I ragazzi della puerta del sol

Gi guarda i suoi amici, hanno 25 anni e portano cartelli con scritte come "voglio diritti, io non sono il futuro io vivo adesso".
E' seduto in alto sulla scalinata, abbracciato alla sua ragazza. 
Gi ripensa ai suoi sogni, alle sue ambizioni ed a quello che ha studiato. Ha vissuto per anni come dentro una bolla intorno alla quale il martellamento delle immagini e dei messaggi era incessante. Uomini in giacca e cravatta, auto di lusso e spiagge con la sabbia bianca. Uno stile di vita vaporoso, in cui l'assenza della materialità e del valore del danaro era una costante. Il lavoro e la fatica qualcosa di indefinibile.
Quando tornava a casa Gi trovava quell'uomo con i capelli un po' bianchi sempre più stressato e stanco, avvertiva nello sguardo di sua madre lo smarrimento. Come di un qualcosa che si andava perdendo con il trascorrere del tempo.
Aveva vissuto fino a qualche giorno prima senza un'opinione su come andassero le cose nel mondo. Certo, c'erano i dibattiti e quelle trasmissioni in cui l'immagine di quello che si muoveva nel mondo era percepita.
Ma cosa avrebbe mai potuto farci Gi in fondo? Non era il suo vecchio che diceva che le cose andavano in quel modo da sempre?
Ed ora era lì Gi perché questa volta era toccato a lui. 
Aveva iniziato ad agitarsi quando aveva capito che quella sua condizione di precario era qualcosa con cui avrebbe dovuto fare i conti per sempre.
Aveva iniziato ad agitarsi quando aveva toccato con mano cosa vuol dire sopravvivere e non vivere. 

Continuava ad ascoltare i dibattiti in televisione Gi, quegli uomini in cravatta raccontare a lui come doveva essere la sua vita. Loro, che discutevano dei suoi problemi e delle sue esigenze senza averne la minima idea semplicemente perché la sua condizione era la sua e basta.Non la loro.
 Ed ora era lì Gi con altri come lui, con quei cartelli e con la pubblicità alle spalle che narrava di un luogo lontano in cui trascorrere un po' di tempo per risollevarsi dalle fatiche del lavoro.
Qualcosa di irragiungibile per lui.
Come gli altri Gi era un ragazzo responsabile che aborriva la violenza, proprio per questo non capiva la presenza di quegli altri ragazzi con i caschi, gli scudi ed i manganelli tra le mani. E non capì il motivo di quella violenza, di quella "bastonatura" e di quei calci nel culo per sgomberare la piazza.

Così quel giorno Gi provò il gusto della polvere, del dolore e l'assenza del fiato per poter fuggire. Fuggire. E dove fuggire?
Gli tornò per un secondo in mente quell'altro uomo, il suo sguardo ironico ed i suoi racconti assurdi. I suoi silenzi alle sue obiezioni e quella narrazione di una gioventù spesa a bruciare il mondo ed i suoi simboli, con una bussola in mano però.
Non ne aveva capito il motivo allora al riparo da quel mondo e da quelle tensioni. 
Ora nulla più lo riparava e ciò che si andava prefigurando gli faceva paura. 
Frugò nella sua tasca Gi alla ricerca di quell'indirizzo e lo trovò, abbandonò l'idea di tornare da suo padre per sommare i suoi problemi. Sapeva che a casa non avrebbe trovato risposte.

Trovò l'uomo Gi, insieme ai suoi compagni. 
Questo disse loro poche cose e mostrò due oggetti. Una bussola ed una bottiglia.
" Vi serviranno tutte e due, con la bussola avrete a disposizione l'indicatore di un punto. Un orizzonte verso il quale incamminarvi. Non basterà da sola ed avrete bisogno di capire e studiare il perché di dove siete. Scoprirete proprio ciò che non capite: il valore del lavoro e come questo può modificare la vostra vita a seconda di come interpreterete questo valore nella vostra comunità. Di come e cosa produrrete e di come ditribuirete il raccolto tra voi. Vi renderete anche conto di come può influenzare le vostre relazioni con gli altri, la vostra serenità. Di come può essere agitato come uno spauracchio, facendovi credere che la colpa della vostra condizione sia di qualcuno più debole di voi.
Poche cose, ma semplici. Intorno a questo, se sarete capaci, costruirete il vostro futuro ed il vostro mondo.
Con questa bussola avrete bisogno di riempire di benzina questa bottiglia perché senza distruggere il vecchio ordine per voi sarà impossibile costruire alcunché."
E dicendo questo lasciò Gi con la bussola e la bottiglia tra le mani.

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