Correre, la riunione
Arrivarono infine.Il pueblo era un agglomerato di poche case. Basse abitazioni di mattoni con tetti in lamiera. . Niente elettricità, niente acqua, niente bagni. Minuscoli appezzamenti di terra spuntavano tra una baracca e l’altra. Vi crescevano, in mezzo al mais, fragili piantine di fagioli rampicanti e grosse zucche arancioni. Un cane scheletrico l’annusò scodinzolando pigramente. Lo guardò con disgusto. Quel cane rognoso era pieno di zecche e piaghe. Alcune galline razzolavano là intorno, un maialino grufolava dentro ad un recinto di pietra. Frotte di bambini scalzi le corsero incontro. Ninos allegri e festosi. Pelle bruna, quasi olivastra, statura piccola, capelli neri. Un po’ in disparte alcune ragazzine un po’ più grandi. Sulla schiena, avvolti dentro un telo di stoffa annodato sul petto, neonati con la pelle scurita dal sole. Già madri, senza esserlo davvero.
La scrutavano con curiosità distogliendo gli occhi non appena lei le guardava. Alcune ridacchiavano, la bocca nascosta da mani minute. Due giovani donne, appena adolescenti, nascondevano le pance gravide dietro a pesanti scialli colorati. –Avranno all’incirca dodici o tredici anni – calcolò mentalmente. Sapeva che, in alcuni villaggi isolati, le ragazze erano già sposate a quell’età. Una vecchia dall’età indefinita li osservava sospettosa, seduta davanti alla sua baracca. Era intenta a spargere dell’incenso davanti ad una croce verde, addobbata con delle foglie. Muoveva le labbra come se recitasse una preghiera.
La scrutavano con curiosità distogliendo gli occhi non appena lei le guardava. Alcune ridacchiavano, la bocca nascosta da mani minute. Due giovani donne, appena adolescenti, nascondevano le pance gravide dietro a pesanti scialli colorati. –Avranno all’incirca dodici o tredici anni – calcolò mentalmente. Sapeva che, in alcuni villaggi isolati, le ragazze erano già sposate a quell’età. Una vecchia dall’età indefinita li osservava sospettosa, seduta davanti alla sua baracca. Era intenta a spargere dell’incenso davanti ad una croce verde, addobbata con delle foglie. Muoveva le labbra come se recitasse una preghiera.
Un gruppo di uomini accolse il suo compagno di viaggio. Lo vide allegro per la prima volta. Rideva rumorosamente dando delle pacche sulla schiena a quelli che, probabilmente, erano suoi amici. Si allontanò con loro, lasciandola là da sola. Si sentì a disagio, fuori luogo. Non doveva essere uno bello spettacolo dopo i due giorni di marcia nella giungla. Era sporca e in disordine. La vecchia signora la guardò. La sua faccia rugosa si aprì in un sorriso senza denti che le giunse al cuore. La donna le fece un cenno con la mano. Si avvicinò e con quelle poche parole in spagnolo che conosceva la salutò: - Hola mamà.
L’acqua era meno gelida di quanto lo fosse quella in cui si era bagnata la mattina. Ma era pur sempre fredda. Rabbrividì nella tinozza cercando di raschiare lo strato di sporco che le incrostava il viso e le mani. Guardò lo scempio che i mosquitos avevano fatto della sua pelle. Enormi bubboni rossi che le procuravano un prurito insopportabile. Si grattò cercando di alleviare il fastidio. Il panetto di sapone che la vecchia le aveva dato per lavarsi le si sgretolò in mano, diventando una poltiglia gelatinosa. Aveva un odore forte e penetrante. La donna la incoraggiò a servirsene. Parlava lentamente con lunghe pause tra una frase e l’altra. Forse per farle assimilare quanto le diceva. Pensò con rimpianto alla saponetta alla lavanda che aveva nella sacca. Le era sembrato poco educato rifiutare l’ospitalità e la cortesia della anziana, così aveva rinunciato a servirsene. Si concentrò sulle sue parole, ripescando nella mente i rudimenti di una lingua che conosceva solo a livello scolastico. Le sembrò di capire che il sapone era stato confezionato con il succo estratto dalle foglie dell’aloe. Il Messico era pieno di quelle piante dalle grandi foglie carnose e dai fiori di forma allungata. Durante il tragitto che li aveva condotti fin là era stata attratta dalle macchie di colore offerte dagli arbusti spinosi. Tinte spettacolari, dal bianco verdastro al rosso, passando per il giallo e l'arancio. Un colpo d’occhio straordinario! Avvertì un senso di sollievo fisico. La gelatina di aloe aveva un effetto lenitivo e rinfrescante che la fece stare meglio. Uscì dall’acqua e si asciugò con una salvietta di cotone grezzo. Un po’ ruvida, ma profumata. Un profumo di sole che le ricordò l’infanzia, quando aiutava la nonna a raccogliere il bucato direttamente dai cespugli su cui l’aveva steso ad asciugare. Un’ondata di nostalgia la travolse. Una donna energica la nonna, ma anche allegra e arguta. Intelligente, di un’intelligenza acuta che sfociava in una sensibilità attenta e delicata. La rimpiangeva. Si riscosse. Non era tempo di rimpianti e ricordi. C’era tutto un mondo da esplorare e capire, gente nuova da conoscere, strade da percorrere, incognite da affrontare – A proposito di incognite – ridacchiò tra sé – ne ho una bella grossa a cui fare fronte! Uscì alla ricerca del suo compagno di viaggio con i capelli ancora bagnati che le gocciolavano sulla schiena.
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L'interno della chiesa era disadorno. Le poche panche erano state messe in modo da formare una specie di rettangolo, una croce rovesciata era appoggiata sul muro. Quello che un tempo doveva essere stato un altare era pieno di candele accese.L'odore dell'incenso si mischiava a quello di migliaia di aghi di pino sparsi sul pavimento. La luce entrava dalle feritoie incrociandosi ed andando a formare coni di luce per terra. Era un'atmosfera irreale, la sua prima reazione fu quella di abbassare il tono di voce.
Una specie di torpore prese i suoi sensi, lo stesso che lo coglieva prima del sonno.
L'impatto con quell'ambiente fresco ebbe l'effetto di scaricare tutta la tensione e la stanchezza.Si sedette appoggiando i gomiti sulle ginocchia, intrecciò le dita delle mani e rimase per un pò con la testa china ad ascoltare i discorsi dei suoi compagni.
- La situazione si fa ogni giorno più complicata, l'esercito è arretrato di alcuni km lasciando campo libero ai paramilitari.
Abbiamo la certezza che dietro l'aggressione fatta ai compagni ci sia la loro regia. Aspettano che in qualche modo si reagisca per tornare in campo, arrestare un pò di gente, occupare militarmente i villaggi e spezzare in questo modo il movimento di indios e campesino che si è andato formando.
- Dobbiamo reagire a questa cosa, propongo che ci si riunisca in assemblea per decidere le modalità di lotta. Credo che l'occupazione contemporanea di un pò di strade di collegamento tra le varie città possa essere un modo per far giungere alle orecchie giuste il nostro messaggio. Non dobbiamo cadere nelle provocazioni e cercare di non reagire con la violenza a tutto questo.
Ascoltava questi discorsi e s'interrogava sul come quelle persone pensavano di uscire da quella situazione. Lo lasciavano perplesso quelle strategie, il terreno si prestava ad un altro tipo di lotta ed immaginare di spezzare quell'anello di repressione con quelle azioni gli sembrava una perdita di tempo.
Si portava dietro le sue convinzioni, la sua esperienza e la sua rabbia. Immaginava la lotta come un crocevia in cui hai da decidere se percorrere scorciatoie o strade lunghe e complicate. Lui prediligeva le scorciatoie.
Quello che lo colpiva era la ritualità della discussione, la parte degli interventi fatti in spagnolo venivano tradotti nella lingua parlata nel villaggio e viceversa. Non era sicuro fosse Ch'ol o tsotzil . Lo colpiva anche il modo in cui lo scambio di opinioni avveniva, nessuno pensava di proporre i propri argomenti partendo dal criticare quello fatto dagli altri.
La cosa proseguì per un paio d'ore e lui si limitò ad ascoltare fissando nella memoria l'ora ed il giorno dell'assemblea.
Era stanco, la fame si faceva sentire ed anche lui aveva voglia di ripulirsi.
Uscì con i suoi compagni dalla chiesa, il cielo dal colore blu cobalto andava addolcendo in sfumature più calde. Si preparava l'arrivo della sera ed il sole era quasi pronto per andare via.
Insieme ad uno dei suoi amici si diresse dove avrebbe trascorso la notte, nel tragitto la cercò con lo sguardo e la vide uscire con i capelli bagnati e sorridente da una delle case.Sembrava un sorriso di circostanza ma non gli importava nulla dell'umore della sua compagna.
Le fece un cenno indicandole dove si sarebbe diretto.
- Ci si vede tra un'ora, mi ripulisco.
Sentiva le dita dei suoi piedi puntare contro gli scarponi, le calze bucate e le sbucciature sul tallone a tormentargli il passo.
- Dove cazzo mi posso lavare Giò?
- Dietro la casa a 100 metri c'è una specie di corso d'acqua, lo puoi fare lì.Metti la tua roba nella stanza, se ti serve del sapone puoi usare il mio.Ti aspetto qui.
Quando immerse le mani nell'acqua fredda avvertì brividi in tutto il corpo, iniziò a frizionarsi violentemente dappertutto, usò il sapone fino a coprirsi di schiuma poi, così, si buttò a corpo morto nell'acqua. e si sentì rinascere.
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L’acqua era meno gelida di quanto lo fosse quella in cui si era bagnata la mattina. Ma era pur sempre fredda. Rabbrividì nella tinozza cercando di raschiare lo strato di sporco che le incrostava il viso e le mani. Guardò lo scempio che i mosquitos avevano fatto della sua pelle. Enormi bubboni rossi che le procuravano un prurito insopportabile. Si grattò cercando di alleviare il fastidio. Il panetto di sapone che la vecchia le aveva dato per lavarsi le si sgretolò in mano, diventando una poltiglia gelatinosa. Aveva un odore forte e penetrante. La donna la incoraggiò a servirsene. Parlava lentamente con lunghe pause tra una frase e l’altra. Forse per farle assimilare quanto le diceva. Pensò con rimpianto alla saponetta alla lavanda che aveva nella sacca. Le era sembrato poco educato rifiutare l’ospitalità e la cortesia della anziana, così aveva rinunciato a servirsene. Si concentrò sulle sue parole, ripescando nella mente i rudimenti di una lingua che conosceva solo a livello scolastico. Le sembrò di capire che il sapone era stato confezionato con il succo estratto dalle foglie dell’aloe. Il Messico era pieno di quelle piante dalle grandi foglie carnose e dai fiori di forma allungata. Durante il tragitto che li aveva condotti fin là era stata attratta dalle macchie di colore offerte dagli arbusti spinosi. Tinte spettacolari, dal bianco verdastro al rosso, passando per il giallo e l'arancio. Un colpo d’occhio straordinario! Avvertì un senso di sollievo fisico. La gelatina di aloe aveva un effetto lenitivo e rinfrescante che la fece stare meglio. Uscì dall’acqua e si asciugò con una salvietta di cotone grezzo. Un po’ ruvida, ma profumata. Un profumo di sole che le ricordò l’infanzia, quando aiutava la nonna a raccogliere il bucato direttamente dai cespugli su cui l’aveva steso ad asciugare. Un’ondata di nostalgia la travolse. Una donna energica la nonna, ma anche allegra e arguta. Intelligente, di un’intelligenza acuta che sfociava in una sensibilità attenta e delicata. La rimpiangeva. Si riscosse. Non era tempo di rimpianti e ricordi. C’era tutto un mondo da esplorare e capire, gente nuova da conoscere, strade da percorrere, incognite da affrontare – A proposito di incognite – ridacchiò tra sé – ne ho una bella grossa a cui fare fronte! Uscì alla ricerca del suo compagno di viaggio con i capelli ancora bagnati che le gocciolavano sulla schiena.
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L'interno della chiesa era disadorno. Le poche panche erano state messe in modo da formare una specie di rettangolo, una croce rovesciata era appoggiata sul muro. Quello che un tempo doveva essere stato un altare era pieno di candele accese.L'odore dell'incenso si mischiava a quello di migliaia di aghi di pino sparsi sul pavimento. La luce entrava dalle feritoie incrociandosi ed andando a formare coni di luce per terra. Era un'atmosfera irreale, la sua prima reazione fu quella di abbassare il tono di voce.
Una specie di torpore prese i suoi sensi, lo stesso che lo coglieva prima del sonno.
L'impatto con quell'ambiente fresco ebbe l'effetto di scaricare tutta la tensione e la stanchezza.Si sedette appoggiando i gomiti sulle ginocchia, intrecciò le dita delle mani e rimase per un pò con la testa china ad ascoltare i discorsi dei suoi compagni.
- La situazione si fa ogni giorno più complicata, l'esercito è arretrato di alcuni km lasciando campo libero ai paramilitari.
Abbiamo la certezza che dietro l'aggressione fatta ai compagni ci sia la loro regia. Aspettano che in qualche modo si reagisca per tornare in campo, arrestare un pò di gente, occupare militarmente i villaggi e spezzare in questo modo il movimento di indios e campesino che si è andato formando.
- Dobbiamo reagire a questa cosa, propongo che ci si riunisca in assemblea per decidere le modalità di lotta. Credo che l'occupazione contemporanea di un pò di strade di collegamento tra le varie città possa essere un modo per far giungere alle orecchie giuste il nostro messaggio. Non dobbiamo cadere nelle provocazioni e cercare di non reagire con la violenza a tutto questo.
Ascoltava questi discorsi e s'interrogava sul come quelle persone pensavano di uscire da quella situazione. Lo lasciavano perplesso quelle strategie, il terreno si prestava ad un altro tipo di lotta ed immaginare di spezzare quell'anello di repressione con quelle azioni gli sembrava una perdita di tempo.
Si portava dietro le sue convinzioni, la sua esperienza e la sua rabbia. Immaginava la lotta come un crocevia in cui hai da decidere se percorrere scorciatoie o strade lunghe e complicate. Lui prediligeva le scorciatoie.
Quello che lo colpiva era la ritualità della discussione, la parte degli interventi fatti in spagnolo venivano tradotti nella lingua parlata nel villaggio e viceversa. Non era sicuro fosse Ch'ol o tsotzil . Lo colpiva anche il modo in cui lo scambio di opinioni avveniva, nessuno pensava di proporre i propri argomenti partendo dal criticare quello fatto dagli altri.
La cosa proseguì per un paio d'ore e lui si limitò ad ascoltare fissando nella memoria l'ora ed il giorno dell'assemblea.
Era stanco, la fame si faceva sentire ed anche lui aveva voglia di ripulirsi.
Uscì con i suoi compagni dalla chiesa, il cielo dal colore blu cobalto andava addolcendo in sfumature più calde. Si preparava l'arrivo della sera ed il sole era quasi pronto per andare via.
Insieme ad uno dei suoi amici si diresse dove avrebbe trascorso la notte, nel tragitto la cercò con lo sguardo e la vide uscire con i capelli bagnati e sorridente da una delle case.Sembrava un sorriso di circostanza ma non gli importava nulla dell'umore della sua compagna.
Le fece un cenno indicandole dove si sarebbe diretto.
- Ci si vede tra un'ora, mi ripulisco.
Sentiva le dita dei suoi piedi puntare contro gli scarponi, le calze bucate e le sbucciature sul tallone a tormentargli il passo.
- Dove cazzo mi posso lavare Giò?
- Dietro la casa a 100 metri c'è una specie di corso d'acqua, lo puoi fare lì.Metti la tua roba nella stanza, se ti serve del sapone puoi usare il mio.Ti aspetto qui.
Quando immerse le mani nell'acqua fredda avvertì brividi in tutto il corpo, iniziò a frizionarsi violentemente dappertutto, usò il sapone fino a coprirsi di schiuma poi, così, si buttò a corpo morto nell'acqua. e si sentì rinascere.
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