Economia e potere
Quali conseguenze ha prodotto l'austerità?
Ha distrutto una parte importante del tessuto industriale, delle piccole e medie imprese.
Questo il passaggio dell'intervista ad un fenomeno che parla di crisi su infoaut. I nostri per darsi un po' di contegno hanno scovato l'economista che insegna in Svizzera e che mette in fila una serie di banalità e di cazzate imbarazzanti.
Questa è una di quelle. Varrebbe la pena spiegargli che il tessuto economico italiano, fatto per lo più da piccole aziende che producono basso valore aggiunto, sono massacrate proprio dalla competizione con altre aziende in altre latitudini in cui il "fattore" economico "costo" del lavoro (che è l'elemento determinante in questo tipo di competizione) è la discriminante e fa la differenza.L'austerità c'entra come i cavoli a merenda ed è uno degli elementi della crisi del capitalismo, ma non l'elemento che genera i cambiamenti quanto quella che li registra sul fronte sociale e li radicalizza. I padroni de-localizzano dove costa di meno o chiudono se non hanno capacità e risorse per farlo. Perché lo fanno? Perché quello che producono in termini di valore di scambio vale sempre meno ed i consumi qui non garantiscono più spazi nel mercato.Produrre scarpe o suole come nel distretto di Macerata, se il prodotto non offre sostanziali differenze con quanto producono in Cina o in Albania, semplicemente non conviene più. Questo processo è iniziato in Italia nel 1990 e quello che lo ha determinato è a monte, non a valle.La finanza, i cambiamenti negli assetti produttivi, lo spostamento dei capitali in altri posti sono elementi di un unico corpo. Non sono segmenti distinti sui quali è possibile intervenire a prescindere dal resto. Rivendicare il salario minimo di cittadinanza è una bella cosa, così come chiedere di pagare meno tasse. Se si opera solo in quella direzione non si ottiene nulla se non a scapito di altri soggetti o servizi per la collettività. Porsi il problema del cambiamento significa porsi la questione del potere. Bisognerebbe parlare di economia e lotta di classe. Ma questi parlano d'altro.
Ha distrutto una parte importante del tessuto industriale, delle piccole e medie imprese.
Questo il passaggio dell'intervista ad un fenomeno che parla di crisi su infoaut. I nostri per darsi un po' di contegno hanno scovato l'economista che insegna in Svizzera e che mette in fila una serie di banalità e di cazzate imbarazzanti.
Questa è una di quelle. Varrebbe la pena spiegargli che il tessuto economico italiano, fatto per lo più da piccole aziende che producono basso valore aggiunto, sono massacrate proprio dalla competizione con altre aziende in altre latitudini in cui il "fattore" economico "costo" del lavoro (che è l'elemento determinante in questo tipo di competizione) è la discriminante e fa la differenza.L'austerità c'entra come i cavoli a merenda ed è uno degli elementi della crisi del capitalismo, ma non l'elemento che genera i cambiamenti quanto quella che li registra sul fronte sociale e li radicalizza. I padroni de-localizzano dove costa di meno o chiudono se non hanno capacità e risorse per farlo. Perché lo fanno? Perché quello che producono in termini di valore di scambio vale sempre meno ed i consumi qui non garantiscono più spazi nel mercato.Produrre scarpe o suole come nel distretto di Macerata, se il prodotto non offre sostanziali differenze con quanto producono in Cina o in Albania, semplicemente non conviene più. Questo processo è iniziato in Italia nel 1990 e quello che lo ha determinato è a monte, non a valle.La finanza, i cambiamenti negli assetti produttivi, lo spostamento dei capitali in altri posti sono elementi di un unico corpo. Non sono segmenti distinti sui quali è possibile intervenire a prescindere dal resto. Rivendicare il salario minimo di cittadinanza è una bella cosa, così come chiedere di pagare meno tasse. Se si opera solo in quella direzione non si ottiene nulla se non a scapito di altri soggetti o servizi per la collettività. Porsi il problema del cambiamento significa porsi la questione del potere. Bisognerebbe parlare di economia e lotta di classe. Ma questi parlano d'altro.
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