Il Bossi. quello che ce l'ha duro
Ieri un tipo, con un paio di occhiali che neanche il tamarro che abita vicino casa ha il coraggio d'inforcare, ha inaugurato le sedi dei ministeri trasferiti al nord.
Per questa roba hanno pure fatto una cerimoniona con tanto di fotografi, macchine blu, ministri al seguito e scorte dei tutori dell'ordine pagati dallo stato centralista. La classica corte di quelli che producono.
Sembrava un matrimonio di "terroni" ante litteram.
Tutta questa roba per tre stanze (vuote), dentro una villa che meriterebbe ben altro destino e in un parco stupendo.
Gongolavano i nostri. Ad un certo punto l'occhialuto ha tirato fuori dei soldi e con voce roca ha raccontato che le scrivanie se le sono pagate i molto "onorevoli" amici suoi. Tra questi un omino dal fisico molto rilassato, di quelli con la faccia rubiconda, con le gote rosse, e con l'adipe tipico di uno che a lavorare come fanno i muratori dalle parti di Bergamo non ci ha mai pensato nella vita.
Dicevo che questi erano tutti contenti perché dicono che le scrivanie se le sono pagate loro. Confesso che a quest'affermazione mi sono girati i coglioni. "Pagate loro?" E con quali soldi di grazia? Ma questi non sono impiegati dello stato che tirano avanti a botte di 15.000 euro al mese grazie al fatto che quelli come me li mantengono?
"Me sa che nun me risponnono" come dicono a Roma.
Dicono che il nostro eroe abbia un "cit", figlio suo, impiegato in non so quale comune perché eletto dal popolo "padano" in virtù della sua profonda capacità di futuro leader politico ('sti cazzi!).
Dicono anche che il bimbo tira avanti a botte di 12.000 euro al mese e fa il team manager (come si scriverà in celtico?) della nazionale padana.
Il papà affettuosamente lo chiama "il trota". Io in un altro modo ma non lo scrivo.
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