Correre, chiarimenti
Le aveva fatto un cenno con la mano da lontano e si era allontanato verso il fiume, sparendo dalla sua vista. Ne aveva approfittato per gironzolare tra la gente della piccola comunità. Era tutto un brulicare di attività e persone, ognuno intento al proprio lavoro. Alcune galline razzolavano libere. Si muovevano con andatura guardinga, fermandosi all’improvviso per grattare la terra battuta con le zampette. Alcuni bambini, accovacciati in un angolo, giocavano. Scoppi di risa e urla festanti accompagnavano il lancio delle trottole. Le guardò vorticare in un equilibrio quasi miracoloso. Si perse per un istante nella vertigine della loro danza, poi fu attratta da alcune voci femminili che provenivano da un lungo capannone. Si avviò in quella direzione ed entrò nell’edificio. Era una costruzione rettangolare, lunga e stretta, coperta da un tetto di lamiera zincata. Una parete era occupata da un grosso telaio a pedale. Il tessuto vi si andava componendo in un tripudio di colori intensi e brillanti. Un anziano, con abili manovre, combinava tra loro i fili dell’ordito e quelli della trama, animando la tela con scene di vita quotidiana e uccelli dal piumaggio straordinario. Il fitto cicaleccio si interruppe quando finalmente notarono la sua presenza. Imbarazzata entrò, sentendosi un’intrusa in quel mondo colorato fatto di intrecci e trame. – Scusate – farfugliò in uno spagnolo approssimativo – non volevo disturbarvi! Parlottarono tra loro in una lingua che non riconobbe, poi una donna la invitò ad accomodarsi. Si avvicinò attratta da un telaio rudimentale in legno. Una barra orizzontale era legata alla vita della ragazza; l’altra era fissata ad un palo. – Telar de cintura – le spiegò la ragazza, rispondendo al suo sguardo interrogativo. Riprese il lavoro. Ammirò l’agilità con cui le dita della giovane intrecciavano il filo cardatore sul letto di fili dell’ordito. In un angolo, ammucchiati uno sopra all’altro, sgargianti broccati pronti ad esser tagliati e cuciti. Constatò che l’antica arte della tessitura andava piegandosi alle esigenze del mercato occidentale. Accanto ai tradizionali hiupiles dai ricami colorati, spiccavano, in tutta la loro incongruenza, T-shirt, tracolle per chitarre, borse, camicette, astucci, portamonete, centrini, tovaglie. Scoprì che una parte sarebbe stata venduta nelle ferias, mentre l’altra sarebbe stata avvita al commercio equosolidale. Le spiegarono, in uno spagnolo fortemente marcato dal dialetto del luogo, che si erano costituite in cooperative. La cardatura e la filatura della lana richiedevano tempo. C’era poi la preparazione dei colori, la tessitura e, infine, la confezione e il ricamo. Lavorare insieme le affrancava da un’attività sfiancante e permetteva di produrre maggiormente. - Ma toglie loro la magia e tutto il simbolismo di cui è intrisa la cultura maya – rifletté. Decise di andare a cercare il suo compagno.
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La vide ferma che osservava delle donne con i panni avviarsi verso il lavatoio. La raggiunse e senza preamboli entrò subito in argomento
- Senti, tra un'ora andiamo a mangiare. E' l'occasione per presentarti le persone per le quali sono qui.
La osservò mentre le diceva quelle cose, l'aspetto era migliorato, la mancanza di trucco svelava un viso più giovane e luminoso. L'angolo destro della bocca leggermente in su in una smorfia che non prometteva nulla di buono. I capelli ancora umidi e la maglia due misure più grandi del necessario.
In questo modo l'ascoltava silenziosa.
- E' meglio che in questi tre giorni tu faccia qualcosa, non ho tempo da dedicarti e non ci penso minimamente a coinvolgerti nelle storie che mi aspettano.Ti devi arrangiare qui, non aspettarti nulla e ricorda che qualsiasi cosa tu chieda loro la tolgono a se stessi pur di soddisfare le tue esigenze.
Non pensare che il bagno tu lo possa fare tutti i giorni, l'acqua è preziosa e non va sprecata. Se proprio non ce la fai ti tocca andare al fiume.
I panni lavateli te e cerca di essere autosufficiente. La persona che ti ospita è anziana, c'è da raccogliere la legna tutti i giorni perché è l'unico modo che hai per scaldarti la notte. E qui la notte fa freddo.
Anche sul cibo, non fare la schizzinosa. Le cose qui sono molto saporite. Se sei vegetariana fai lo sforzo di mangiare carne di pollo, un tuo rifiuto li metterebbe in crisi.
Volevo però dirti qualcosa sul proseguimento del viaggio. A giorni ci sarà un'assemblea di diverse comunità, noi parteciperemo ed ascolteremo quello che decideranno. Dopo questa cosa dovremo organizzare un trasferimento in un'altra parte, un altro pueblo. Questa volta vicino ad una città, Ocosingo. Lì c'è un gruppo di persone che ha bisogno di aiuto, chiedono che si documenti la loro situazione. C'è da fare molta attenzione, da lì torneremo a San Cristobal. Ci fermeremo il tempo necessario per organizzarci, poi andremo ad Oaxaca.
Di più non c'è. E' chiaro che questo è il mio percorso, se pensi che per te sia troppo pesante al mio ritorno ti metto su una corriera e puoi tornare alla tua vita.
Se non ci sono domande c'è da cucinare adesso.-
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Non le piacque il tono. – Se pensi di potermi parlare in questo modo – sbottò –ti sbagli di grosso. Lui la guardò sorpreso. Non si aspettava una reazione così bellicosa. – Da quando siamo partiti – continuò lei, tutto d’un fiato – mi stai ignorando o, peggio, mi tratti come se fossi una bambina. Tremava di rabbia. Quel tipo non le garbava. Troppo ruvido per i suoi gusti. - Ed ora te la dico io una cosa – aggiunse – se e quando decido di abbandonare il viaggio lo stabilisco io!- Fece per andarsene, poi ripensandoci, tornò indietro: - Tu non mi conosci – urlò, ormai fuori di sé – ma mi hai giudicata dal primo istante, incasellata e inquadrata, senza accordarmi nemmeno il beneficio del dubbio- Intorno a loro si era radunata una folla incuriosita. – Arrivi, mi spari a raffica i tuoi ordini – riprese – e pretendi che io esegua senza darmi la possibilità di replica. Ma chi credi di essere? . Si fermò per riprendere fiato. Era fuori da ogni grazia di dio. Una vena le pulsava sulla fronte ed aveva il respiro corto. Lo sguardo le cadde sulle facce delle persone più vicine. Li osservavano tra il perplesso e il divertito. Ebbe vergogna di sé. Non le capitava da tempo di perdere le staffe in quel modo. Ancora irritata gli si rivolse di nuovo. - Ed ora vado a dare una mano in cucina, ma – precisò – perché sono io a volerci andare! - Si girò senza lasciargli il tempo di replicare e, con tutta la dignità che riuscì a mettere insieme, si allontanò.
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Non le piacque il tono. – Se pensi di potermi parlare in questo modo – sbottò –ti sbagli di grosso. Lui la guardò sorpreso. Non si aspettava una reazione così bellicosa. – Da quando siamo partiti – continuò lei, tutto d’un fiato – mi stai ignorando o, peggio, mi tratti come se fossi una bambina. Tremava di rabbia. Quel tipo non le garbava. Troppo ruvido per i suoi gusti. - Ed ora te la dico io una cosa – aggiunse – se e quando decido di abbandonare il viaggio lo stabilisco io!- Fece per andarsene, poi ripensandoci, tornò indietro: - Tu non mi conosci – urlò, ormai fuori di sé – ma mi hai giudicata dal primo istante, incasellata e inquadrata, senza accordarmi nemmeno il beneficio del dubbio- Intorno a loro si era radunata una folla incuriosita. – Arrivi, mi spari a raffica i tuoi ordini – riprese – e pretendi che io esegua senza darmi la possibilità di replica. Ma chi credi di essere? . Si fermò per riprendere fiato. Era fuori da ogni grazia di dio. Una vena le pulsava sulla fronte ed aveva il respiro corto. Lo sguardo le cadde sulle facce delle persone più vicine. Li osservavano tra il perplesso e il divertito. Ebbe vergogna di sé. Non le capitava da tempo di perdere le staffe in quel modo. Ancora irritata gli si rivolse di nuovo. - Ed ora vado a dare una mano in cucina, ma – precisò – perché sono io a volerci andare! - Si girò senza lasciargli il tempo di replicare e, con tutta la dignità che riuscì a mettere insieme, si allontanò.
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