Val di Susa, L'Aquila, Napoli e le consorterie politiche

Mentre duemila (2.000) poliziotti difendono il "lavoro" di trenta (30) operai, guardati male da qualche migliaio di abitanti in Valle di Susa, il paese del non senso prosegue la sua corsa verso il baratro.
Il buco da fare in quella montagna vale di più, evidentemente, della ricostruzione di una città  e della sua comunità come a l'Aquila.
Cosa spinge ad indirizzare i soldi in quella direzione è un mistero chiaro a qualche politico ed a qualche capo bastone mafioso, amico suo.
Quando poi si scoperchia il pentolone le "sorprese" sono le solite. Così si vede che l'interesse ad utilizzare certe amicizie in campagna elettorale piuttosto che fare affari con certa gente è pratica rigorosamente trasversale  da queste parti :


"Come nella migliore tradizione, la partecipazione della politica al baccanale del “guadagno facile” sembra rivelarsi rigorosamente bipartisan, coinvolgendo elementi di spicco del PD, del PDL e dell’IDV, impegnati in faccende di vario genere, che spaziano dalla gestione della cementificazione del territorio, al sostegno della candidatura di Piero Fassino alle primarie per la scelta del nuovo sindaco di Torino, all’elezione di altri sindaci nei comuni della provincia……
Fra gli arrestati spicca il nome di Nevio Coral, già sindaco di centrodestra di Leinì (Torino) per 30 anni e suocero dell’assessore regionale alla Sanità (che ha rimesso le deleghe in seguito allo scandalo tangenti scoppiato di recente) Caterina Ferrero, del Pdl.
Fra le persone non sottoposte a provvedimenti, ma oggetto dell’indagine per incontri e conversazioni intrattenute con elementi di spicco delle varie ‘ndrine, si possono annoverare l’assessore regionale al lavoro Claudia Porchietto (Pdl) da sempre in prima linea nel sostenere la causa dell’alta velocità in Val di Susa, l’onorevole Gaetano Porcino dell’Idv, l’onorevole Domenico Lucà del Pd, il consigliere regionale del Pd Antonino Boeti, l’assessore all’Istruzione di Alpignanno Carmelo Tromby, sempre dell’Idv.


Come la politica gestisca le priorità per i suoi cittadini, e gestisca le emergenze, è ormai una cosa del tutto evidente.

Ed il circolo virtuoso economia/crimine/economia uno dei pilastri della nazione.
La domanda è la solita: ci sarà un'interesse a produrre "monnezza" indifferenziata, termovalorizzatori che non funzionano e "fatturati" buoni per aziende abituate a gestire l'emergenza o no?

Facciamo l'esempio della spazzatura di Napoli.
Se uno si fa una passeggiata a Napoli, e prova a scavare tra le varie notizie, scopre cose interessanti come questa:

"Il sindaco De Magistris, dunque, batte il chiodo della regia camorrista dietro i roghi. L’uomo che sa tutto getta il sasso nello stagno: «Chissà perché ogni giorno continuano a partire per la Sicilia 200 tonnellate di rifiuti, senza che sia stato sottoscritto un accordo tra la Regione Campania e la Regione Sicilia. E questo, appunto, nonostante sia in vigore la delibera del Tar Lazio che vieta i trasferimenti di rifiuti da regione a regione, in assenza di un accordo tra le due istituzioni. Sono solo 200 rispetto alle 500, 600 tonnellate, sempre al giorno, che da gennaio fino alla sentenza del Tar Lazio, venivano portate in Sicilia e in Puglia».

Scava e scava e la risposta ai dubbi sul traffico siciliano potrebbe essere ancora più inquietante. I rifiuti vanno in Sicilia grazie a un accordo tra la Sapna, la Società della Provincia di Napoli che si occupa appunto di rifiuti, e che ha rapporti chiacchierati con imprese e imprenditori legati al presidente della Provincia, Luigi Cesaro, Pdl e un’ Associazione temporanea di impresa la cui capofila è l’azienda di Vincenzo D’Angelo, fresco fresco di una condanna a sette mesi per trattamento illecitodi rifiuti, che ha due discariche, a Messina e ad Alcamo. E quella di Messina per motivi di giustizia non sarebbe oggi disponibile."
fonte : La Stampa


Se a tutto questo scempio si frappongono le ragioni di una comunità in Valle di Susa, e la visione di un sindaco fuori dagli schemi a Napoli, allora il fuoco dei pennivendoli di regime arriva in soccorso dei signori di cui sopra.
Quindi i valligiani diventano cavernicoli nonostante le loro ragioni che stanno bene su qualsiasi manuale di economia, ed il sindaco di Napoli un velleitario che in quindici giorni non ha ancora risolto un cazzo.
Il punto è che questo giochino sembra non funzionare più, ed anche qui quando spingi la gente sul baratro e rischi di farla morire succede che quelli si rompono i coglioni e resistono.
E' quello che accade qui da noi. E sarà dura per questo, perché si tratta di sopravvivere.

Commenti

faustpatrone ha detto…
Tu hai avuto sicuramente più esperienza di me in fatto di paesi e popoli che inghiottono vere tonnellate di merda vera. L'Italia (io penso) è ancora un paese fortunato in confronto se penso a quello che succede in termini di soprusi, libertà e devastazioni in Africa o Sud America. Sbaglio?

cos'è che esattamente ti fa credere che la gente sia stufa e che ci siano i margini per una vera rivolta, a me pare piusstosto il contrario, girando nei bar, su Internet e per strada... mi pare piuttosto che le merde disposte a gettar fango su chiunque resista per la sua terra e la sua dignità siano in costante e indisturbato aumento.

come fai a essere così ottimista che la corda si spezzi? ciao.
mario ha detto…
Secondo me alcune zone del paese sono già in una situazione comparabile a quanto avviene in certi posti.
Ho vissuto a Napoli per anni e prima a Catania e ti assicuro che la "mafia" era una roba che in termini di modo di vivere e vedere le cose mi hanno tanto ricordato quello che poi ho visto in giro per altri luoghi.
Sulla questione "ribellione", io penso che più che ad una questione generalizzata questo processo interessi pezzi di territorio in cui certe situazioni non sono tollerate più. La Val di Susa è una di queste. Poi intendiamoci, nessuno ha la sfera di cristallo e può predire come e quando. Sono processi storici e lacerazioni che all'improvviso determinano condizioni e sfociano in atti e fatti. D'altra parte la gestazione può essere lunga come accadde in Europa nel 1848, però i segni di questa arretramento ci sono tutti.
Possono sperare di aggiustare le cose prendendo tempo, come sta accadendo sul fronte economico in questi mesi. Poi i nodi verranno al pettine e lì chi avrà lavorato in termini di organizzazione e si sarà strutturato potrà dire la sua.
Detto questo credo anche che qualsiasi processo di rottura riguardi alla fine "minoranze" di una certa consistenza coscienti che si scontrano con minoranze che hanno l'interesse a conservare lo status quo. Non immagino prese di coscienza collettive ed universali. Come è sempre stato d'altro canto.

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