mondo x quasi sei mesi. Ti raccontero' xche'.