Tra rivoluzione e lobotomizzati


Vivo in un posto in cui un tizio si dimette per uno scandalo che ha a che fare con mazzette e lo mandano a casa con 5 milioni di euro di buona uscita, il tutto dopo che ha gestito per anni una società che ne controlla un'altra in cui ha piazzato sua moglie che lì fa l'amministratore delegato. Di mestiere, tra le altre cose, fanno armi che ammazzano gente in giro per il mondo. In un'altra un tomo che una volta faceva il sindacalista oggi fa l'amministratore delegato delle ferrovie dello stato che, per incentivare l'alta velocità, manda a casa 800 lavoratori.Un tizio che guadagna 6 milioni di euro all'anno e non riesce a vendere macchine perché fanno cacare se la prende con gli operai che gli rompono i coglioni dopo aver chiuso un paio di fabbriche, ricattato qualche decina di migliaia di lavoratori e messo in cassa integrazione tutti gli altri.In tutto questo sembra che il problema di questo paese siano i padri che rubano il futuro ai figli. E, stando alla popolarità che gode il nuovo governo, parrebbe che i figli diano ragione a chi sostiene questa tesi. Sarà mica un paese pieno di giovani cervelli rincoglioniti questo?.
Probabilmente sì. Ammetto che non è facile resistere alla manipolazione continua fatta dai media, da quello che ti scorre davanti tutti i giorni e che continua a martellarti il cervello in tutto ciò che ha sembianza di messaggio. Che sia un cartellone pubblicitario o il parere di qualche esperto che ascolti in TV quando ne hai voglia.
Ieri sera per un attimo ho sentito Severigni (un fighetto con capelli tutti bianchi e che parla con la erre moscia da New York) dire le solite cose ripetute mille volte. Bisogna lavorare di più e per più anni, rinunciare ad un sacco di cose che nella vita di uno qualsiasi di noi segnano la differenza tra vivere con il naso sopra il livello dell'acqua e respirare o morire affogato.
E non vale niente che quelle cose dette così ed in quel modo sono solo un cumulo di cazzate e non sono, soprattutto, vere.Ma chi può contrastare uno come quello là? Uno che quando finirà con il suo mantra ne avrà mille altri pronti a sostituirlo nel suo dire? Io, voi? E come? Con quale forza e con quale attenzione da parte di chi avrebbe tutto l'interesse ad andare fino in fondo su certe questioni? 
Chi glielo racconta ai più che i Greci in media lavorano più dei tedeschi così come gli Italiani, che un operaio non decide sul grado d'innovazione e sulla qualità delle cose da produrre e vendere sul "famoso mercato". Che in pensione siamo messi e lo siamo stati né più e né meno come quelli del nord e meglio dei francesi. Che tutta la flessibilità del mondo non ha salvato gli yankee da questa roba che chiamano crisi.
Manca la voglia di interrogarsi e capire, hanno spogliato le persone dalla voglia di indagare. Il terrorismo che corre quotidianamente a botte di grafici e spread che salgono impetuosamente, gli scenari foschi e la mancanza di prospettiva che non sia nell'orizzonte che ti hanno incollato davanti alla tua finestra hanno ridotto gran parte delle persone, che vivono in questo paese, in una massa acefala che cammina con le mani sulle orecchie quasi a proteggersi e con la bocca spalancata in un urlo liberatore  dire:
"fate qualsiasi cosa ma lasciatemi sopravvivere, sono disposto a tutto".
E loro qualcosa lo stanno facendo. Una lenta spoliazione dei più a vantaggio di pochi. una roba che in questo cesso di mondo non è una novità da secoli. Riescono a tirare fuori argomenti vecchi che servono sempre, e che di solito salutano l'esercito di infanti che parte per una guerra in cui morire a vantaggio di qualche monarca assoluto.
Con un vecchio novantenne, famoso per aver fatto la cresta anche sul biglietto aereo che doveva pagare con il suo ricco rimborso da parlamentare europeo, dire con il dito alzato a mò di ammonimento "La comunità, facciamolo per l'Italia, ce la dobbiamo fare."
Ma per chi? Per noi o per loro? No. Per lui, per il mercato. Quell'entità imponderabile che governa la vita di milioni d'individui. Una roba che risponde a logiche di efficienza, vantaggio competitivo e affidabilità. Metti insieme tutta questa roba e non riesci a capire come l'uomo (in senso lato) dopo essere riuscito a dominare quelle che lui chiama "le forze della natura", cambiato il paesaggio di tanti luoghi, imbrigliato la forza di tanti fiumi, maree ed uragani non riesca a mettere ordine in modo razionale a quella roba che chiamano economia.
C'è finzione in tutto questo e la cosa è chiara, avvertita inconsciamente od epidermicamente. Però chi può riannodare i fili di un discorso, rispolverare e dare il giusto senso a parole come comunità? Lavorare e produrre soluzioni per noi in quanto soggetto collettivo?
Forse abbiamo bisogno del cataclisma, dell'azzeramento e del default. Il problema, per come la vedo io, e che ripartiremo da punto in cui tutto e crollato, ripetendo gli stessi errori e che quel macello servirà a rendere più ricco chi già lo è e più disperato chi lo sta diventando ogni giorno che passa. A meno che la rivoluzione non sia tale sul serio con il suo tributo di martiri e teste mozzate, e non una passeggiata a Zuccotti Park. Come lo fu a favore della borghesia qualche secolo fa.

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