Anarchici

Bakunin scriveva di Marx nel 1871 " Come tutti i teorici , Marx è nella prassi un sognatore incorreggibile...".
Queste parole suonano un po' fuori contesto se uno guarda al nocciolo di quello che il pensiero anarchico  rappresenta nell'immaginari o comune.
Possiamo dividere il "pensiero" anarchico in tre grandi famiglie. Il comune denominatore delle tre è, comunque, la lotta contro il principio di autorità. Inteso questo come stato, norma giuridica o fonte del diritto.
Per alcuni la radice dell'anarchismo sta nel pensiero liberale, quello che ha come riferimento l'orizzonte dei "diritti" civili, che come  tali non dovrebbero subire limitazioni. Se ne discosta nel momento in cui  questo normativizza tutti quei rapporti che hanno a che fare con il concetto  di proprietà e di beni economici disponibili, e riconosce nello stato il soggetto delegato a stabilire le norme che regolano i rapporti dei singoli su questi temi.

L'idea di "contratto", norma, legge, mediazione, istituzione regolatrice dei rapporti tra gli uomini è rifiutata in tutte le sue possibili declinazioni. 

Proudhon era contro l'idea di un "contratto", tra "il popolo" e lo "stato", ipotizzata da Rousseau. 
Secondo lui gli uomini avevano la possibilità di mettersi d'accordo sul modo in cui intendevano rapportarsi, la sintesi è l'idea di una società in cui c'è una cessione equivalente di diritti, fatto che stabilisce da solo l'equilibrio nella comunità e il buon vivere.
Questo modo di ragionare lo portò a definire un sistema di relazioni nelle quali, alla fine, ciò che esce dalla porta rientrava dalla finestra. 
La proprietà è un furto, però nello stesso tempo è simbolo di libertà ed è riconoscimento del saper fare.
 Lo stato è un concetto astratto, messo lì perché non si vuole riconosce alla  collettività la capacità di autogestirsi senza che qualcuno stia lì a mediare e dire cosa è lecito fare e cosa no. 
In questo non si capisce dove, per Proudhon, finisce ed inizia il confine di autonomia.
Come si manifesta questa cessione equivalente di diritti, chi la riconosce. Cosa deve cedere l'individuo  della sua autonomia alla collettività. Chi decide su una questione e secondo quali regole se queste, in quanto tali, sono in contraddizione con ciò che si vuole erigere come principio base dello stare insieme : "essere autonomo e libero rispetto a tutto ciò che tende a regolare la mia vita"

Kropotkin va ancora oltre. Nel suo pensiero emerge l'idea che la natura ha "regole" e principii  rispetto ai quali è compito degli anarchici togliere tutto ciò che è di ostacolo al conseguimento di una vita armonica. Il diritto positivo, prodotto dagli uomini, deve essere rimosso a favore di quello naturale. In sé questo ha tutto ciò che occorre per far vivere senza conflitti le persone. Non è necessario null'altro che lo sforzo di rimuovere ciò che ostacola il raggiungimento di questo obiettivo: lo stato e le sue leggi.
Come farlo? Attraverso la forza delle idee. 

C'è in questo la mancanza di un'ipotesi "sovvertitrice" dello stato fatta con un'azione di forza,  questo è uno dei punti di polemica con Malatesta che, al contrario, vedeva come la natura da sé non produceva alcun risultato se mancava la volontà degli uomini  a mutare il corso degli eventi. Anche se, anche per lui, l'obiettivo di una qualsiasi rivoluzione doveva essere in primo luogo l'abbattimento del potere statale e del suo apparato.

Il sommo pontefice dell'individualismo anarchico è Stirner.
Il pensiero di questo filosofo è il massimo di ciò che uno può immaginare come massima espressione di quanti pensano che l'individuo, in quanto tale, non deve subire alcuna limitazione. Costui troverà in sé, nella propria coscienza, quanto è necessario a regolare la reciproca convivenza con quanti gli stanno attorno. Se poi la coscienza di questo individuo lo porta a prevalere con un gioco di rapporti di forza a lui favorevoli su gli sta attorno è questione che a Stirner non lo riguarda. 
Lui si muove su un piano quasi metafisico e sì, nel suo caso, astratto rispetto a quella che è la realtà quotidiana e ciò che muove la vita delle persone. 
Rimangono, in questa sintesi limitata ai più noti, i barricadieri come Malatesta  e Bakunin.
Qui l'dea di rivoluzione e di azione necessaria a "rovesciare" il tavolo è l'elemento che li contraddistingue in modo netto dagli altri. Proudhon non amava la "violenza" e fu critico anche rispetto alla Comune. Kropotkin era immerso nella sua idea di diritto naturale e di armonia, su questa linea di pacifismo anarchico Tolstoy.
Per Bakunin l'elemento distruttore è propedeutico al momento in cui gli uomini, tolte di mezzo le istituzioni, si renderanno conto che bastano a sé stessi per autogovernarsi. Il caos prima dell'ordine.
Per quanto riguarda Bakunin quello che mi ha colpito, nello scorrere i documenti e le testimonianze che lo riguardano, è il marcato "antisemitismo" che lo porta scrivere un giudizio molto duro nei confronti del suo avversario politico " Ebreo egli stesso, Marx è sempre circondato, a Londra, in Francia ma soprattutto in Germania, da una moltitudine di piccoli ebrei più o meno abili, intriganti, versatili e speculatori, come sempre sono gli ebrei: agenti di banca, letterato o politici...Tutto questo mondo giudaico- una setta di sfruttatori, una razza di sanguisughe, un unico parassita vorace...
dove esiste uno stato simile (centralizzato per Bakunin) oggi non può mancare una banca centrale di stato, e dove esiste una simile banca, la nazione parassita dei giudei, che specula sul lavoro del popolo, troverà sempre da mangiare...Comunque sia, è un fatto che la maggior parte di questo mondo giudaico, soprattutto in Germania, è a disposizione di Marx (il riferimento è al mondo bancario)"
Per chiudere, e seguendo il filo logico dell'esposizione fatta da Massimo La Torre nel suo "nostra legge è la libertà", Malatesta.
Di costui quello che ritengo interessante è lo scambio di opinioni, diverse, con Saverio Merlino. Lo sviluppo del dibattito  tra i due mette in evidenza le criticità del pensiero anarchico fino a quel momento. Per il secondo la necessità di utilizzare anche il momento elettorale per far progredire l'idea di società per cui battersi, il contestare l'idea che Malatesta aveva di preferire un "popolo cosciente e incazzato" sotto il tallone di una dittatura a uno "libero ma non reattivo" preda di una democrazia parlamentare.
Una sorta di pensiero paleo cristiano fatto da martiri pronti a sacrificare sé stessi nella fossa dei leoni.

Per chiudere questo è quanto Engels scrisse a proposito della polemica di lui e di Marx con Bakunin:
"in questa società (quella di bakunin), prima di tutto, non esiste nessuna autorità, perché autorità= stato=male assoluto. Come faranno costoro a far marciare una fabbrica e le ferrovie, a comandare un bastimento, senza direzione unitaria, questo, naturalmente non ce lo dicono."
Per quanto riguarda Marx la sintesi del suo pensiero fu in modo lapidario questo:
" Non capirò mai il senso di distruggere la casa in cui abito, anche male, senza un'idea di come debba essere ricostruita e con quali materiali"  



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