La festa antagonista

Ieri si è aperto a Torino il festival organizzato da Infoaut. Vi rimando con questo link a quanto ha scritto la Stampa sulla giornata di ieri.

A parte il minestrone che mette tutto assieme per cui antagonismo fa rima con anarchia, dimenticando le differenze presenti all'interno del movimento e dei centri sociali, quello che ci ha sorpreso nella cronaca è "la sorpresa" del giornalista che si è dovuto accontentare di un articolo senza "botti" e "bottiglie molotov".

La pratica dell'antagonismo, a Torino,  è qualcosa che si perde nella notte dei tempi. Questa è una città che ha visto rivolte operaie contro i sindacati venduti (scontri di piazza Statuto), i germi del 68 con la rivolta di corso Traiano, i circoli del proletariato giovanile nel 77 senza dimenticare una delle prime occupazioni di università fatte nel 1967.

Oggi la realtà di Askatasuna così come quella di altri centri sociali è l'unico punto di riferimento per quel tipo di lotte che i partiti tradizionali della sinistra non fanno più.
Così sotto i CIE ci trovate gli anarchici, in Valle di Susa tutto il mondo dell'antagonismo, così come nelle occupazioni di case e nella resistenza agli sfratti.

E' una realtà di massa che coniuga la politica con l'azione, il percorso ideologico con la costruzione e la difesa di spazi autonomi e fuori dai circuiti istituzionali.
Una realtà che ha sicuramente punti di debolezza come nella scarsa coesione, ad esempio. O nella mancanza di una strategia che vada fuori dai confini dell'area metropolitana. 
Però è una realtà che preoccupa "lor signori" in modo trasversale e senza distinzioni. 
L'unico bastione, a mio modo di vedere, contro l'omologazione ed il "nuovo" che avanza.

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