Una storia di cancro

A Torino hanno festeggiato i 2.500 trapianti di fegato. Gran cosa e sono sinceramente contento per tutte quelle persone.

L'ospedale in questione lo conosco bene, ci ho soggiornato lo scorso anno da Maggio a Giugno avanzato.  Tutto è iniziato con un mal di stomaco, una ecografia e il ricovero immediato.
All'inizio non ci capivo un cazzo, c'era un problema di epatite evidente ma non era solo quello. 

La somma di esami  non l'ho fatta, ricordo solo che è stata una escalation. Mi hanno bucato la vena sul collo, introdotta una sonda per vedere dentro lo stato del fegato, c'è stata la biopsia, insomma un'esperienza che ti avvicina alla coscienza di quanto per te sia sopportabile il dolore. Ho capito che la mia soglia è molto alta, così come la perseveranza.
Puntualmente dopo ogni esame il medico mi raccontava l'esito. Ho capito che non c'era certezza, gli esami non davano informazioni certe. Poi la parolina magica : un trapianto risolverebbe tutto.

Quando mi è stato certificato che per me non si poteva fare in quanto inutile ho solo pensato " e ora che cazzo faccio? devo sistemare un po' di cose prima di mollare. Da dove inizio?"
La sensazione di essere tra quelli spacciati non è il massimo, il fatto che non ti dicano cosa fare non ne parliamo. La discesa dentro quello stato dolente di disperazione e terrore è una cosa indescrivibile.Io ho avuto culo, a dispetto del primario ,che pensava di imbottirmi di pillole, chi mi seguiva mi ha suggerito di andare da un'altra parte, in un altro ospedale. A Padova. 

Qui ho misurato che anche in medicina esistono filosofie ed approcci diversi, dove sono andato mi hanno detto che era necessario resecare una parte importante del mio fegato (il 60%), che il rischio di mortalità era alto ma che la cosa era necessaria per iniziare il percorso che, una volta superata la fase critica, mi avrebbe dato qualche opportunità in più. Ad esempio il trapianto.

Sono entrato al mattino alle 7 in sala operatoria  e sono uscito la sera. L'ultima cosa che ricordo prima di chiudere gli occhi è stato il viso di un'infermiere di colore enorme, l'ago che entrava in vena da una parte e poi dall'altra. Mi ha fatto male. La prima immagine che ho avuto al risveglio  è stata quella di mia moglie china su di me. La sensazione di fastidio per la cannula nel naso e che ti arriva in gola, i gesti lenti, il torpore, lo scriverle con il dito sul suo braccio ti amo. Il reparto era quello di terapia intensiva. In quel posto c'erano pochi letti, è un confine tra la vita e la morte, lo frequenti cosciente misurando in modo preciso che significa morire. Gente che arrivava e veniva portata via con il lenzuolo a coprirli. Figli dolenti increduli che quella cosa era capitata a quell'uomo forte, che fino a qualche ora prima era con loro in spiaggia. Ricordo un signore in coma con vicino una donna che chiamava continuamente il suo nome.
Io sono ancora qui, sono passati esattamente 15 mesi da quel Maggio 2012 e 13 da Luglio. Spero ancora nel trapianto anche se gli ultimi eventi sono da film giallo.
Durante uno dei periodici controlli sono state viste delle lesioni nella parte di fegato che rimane, questo mi dava la possibilità di essere messo dentro la lista dei trapiantabili con priorità data dall'età (non sono tanto vecchio) e dalla recidiva del tumore. Altri esami ed altre conferme. Poi accade che quelle lesioni spariscano d'improvviso, nessuno le vede più. Gli stessi che mi avevano diagnosticato una cosa adesso dicono che è così, e che non si sbagliano. Tutto questo cambia lo stato di cose, ritorni al tran tran, di trapianto non se ne parla più e si vedrà più avanti. Il più avanti è il 19 di Settembre. Altro esame altro giro.

Scrivo questa mia esperienza per vari motivi, in primo luogo per me e per quelle persone che magari, passando da qui, possono trovare un motivo in più per andare avanti e resistere. per seguire il suggerimento di uno che mi disse di lasciare il segno, la testimonianza di cosa significhi.
Poi per dire che sono contento per i 2.500 anche se una considerazione l'ho fatta. Sono ancora vivo grazie all'intuizione di un medico, e al coraggio di un altro che si è fatto carico del rischio.I numeri si possono leggere in tanti modi, e tante volte paiono belli. Ma paiono e basta.
p.s.
io sto bene, ma mica solo fisicamente.

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