Un altro mondo è possibile, tra referendum e Mexico

E così il nano si è preso un'altra tranvata.
Quello che fa impressione sono alcune questioni,  accennerò qui qualche punto di domanda da sviluppare con calma ed in seguito, su cui si glissa preferendo dare significato al cazzotto politico dato a quel signore.

1- questi referendum hanno messo al centro la questione che riguarda alcune modalità di utilizzo delle risorse disponibili (l'acqua) e l'idea di ciò che serve per garantire sufficiente energia alla macchina che è al centro di questo sistema (modello economico). Se questo è vero mi chiedo come mai, parlando di energia ad esempio, nessuno faccia un passo oltre e spieghi qua'è la sua visione per il modello di sviluppo che ha in mente. Se questo modello prescinde  ed è al di sopra del significato che vogliamo dare a quella somma di paroline magiche che stanno dentro l'idea di uno sviluppo sostenibile. Se questa idea si sposa con la direzione che il governo dell'economia, a livello globale, ha intrapreso. E se questa direzione non abbia bisogno di un indirizzo diverso che vada oltre la semplice idea che la soluzione è in qualche pannello solare.

2- il referendum sull'acqua ha avuto per me un significato molto semplice: la questione della sua gestione e della sua distribuzione deve rimanere in mano pubblica. E' responsabilità della comunità, nel suo insieme, che questa risorsa venga trattata coniugando l'efficienza con la disponibilità, gli investimenti necessari con l'economicità. In quanto bene "non disponibile" per il mercato è fuori da questa ipotesi l'idea che si superi il no alla gestione privata con l'idea che una commistione tra il pubblico ed il privato è fattibile in un altro modo. Perché in realtà quei camaleonti del pd meno elle hanno in testa proprio questo. Creazione di società miste con la partecipazione di capitale privato. Su questo basta ascoltare Bersani che fa una distinzione capziosa tra obbligo di liberalizzare e no. I cittadini hanno espresso un no secco all'idea che i privati mettano mano, sotto qualsiasi forma, alla gestione della distribuzione dell'acqua. Solo che loro fanno finta di niente.

In attesa che l'idea di un "altro mondo possibile" prenda corpo, e non sia così nebuloso, metto un link che parla del processo di autonomia in sviluppo in una parte del Mexico molto popolare da noi, specie tra quelli che mettono la maglietta del Che andando a prendere l'aperitivo la sera. Il Chiapas. Anche lì c'è un problema legato alla disponibilità ed all'utilizzo dell'acqua. Anche lì c'è un modello di sviluppo che cerca di affermarsi a qualsiasi costo e che vede nelle leggi del mercato l'unico parametro a cui fare riferimento. anche lì ci sono uomini che resistono a modelli culturali e valori che non sentono propri. 
Buona lettura.

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