Strano, sono aumentati i profitti ed è aumentata la disuguaglianza. E' il capitalismo bellezza!
Questo di sotto è del 2008 (il virgolettato). Siamo nel 2014. Quello che propongono è contrarre ulteriormente i diritti, aumentare la precarietà facendola diventare universale, e ridurre i salari. Una masnada di criminali.
C'è un'altra considerazione: un'economia che mira a svilupparsi aumentando la quota di indebitamento delle famiglie produce un corpo sociale ancora più ricattabile.
Provate a pensare ad uno che con 1300 euro al mese di stipendio ne impegna un quinto per pagare i debiti, un'altra parte per il mutuo ed il resto per provare a sopravvivere. Pensatelo quando deve rinunciare ad un giorno di salario per fare uno sciopero. Provate ad immaginarlo poi fuori da quell'aggregatore sociale che può essere una fabbrica o un luogo di lavoro qualsiasi, senza alcuna rete sociale che lo supporti.
Forse vale la pena sul serio ricominciare a seminare pillole di sovversivismo davanti alle mense dei poveri, o davanti a qualche moschea.
"Anche i dati sulla dinamica dei profitti delle maggiori imprese industriali
italiane (campione Mediobanca) indicano che dal 1995 al 2006 i profitti netti sono
cresciuti di circa il 75% a fronte di un incremento delle retribuzioni (nelle imprese di
medesima dimensione) pari a solo il 5,5%. La caduta della quota del lavoro sulla
ricchezza nazionale e l’aumento di quella dei profitti (dagli anni Ottanta) hanno determinato
una caduta della domanda interna che è stata surrogata da un’espansione della domanda fondata
sull’indebitamento delle famiglie, quella che Bauman ha chiamato “l’economia delle carte di
credito”. In Italia, il rapporto tra debito (mutui, credito al consumo, etc.) e reddito medio lordo
delle famiglie ha raggiunto il 50% (circa 17 punti in più dal 2001 al 2008): circa 15.900 euro
annui di debiti in una famiglia di lavoratori dipendenti, rappresentati per il 79,4% da immobili
abitativi per il resto da debiti per consumi e per attività lavorative.
Le disuguaglianze alle origini della crisi che stiamo attraversando riguardano soprattutto
lavoratori dipendenti e pensionati. Nella crisi queste disuguaglianze non potranno che
accentuarsi. Già oggi, l’Italia risulta il sesto paese “più diseguale” tra i paesi Ocse nella
distribuzione del reddito. "
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