Come presentare male un libro sugli OGM

Mi è arrivata in posta una recensione su un libro che parla di OGM (qui).
Quello che mi ha colpito sono una serie di affermazioni, fatte giornalista, sulle quali vale la pena fare qualche considerazione.

Affermazione numero 1

 Le superfici coltivate nel mondo con piante geneticamente modificate hanno raggiunto nel 2011 quota 150 milioni di ettari. Al primo posto gli Stati Uniti, seguono Canada, Sud America (Argentina, Brasile e Paraguay), India, Cina, e Sud Africa. Sono economie consolidate ed emergenti il cui Pil cresce tra il 4 e il 10 per cento ogni anno.

In questa affermazione sembra esserci una qualche relazione tra coltivazioni OGM e crescita economica. I dati sbandierati meritano una qualche puntualizzazione.
L'unico paese (tra quelli citati) in cui l'agricoltura ha un certo peso rispetto al PIL è l'India, qui il contributo al GDP ( o PIL)  è del 18,5% circa sul totale. In Cina è del 10,2%, negli altri paesi (e parliamo dei paesi più industrializzati) non si va oltre il 5,8% del Brasile per arrivare allo 0,9% della Germania ed al 1,9% dell'Italia (qui per farvi un'idea della composizione del PIL) .

L'altra questione che emerge dall'affermazione numero 1 è che questi paesi hanno tassi di crescita che vanno dal 4 al 10% ogni anno. Di per sè, detto così, sembrerebbe che quelle crescite siano influenzate in modo importante anche dall'uso degli OGM in agricoltura.
Resta da spiegare come ciò possa essere possibile, visto il peso  poco significativo  dell'agricoltura sul PIL  nella stragrande maggioranza dei casi, ma prendiamo per buoni i numeri. 
Andiamo a cercarli e ad incrociarne un po'  da qui ( il CIA World factor).

Questo è il grafico della crescita del PIL negli USA


Questo  il Brasile



Questo  l'India



Questo per il Sudafrica


Chi ha voglia può andare a cercare i dati per gli altri paesi. A me sembra evidente che se le crescite sono significative per India e Cina, sono altalenanti  per gli altri paesi. Ma sono crescite che dipendono da cosa? Da quali settori? A stare alla composizione del PIL dei singoli stati la risposta è da cercare in altri aggregati come industria e servizi.

Quindi  non è vero che ci sono crescite che ogni anno  vanno dal 4 al 10%. E' vero per la Cina, ma qui l'agricoltura pesa per il 10% ed è vero per l'India dove il comparto agricolo pesa per il 20% circa.  Il contributo alla crescita sarà, in ogni caso, proporzionale al peso del settore.

Tra gli stati citati ci sono anche il Paraguay e L'Argentina.
Per il primo la crescita economica negli ultimi 8 anni è andata dal -2,5% del 2002 al + 6,5 % del 2007 al - 3,8 del 2009 fino al + 15% del 2010.
Il peso dell'agricoltura è importante nella composizione del PIL (21,8%), anche se:

A large percentage of the population, especially in rural areas, derives its living from agricultural activity, often on a subsistence basis

 Il Paraguay, insieme all'Argentina, è  produttore ed esportatore di soia tra i più importanti nel mondo:
 Paraguay is the sixth largest soy producer in the world. Drought hit in 2008, reducing agricultural exports and slowing the economy even before the onset of the global recession. The economy fell 3.8% in 2009, as lower world demand and commodity prices caused exports to contract. The government reacted by introducing fiscal and monetary stimulus packages





Quindi, stando a quello che leggiamo, la ripresa e la crescita del 2010 è dovuta a stimoli di carattere fiscale e monetario, e non certo perché il paese è un utilizzatore degli OGM  nella produzione agricola.
D'altra parte è sufficiente dare un'occhiata ai diversi tassi di crescita nel corso degli anni per vedere come non esista una relazione così certa.
Per rimanere a quel paese il 70% delle terre coltivate è nelle mani del 2% della popolazione.
Un dato che non siamo in grado di verificare è quello del reddito pro capite dei lavoratori del settore agricolo ( se cresce o no), questo per capire se in un paese in cui la proprietà fondiaria è così concentrata gli eventuali benefici derivanti dall'esportazione di soia transgenica vada ad appannaggio di chi quei campi li lavora.

Veniamo ora all'Argentina.

Lasciamo per un attimo i dati sulla crescita economia, se non altro perché questo paese è reduce da un default, da una svalutazione del peso di circa il 50%, da autosufficienza nel settore energetico, da un'inflazione che, stando a fonti non governative, è superiore al 20% annuo. Fatti che combinati tra di loro ne hanno influenzato l'andamento nel corso dell'ultimo decennio.

Questo paese, in cui  il peso dell'agricoltura è del 5% sul PIL, il 70% della produzione della soia è di tipo transgenico. Primo cliente la Cina.

"Il 2007 é stato nuovamente un anno di  record per la produzione e l’esportazione della soia argentina. Il prezzo di tale prodotto é cresciuto notevolmente, raggiungendo nel settembre del 2007 il record di 370,75 dollari per tonnellata nella borsa di Chicago. L’andamento positivo del prezzo della soia continua a influire positivamente anche sulle entrate fiscali argentine grazie alle trattenute sulle esportazioni derivanti dalla vendita della soia nei mercati esteri.             Nonostante il grande successo della produzione e commercializzazione dei semioleosi, negli ultimi due anni si é iniziato a parlare di una sorta di “riesgo soja”  (“rischio soia”). Nel 2006 quasi la metá delle terre coltivate in Argentina sono state destinate alla coltivazione della soia e piú del 25% del valore delle esportazioni é derivato dalla commercializzazione di tale prodotto. Questa situazione ha suscitato preoccupazione rispetto alla possibilitá che l’economia argentina diventi troppo vulnerabile rispetto al prezzo internazionale della soia, il cui andamento influisce non soltanto sul valore delle esportazioni, ma anche sul valore delle entrate fiscali derivanti dalle trattenute. Per il prossimo biennio, comunque, non si prevede una diminuzione, dato il continuo aumento della domanda internazionale.


          La coltivazione della soia ha sostituito in molti casi coltivazioni tradizionali ritenute oggi meno redditizie (come la produzione del cotone) e ha favorito una tendenza sempre piú marcata alla concentrazione delle esportazioni (i dieci prodotti  piú esportatati corrispondono all´80% delle esportazioni totali). La rapida espansione dei terreni coltivati a soia ha determinato anche una serie di problemi ambientali scatenando le proteste di alcune associazioni ambientaliste.

            Un altro fattore che potrá condizionare in futuro la produzione della soia é legato all’alta percentuale di soia transgenica che l’Argentina produce.  Piú del 70% della produzione totale di soia del 2006 é di tipo transgenico (l’Argentina è il secondo produttore mondiale di soia transgenica e il primo esportatore)." (fonte: ambasciata italiana a Buenos Aires)"



Affermazione numero 2



Cio' nonostante in Europa e in particolare in Italia gli Ogm sono ancora un tabu' con gravi ricadute non solo sulla ricerca pubblica e privata ma anche sull'economia in generale.



La domanda è:
perché visto che da noi il comparto agricolo pesa sul PIL per l'1,9%?
E soprattutto cosa si investe in Italia in ricerca rispetto ad altri paesi?
A tal proposito vale la pena leggere questo articolo ed aprire una parentesi.
Nel nostro paese gli investimenti in ricerca e sviluppo sono nell'ordine dell'1% sul PIL. Questo per i settori in cui non vige alcuna problematica particolare ,come al contrario avviene per gli OGM. Eppure nonostante non esisteno particolari barriere si investe meno della metà di ciò che viene fatto di altri paesi,come ad esempio la Germania.
Ci sarà una questione a monte,  o no?

Ma ammettiamo che il delta di differenza sia responsabilità di questo fatto. Tra i paesi citati nell'articolo dell'Unità compare il Giappone dove gli investimenti in ricerca sono particolarmente significativi; a questo proposito mi verrebbe da pensare che, in funzione dei risultati economici che il PIL esprime per quel paese , questo dato sia ininfluente per la crescita. Anzi.


E' interessante  scoprire come,  in molti paesi, le relazioni tra  crescita economica (PIL) ed investimenti in ricerca e sviluppo  siano inversamente proporzionali tra di loro.
Se la Cina investe l'1,6% del suo PIL la sua crescita è tra l'8 ed il 10%, se la Germania investe il 2,6% la sua crescita è meno di un terzo di quella della Cina. Del Giappone abbiamo già detto, lì di crescita non ne vedono da un po'.
Quindi?
Quindi viene da pensare che in realtà lo sviluppo della ricerca transgenica non ha tanto l'obiettivo di rafforzare e rendere più competitivo il nostro settore agricolo, quanto quello di essere attraente per quei soggetti che producono soluzioni transgeniche che rivendono sul mercato in qualità di produttori.
Abbiamo noi un'industria  di biotecologie così significativa da poter sopportare investimenti nella ricerca?
Stando ai dati fino al 2008 esistevano in Italia 228 aziende impegnate nel campo delle biotecnologie, di queste 155 nel campo della cura della persona e 30 nel settore agroalimentare. Il fatturato totale all'epoca non superava i 10 miliardi di euro (il PIL italiano è di circa 1.750 miliardi di euro). Poca roba verrebbe da dire (30 su 228).

Terza affermazione:

gli Ogm sono decisivi per la nostra societa' che oramai non ne puo' piu' fare a meno


questa frase è quantomeno impegnativa per la "nostra" società se per decisivo si intende che non ne possiamo fare a meno perché senza di quello ci manca un elemento importante per crescere economicamente, e per sviluppare ricerca che contribuirebbe ancora di più a quella crescita.
Non ne parliamo poi se pensiamo che abbiamo il problema di far uscire dalla fame intere fette della popolazione e che quindi senza gli OGM siamo spacciati.

L'ultima parte dell'articolo ci racconta che :

 pochi sanno che almeno da 40 anni in Italia si usa il grano Creso - modificato geneticamente grazie all'uso dei raggi gamma nei laboratori dell'ENEA - per fare pasta e il pane; che il pomodoro 'ciliegino' non e' che un ibrido costruito nei laboratori israeliani e coltivato oggi in tutto il mondo, e mentre il San Marzano che era una nostra produzione tipica, e' quasi scomparso perche' l'unica pratica di difesa dal virus che lo ha decimato sarebbe un intervento di ingegneria genetica, vietato in Italia.

ora, pochi sanno forse perché nessuno ha l'interesse a dirlo in modo preciso? e poi il concetto di ibrido si identifica esattamente con quello di intervento genetico atto a modificare un gene attraverso una manipolazione fatta in laboratorio? L'innesto è la stessa cosa?

La normativa europea che regola l'informazione su questo aspetto è la seguente:

http://europa.eu/legislation_summaries/environment/nature_and_biodiversity/l21170_it.htm

mi viene da pensare, a leggere quel testo, che se non so nulla del pomodoro ciliegino è perché qualcuno non mi informa adeguatamente se l'obiettivo della normativa è quello di:


  • informare i consumatori grazie all’etichettatura obbligatoria di questo tipo di prodotti,
  • creare una « rete di sicurezza » grazie alla tracciabilità di tali prodotti in tutte le fasi della fabbricazione e della commercializzazione.


oppure sono prodotti che in realtà sfuggono alla classificazione di Organi geneticamente modificati.
Che la questione dell'informazione sia un elemento cardine in questa questione è evidenziato dal fatto che molta della soia classificata come OGM viene utilizzata come mangime per gli animali.
Ci arriva sulle tavole grazie a questo fatto e, con l'eccezione dei mangimi biologici, quello è quanto fanno mangiare a mucche, polli e maiali.
E questo perché nessuno ha interesse a classificare quelle carni come prodotte attraverso mangimi geneticamente modificati.

Ci sarà un perché!

Un particolare interessante da rilevare è che la  legge che sull'indicazione degli Ogm,  non si applica ai mangimi destinati agli animali di allevamento. Questo vuol dire che sull'etichetta  non verrà indicato il tipo di mangime proposto agli animali nel corso dell'allevamento. La questioen non è banale visto che  lamaggior parte dei mangimi venduti in Italia  contengono l'80% di soia Ogm e anche molto del mais utilizzato è geneticamente modificato.  Premesso che l' EFSA ha più volte ribadito che le carni, il latte e le uova di animali nutriti con mangime OGM non contengono tracce residue,  per cui non vi sono pericoli per il consuamtore, è singolare spacciare la nuova legge  come una norma che  tutela maggiormente i  cittadini  dagli Ogm, quando si  dimentica di rendere obbligatorie le indicazioni sull'etichetta sul tipo di mangime. E non poteva essere diversamente, visto che buona parte degli allevamenti italiani (tranne quelli di  mucche che producono formaggi Doc come Parmigiano Reggiano, Fontina ........e quelli cresciuti in aziende biologiche ) contengono soia o mais  OGM. Potevamo bloccare con una legge gli allevamenti italiani?
fonte:
http://www.ilfattoalimentare.it/etichettatura-dorigine-quello-che-non-si-dice-sulla-nuova-legge.html

Rimane l'ultima questione. Ma chi ha interesse a spingere gli OGM ed i dati per capire il problema sono univoci?
A questo dedicheremo un altro post, se avremo tempo. Intanto leggetevi questo.












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