Sciopero generale
Domani c'è lo sciopero generale e sarò in piazza. E se c'è da menare le mani non mi tirerò indietro. Sono abbastanza vecchio da poter decidere di spendere il resto della mia vita senza timori reverenziali, lasciando la prudenza a qualcun altro perché di prudenza non è più tempo.
Siamo di fronte ad una stagione che sarà piena di insidie e cose non piacevoli. Ho in testa che al primo accenno di radicalismo delle lotte rispunterà fuori qualche fascistello buono per essere speso contro noialtri.
Le prove le stanno già facendo in Valle di Susa, e quella situazione è lo specchio di come sarà.
Il piatto che vogliono servirci è molto semplice nei suoi ingredienti. Dopo aver speso un decennio a raccontarci che dovevamo essere più flessibili, senza peraltro aver ottenuto un centesimo in più di miglioramento di quell'indicatore che chiamano P.I.L., ora vogliono avere mano libera in fabbrica e nei luoghi di lavoro perché così vuole la B.C.E.
Il tutto continuando a togliere a noi che abbiamo ancora poco da dare, salvaguardando il tanto che lorsignori conservano nei loro paradisi fiscali, negli scranni che non producono nulla, nelle redazioni di giornali dei servi.
E' un teatrino quello che è in scena in cui le uniche cose certe sono la diminuzione dei diritti, il taglio al welfare ed ai servizi erogati da regioni e comuni ai cittadini, ed una costante diminuzione del reddito disponibile della stragrande parte di noi. Famiglie di operai ed impiegati, pensionati, disoccupati e precari.
Hanno architettato una gabbia in cui fette di questa popolazione gode ancora di qualche favore. La situazione di uno che lavora in qualche ministero non è la stessa di noialtri. E sulla gran parte di quella massa gelatinosa di impiegati dello stato contano. Non a caso U.I L. e C.I.S.L. sono i sindacati che li rappresentano meglio.
Il punto è che anche questa cosa non li garantirà per molto. E' una macchina che costa, e l'averla precarizzata è un problema in più.
Hanno illuso generazioni di ragazzi e ragazze con l'idea di una crescita esponenziale del paese del bengodi, con l'illusione di un lavoro sicuro e gratificante. Una roba che in questo tipo di mondo non esiste. Ora inizia la baraonda, e rimettere a posto i cocci sarà un'impresa.
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