Come funziona il sistema previdenziale, spiega il premio nobel Brunetta

Sentire il professor Brunetta spiegare perché il sistema previdenziale è iniquo e va riformato è il miglior spot possibile per chi, come me, pensa che dietro a questa questione c'è una truffa ai danni di chi lavora.
Il discorso che fa il tipo lo potete sentire qui.
Quello che non vi sfuggirà è il modo fumoso, contorto ed approssimativo che questo tizio ha usato per dare forza ai suoi argomenti.

Mi limito ad un'osservazione sui numeri che "l'economista" va sciorinando di fronte alla platea.

Lui dice che per pagare l'equivalente del 60/70 per cento del salario medio di una persona, visto che si paga il 33% in termini di contribuzione, servono due anni di lavoro per ogni anno di pensione.
Indi per cui:
visto che si vive mediamente 78,80,82 anni (scegliete voi il numero)
visto che si va in pensione a 55/60 anni 
visto che è necessaria una contribuzione di 40 anni
visto che i contributi versati coprono solo 15/20 anni di anni spendibili in pensione (già qui spiegare come fa 15 in alternativa a 20è dura, visto che con 2 anni di contributi copro 1 anno di pensione ) ,
visto che la somma di 55/60 anni  (età di uscita dal lavoro) con i contributi a copertura (i famosi 15/20) lasciano scoperta una finestra di vita di circa 10 anni per i quali qualcun altro (le nuove generazioni secondo lui) ti devono pagare quel regalo (come lo definisce la Fornero).
Ascoltarlo lascia basiti, ed uno  si spiega come mai un mantra così approssimativo  in termini di argomenti abbia  bisogno che ci si nasconda dietro ai mercati, all'europa e a quel cesso della tedesca per trovare il sostegno necessario con cui celare l'ennesima rapina ai danni dei poveri cristi.
Per rimanere alla pochezza dei suoi numeri ed al modo disinvolto in cui fa le somme la prima questione è:
L'unica ipotesi in cui,stando ai numeri del nobel Brunetta, a fronte di 55 anni di età anagrafica ho 10 anni di "regalo" è quella di una copertura pari a 15 anni. C'è qualcuno in Italia che gode di questo privilegio tra i lavoratori? Cioè che puo' permettersi di avere l'equivalente di 30 anni di contributi per avere una pensione da scialacquare a 55 anni che vale tra il 60 ed il 70% della sua busta paga (perché se vale la regola versi per due ti pago 1 anno 30:2=15)?
Magari qualche onorevole o senatore.
veniamo a cose serie.
Oggi mediamente si va in pensione, con le regole attuali,a 59 anni e rotti (età anagrafica).
Se uno però guarda un po' in giro scopre che:

 "Nel 2010 la Commissione europea per gli affari economici e finanziari ha elaborato dati riferiti al 2008. Intanto per tutti i paesi europei risulta una differenza tra l’ età fissata dalla legge e l’ età reale di pensionamento. In Germania, per esempio, l’ età media del pensionamento reale era di 61,7 anni; la Francia di 59,3 anni; l’ Italia di 60,8; la Danimarca di 61,3. Come si può vedere in Germania andavano in pensione alcuni mesi dopo di noi, per converso noi andavamo in pensione alcuni mesi (17) dopo la Francia e la Danimarca (5). Ci sono delle differenze, ma le nostre non sono così drammatiche come vengono presentate. "

Quindi abbiamo un documento della commissione europea che dice già qualcosa di diverso rispetto al sentito dire.
Questo scalino dell'età di pensionamento è destinato a crescere nel tempo stante che, pur a fronte di un minimo di 40 anni di contributi, con il meccanismo delle finestre di uscita oggi devi lavorare un anno e tre mesi in più (quindi siamo già ai famosi 41 anni) senza che per questo lo stato ti riconosca alcunché sulla pensione. Infatti continui a pagare il 33% di contributi sul tuo salario, per quell'anno e tre msei in più di lavoro, senza che ciò influisca su quanto incasserai come assegno pensionistico. Possiamo dire che sono i lavoratori, in questo caso, a regalare il 33% dei loro soldi a qualcun altro?

Veniamo alla questione relativa all'aspettativa di vita partendo da una distinzione.


"Nell'Unione Europea, la speranza di vita è di 78,6 anni (74,7 anni per gli uomini e 82,5 per le donne).
Nell'Unione Europea, la speranza di vita in buona salute è di 70,4 anni per tutti i cittadini (68,2 per gli uomini e 72,6 per le donne).

Al momento in Italia l'aspettativa di vita per un italiano medio è di 79,12 anni ponendosi al secondo posto nella classifica europea, mentre sale al primo posto per l'aspettativa di vita in salute che è pari a 71,20 anni."




Rifacendo un po' i calcoli di Brunetta possiamo dire che oggi un lavoratore che versa contributi per 40 anni, e che di fatto ne lavora 41,3, andando in pensione a 59 anni (che significa aver iniziato a lavorare a 18) è in grado di pagarsi la sua pensione (il 60/70 percento spannometrico del suo salario) senza per questo dover ringraziare nessuno.
Deve avere la fortuna di godere di buona salute, cosa che stando alle statistiche non è certa, visto che con buona probabilità dai 70 anni in su avrà la necessità di qualcuno che l'assista.
La prospettiva, in ogni caso per gli altri, è quella di lavorare fino a 67 anni (perché così vogliono i tecnocrati) con la bellezza di tre anni alla grande ed il resto nella merda.
Ma tutto questo a fronte di che tipo di società e di mercato del lavoro?
Questo Brunetta non lo dice ed a quelli come lui e come Ichino non interessa.
Per loro conta che qualcuno (i giovani) regala a qualcun altro (i vecchi) una roba che lascerà i primi in mutande. Si perché la questione non è che quelli come Brunetta, Ichino, Marchionne e soci costruiscono un sistema di bassi salari, in cui se va bene inizi a lavorare seriamente dai 30 anni in poi se non te la sfanghi con una partita IVA ed il bollino di imprenditore e libero professionista sul berretto. No, la questione non è quella. Il problema sono quei rincoglioniti dei loro padri che hanno la pretesa, dopo 41 anni di lavoro, di godersi qualche anno senza rotture di coglioni prima di morire.



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