AUTONOMIA E LOTTE COMUNITARIE: LA STORIA DI GUADALUPE CAMPANUR


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All'inizio dell'anno Guadalupe Campanur è stata assassinata nei pressi del municipio di Cheràn, in Messico.
Guadalupe era conosciuta nella sua comunità per essere stata tra le fondatrici delle ronde comunitarie che, tra le altre cose, avevano l'obiettivo di preservare l'ambiente dai continui disboscamenti portati avanti da quella che è stata denominata “mafia dei boschi”.


« La comunità indigena di Cherán, simbolo della difensa comunale dell’ambiente in Messico, ha perso una delle sue migliori militanti.
Guadalupe Campanur, di 32 anni, è stata assassinata e il suo corpo è stato trovato abbandonato in un posto lo scorso 17 gennaio.
Guadalupe Campanur faceva parte del movimento comunitario del Cherán, nello Stato di Michoacán, che dal 2011 si scontra con le mafie organizzate che tagliano illegalmente i boschi delimitati dentro il municipio».” (fonte: Consejo de Jóvenes de Cherán)

Secondo “un rapporto dell’Instituto de Investigaciones Agropecuarias y Forestales (Iiaf) dell’Universidad Michoacana de San Nicolás de Hidalgo” nel territorio circostante l'opera di disboscamento aveva prodotto l'abbattimento di 9.069 ettari di boschi – “il 71% del territorio forestale esistente nel 2006”.


La storia di Guadalupe si lega alle lotte autonome che varie comunità portano avanti da una decina di anni nello stato del Michoacan e, prima di questo, in quello del Chiapas e di Oaxaca.
Il comune denominatore di queste esperienze è la ricerca di nuove forme di governo autonomo che salvaguardino gli interessi degli abitanti, rispetto a quelli di un modello di sviluppo concentrato sugli interessi economici di pochi .

Questo tragico avvenimento è l'epilogo di un'esperienza di lotta che ricorda fatti e situazioni analoghe che nel corso del tempo hanno posto al centro del dibattito la gestione delle risorse naturali.

In quella zona del Messico gli interessi della mafia dei boschi si sommano a quelli dei narcotrafficanti che ha necessità di nuovi luoghi in cui poter organizzare le proprie coltivazioni e produrre droga da rivendere sui remunerativi mercati del nord america.
In questo modo coincidono le attività di disboscamento con quelle di trasformazione delle aree boschive trasformati in campi per la coltivazione di papaveri.

Afferma Miguel Guadalupe, un attivista politico della zona: " ora e' l'oppio il nuovo business, e i guadagni possono essere di 1.300 dollari per 2,2 libbre di oppio grezzo, centinaia in piu' di quanto e' possibile guadagnare ad esempio con la marijuana"

Un reportage di Desinformemonos del 2016 racconta il coraggio delle donne di Cheran e la loro lotta sia contro la “mafia dei boschi” che contro il narcotraffico:

La mattina del15 aprile del 2011 una decina di donne del municipio p’urhépecha di Cherán, nello stato messicano di Michoacán, bloccò uno delle centinaia di camioncini che ogni giorno attraversavano il villaggio per trasportare legna rubata dai boschi della comunità. In questi camion viaggiavano sempre uomini armati fino ai denti. Dal 2008 i criminali non solo avevano saccheggiato i boschi vicini, Tres esquinas, Pakárakua, San Miguel, Cerritos los Cuates, Carichero, Cerrito de León, Patanciro e El Cerecito, ma avevano anche assassinato, umiliato, minacciato chiunque cercasse di protestare per questo.

Rosa, una cheranense di 34 anni, racconta con gli occhi e le guance sul punto di esplodere: “Ogni volta che passavano dicevano: la legna finirà, ma continueremo con le donne anziane di Cherán”.Rosa faceva parte del gruppo di donne che fermò il camioncino all’angolo tra le vie Allende e 18 de marzo”

Dice Rosa:“Abbiamo solo fermato le auto.Avevamo paura. Ma avevamo insieme anche coraggio perché non potevamo fare altro che mettercela tutta. Gli uomini cercavano di sollevare l’auto, sì così, sollevata in alto… Si sollevava come fosse in piedi sulle ruote. E noi lì a fermarli. Ci voleva tanto coraggio ma avevamo un po’ di paura nel cuore. Uno decide di ribellarsi perché non gli interessa più il coraggio, e così agisce”

Lo sviluppo di quella azione è imprevisto, il 15 aprile la maggior parte dei 18 mila abitanti del villaggio si riunì attorno ai falò, nei quartieri, fuori dalle case. La condivisione collettiva delle proprie ansie e delle proprie paure li portò a considerare che da quella strada era difficile tornare indietro.
Se era difficile tornare indietro allora valeva la pena spingersi oltre, oltre la forma di governo imposta, guardare l'autorità con occhi nuovi e ripensare il modo in cui gestire le proprie cose ed il proprio territorio.

Nelle prime settimane del movimento mandarono via i taglialegna illegali, la polizia collusa con il crimine, il presidente municipale e tutti i partiti politici. L’intero villaggio si organizzò in una forma di democrazia innovatrice che da allora si concentra nella partecipazione diretta a circa 150 falò collocati in tutti gli angoli della comunità. La Suprema Corte de Justicia de la Nación ha approvato un contenzioso costituzionale che permette a Cherán di reggersi secondo i propri usi e costumi. Hanno eletto, con votazione pubblica, un consiglio maggiore formato da 12 personalità chiamate Keri (grandi). Sono stati tutti prima proposti nei rispettivi falò, poi eletti nelle assemblee di quartiere e designati dall’assemblea generale. La maggior grandezza di questi Keri è che non sono autorità. Come spiegano con orgoglio gli abitanti di Cherán: all’interno della comunità “i Keri sono solo rappresentanti;’unica autorità è l’assemblea”.Ciò significa in pratica che i Keri possono solo eseguire le decisioni che vengono prese nei falò e nelle assemblee e possono essere rimossi dal loro incarico in qualunque momento, se lo decide l’assemblea.”

Come risultato di questa nuova politica, Cherán non ha partecipato alle elezioni federali del 2012 e 2015. Il villaggio non si è riempito di propaganda elettorale, né di accordi sporchi, corruzione e promesse con cui tutti i partiti di questo paese operano.Nel maggio 2015 Cherán ha eletto secondo i propri usi e costumi il suo secondo Consiglio Maggiore.”

Per tutto questo, per questa sfida all'impossibile, per questo assalto al cielo è morta Guadalupe.
Il 15 Aprile del 2018 saranno passati 7 anni dall'inizio di quella avventura, anni che si sommano a quelli trascorsi dal 1° gennaio 1994 giorno della sollevazione zapatista in Chiapas, alla sollevazione di Oaxaca nel 2006 e a tutto quel fiume di lotte comunitarie che attraversano il Messico. Lotte e laboratori che indicano che un nuovo mondo è possibile.



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