Pensieri neri
Periodo di pensieri neri. Il clima che si sente in giro è pesante. Oggi sulla Stampa, il giornale della città in cui vivo, raccontano di una famiglia che vive in una automobile. Nel parcheggio della GTT. Sono stati sfrattati e non hanno i soldi per pagarsi una casa.
Vivono con la pensione di uno di loro, 1.000 euro al mese. Ma non bastano.
L'altro ieri un tizio è morto di infarto a sessantadue anni. E' un personaggio noto, dalle parti di Ciriè gestiva un Bar con la sorella e, prima ancora, possedeva una cascina.
Sembra che le cose gli siano andate così male che anche lui non ha trovato di meglio che vivere in macchina. E' uscito dalla vettura per pisciare e quando si è riseduto nell'abitacolo se n'è andato via.
Dallo scorso anno la Fiat fa lavorare in media un operaio su tre qui da noi. Gli altri sono in cassa integrazione.
Facevo un giro al mercato ed ho notato che sono sempre di più quelli che rovistano tra le cassette della frutta e della verdura. Il barista da cui ogni tanto prendo un caffè mi ha raccontato che lì nel bar ci lavora con la moglie, in due a malapena riescono a portare a casa uno stipendio. L'orario è dalle 6,30 del mattino alle 19,30 di sera.
Questa mattina Lorenzo mi ha detto che ha intenzione di andare via, prossima destinazione Australia e vaffanculo.
Mi guardo attorno e vedo gente assorta. Come soprappensiero. Non si riesce neanche più a parlare di politica e non riesco neanche più ad incazzarmi.
E' talmente distante quel mondo, e sono talmente assurde le cose che sento che passo il tempo solo ad immaginare come fare ad uscirne da questo clima e da questo paese.
Siamo angustiati dalle preoccupazioni che ci dà il nostro modello di vita, abbiamo la preoccupazione di mantenerlo intonso. Ripenso alla forza che ha avuto la generazione di mio padre che ha avuto le palle di uscire fuori da un periodo in cui le macerie le vedevi sul serio, ed avevi appena finito di contare le pile dei morti.
Eppure siamo qui contriti e tristi. Atomizzati e soli. Con l'unica forza di cercare nelle situazioni più disperate un angolo in cui finire i giorni. Magari l'abitacolo di una vettura.
Varrebbe la pena recuperare un po' di orgoglio e spazzare via la feccia ricominciando daccapo. ne avessimo la forza.
Ma quando dici queste cose ti guardano con gli occhi bolsi e vuoti. Ho come la sensazione, in quel momento, di dare un cazzotto ad uno che sta defecando. Non c'è speranza.
Commenti
E daglielo il cazzotto, a quello che caga. Lo merita tutto!
mi unisco sentitamente al coro. ma capisco la tristezza.
un abbraccio. davvero solidale.