Vittorio Arrigoni ed i testimoni scomodi

Vittorio e' morto. Vivi la tua vita intensamente, come in una pellicola cinematografica le emozioni si alternano. In sala gli spettatori ti osservano mangiando il loro pacchetto di popcorn.Ogni tanto fanno "Oohhh". Partecipano emotivamente, si asciugano una lacrima. Poi tornano alle loro cose. Ai loro sorrisi ed alla loro vita. Tu sai che per quanto ti sforzi non potranno mai capire la differenza tra esserci e stare ai margini come spettatori. 

Poi la pellicola finisce, il nastro velocemente si riavvolge, qualcuno lo rimette sullo scaffale, e qualcuno  lo riprenderà per capire. E tu rivivrai.

Vittorio e' morto, e non posso non pensare a chi rimane. Ma non a voi.Piango e penso a chi porto nel mio cuore.Gente anonima, testimone di fatti che con l'incoscienza dell'essere giovani stanno li', sporcandosi le mani, dalla parte giusta. Ce ne sono, cazzo se ce ne sono. Scrivono documenti incredibili su esperienze di vita per molti incomprensibili. Passano il tempo occupando le strade con contadini e gente del popolo, senza niente altro che la loro presenza. Lo fanno perché pensano che cosi' potranno proteggere quei deboli, testimoniare al mondo l'infamia del potere. E sono fragili. Maledettamente fragili e soli.

Vittorio e' morto, faceva parte di quella schiera di eletti, poca gente. Radicali nelle loro espressioni, gente che non si accontenta, gente che s'infiamma perché la passione è una brutta bestia. Ti fa prendere scorciatoie andando subito al punto nelle questioni.Ti fa capire velocemente e velocemente vivi, perché il tempo che hai non è molto. Lo devi spendere bene, e non c'e' tanta gente disposta a seguirti. Ci vuole coraggio, vivi accompagnato dalla paura ma non lo dici.

Vittorio era mio fratello, uno con cui ho scambiato frasi sul suo blog. Uno che avevo "amico" virtuale. Bello come una giornata tersa e fresca. Immenso.
Mi costa fatica,piango. Penso a lui e penso a loro. Quelli che in angoli di mondo con il loro zaino percorrono sentieri, scrivono testimonianze che pochi leggeranno, che si siederanno affianco di contadini, pastori,pescatori e povera gente. Li rappresenteranno e saranno la loro unica voce. L'ho capito tardi, ma c'è tempo per recuperare.

questa una delle sue tante testimonianze:

Vittorio Arrigoni, Gaza, January 8 2011

“Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola” mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. “Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato.” Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua “Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…” il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. “Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi la schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati.”

A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito.

Vittorio Arrigoni, Gaza

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