Zappare la terra in comunita'

Mi sono recato nell'associazione della difesa dei diritti degli indigeni di OAXACA per dare una mano a rizollare un terreno.
Zappare la terra e' un'attivita' dura, se non lo hai mai fatto poi ti fa vedere come il tempo passato a fare sport o ad allenarti non serve ad un cazzo. Nella serra ci siamo alternati per un po'; nonostante l'inizio dei lavori sia stato di buon mattino, e con il freddo, dopo dieci minuti mi sono ritrovato con la maglietta a maniche corte e con i primi goccioloni di sudore.
Il progetto che mi e' stato illustrato rientra in una serie di interventi che vengono fatti dall'associazione sulle comunita' che abitano in prossimita' della citta'.
L'obiettivo e' quello di ricreare le condizioni affinche' queste persone non abbandonino le loro terre, riscoprano tecniche di coltivazione antiche, ripercorrano con la memoria la storia della propria gente e fortifichino i legami tra di loro all'interno della comunita' stessa.

Con l'entrata in vigore del NAFTA e la riscrittura dell'articolo 26 della costituzione mexicana il processo di liberalizzazione economico legato allo sfruttamento delle terre e' diventato irreversibile. Contro questo e' in atto una resistenza sempre piu' combattiva. Il percorso intrapreso e' quello di riportare le comunita' ad un equilibrio di vita che permetta di ritrovare,  con la coltivazione dei campi, gli elementi che consentano loro di soddisfare le necessita' di alimentazione basica.

In questo momento gli nteressi dei latifondi e delle multinazionali sono quelle di espropriare dai terreni i contadini che li coltivano da secoli. Questo per andare su coltivazioni che siano piu' in linea con quelli che sono gli interessi di costoro. Interessi che rispondono unicamente a logiche di mercato.
L'impatto sulla societa' indigena e' devastante, con le poche migliaia di pesos raccolti dalla cessione queste famiglie si spostano dalle comunita' alle periferie delle citta'. Costruiscono una casa con materiale scadente ed ingrandiscono gli slums che si moltiplicano.
L'impatto con la citta' fa il resto, condizioni di vita completamente diverse e risorse economiche insufficienti contribuiscono a far crescere quella massa d'indigenti che si affollano alla sera nelle varie piazze o in cerca di un'elemosina o, nel migliore di casi, nella vendita di artigianato.

I processi di vita comunitaria sono cose molto interessanti da studiare, le loro modalita' di partecipazione democratica alle decisioni non hanno eguali e fanno a cazzotti con il principio di rappresentativita' tramite elezione che governa il resto della societa' mexicana.
Provate ad immaginare una societa' nella quale per poter ambire ad essere eletto dai vostri concittadini dovete aver impegnato il vostro tempo nelle principali attivita' che riguardano la gestione della vita comunitaria, dovete aver fatto "l'amministrativo", "il vigile" e "l'insegnante". Solo alla condizione che abbiate svolto nel tempo ognuna di queste mansioni ( che sono a rotazione tra i mebri) potete presentarvi, fare il vostro discorso e le vostre "promesse" elettorali in assemblea plenaria (donne, uomini e bambini tutti) e poi essere votato da ogni singolo soggetto che esprime il proprio parere segnando la sua preferenza su una lavagna sotto il nome dei candidati.
Ecco, la lotta di resistenza e' qui. Sviluppare concetti di autonomia che permettano di riappropriarsi delle risorse con cui vivere, rinsaldare i fili tra le persone e permettere loro di vivere una vita "degna".
E' un percorso lungo e faticoso e mi riporta alla mente Davide contro Golia. Tutto questo costa fatica e per difendere principi elementari qui nel "democratico" Mexico periferia dell'impero yankee si muore con un colpo di pistola in testa.

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