Pensioni, pensionati e rivoluzionari de noartri

Ci sta una curiosa commistione tra "marxisti" del XXI secolo, sovranisti identitari con la variante anarchica, belle anime della sinistra fighetta, solidale e borghese (di solito madamine molto virtuose e compassate nell'esternare giudizi e pensieri- quelle che parlano con quel tono di voce che ti addormenta e ti fa venire l'orchite- laureate ) sulla questione del fenomeno migratorio.

Sono tutti preoccupati per il potenziale esercito di riserva che comprimerà ancor più i salari del popolo lavorante.
Quindi, e per distinguersi dai vari Salvini e Renzi, accoglienza sì ma all'interno di un quadro di progetti sostenibili che li ricollochino etc.etc.etc.zzzzzzzzzzzzzz.........
In più gli gira il cazzo a sentirsi dire che questi che arrivano da là gli pagano la pensione.


Per loro (compresi Salvini e Renzi) Agnelli e soci aspettavano uno sbarco di Gabonesi per licenziare, flessibilizzare e tagliare salari ai lavoratori autoctoni. I 30 anni precedenti questi fenomeni non contano un cazzo. I padroni sono diventati cattivi adesso. La società è sotto stress ora, i numeri sono incontenibili.
Quindi: non si affitta ai meridionali ce lo siamo sognato. Le baracche lungo la Dora negli anni 60 una carovana di zingari di passaggio. I ghetti per terroni un'invenzione.
Mah! A me fa impressione 'sto blocco di fini pensatori.
L'Italia, dopo la Turchia e prima della Grecia, ha il più alto tasso di inattività tra la popolazione. Ma mica da mo'.

L'INPS paga le pensioni secondo un principio contabile che è quello della cassa, anche se uno pensa che quei contributi siano salario differito.
Questo principio significa che i contributi di quelli che lavorano pagano la pensione di quelli che con i loro contributi hanno pagato quella dei loro genitori.
Funziona così da sempre (tradotto, mica da mo').
Ci stanno due variabili che in questo giochetto ed in questo sistema fanno sballare i conti:
1- quanti lavorano (e a quali condizioni economiche) 
2- demografia.
Resta da dimostrare che un sistema che taglia i contributi a carico delle aziende per rendere più competitivo il costo del lavoro, aumentando il carico a spese dello stato e della collettività, vada nella direzione che domani ci sia un qualche spicciolo che possa pagare una pensione che garantisca la sopravvivenza ai futuri pensionati.


I borghesi, quelli che studiano e sanno far di conto, queste cose le sanno benissimo. C'è uno studio del 2008 che prendeva la Grecia come " caso emblematico di “sistema previdenziale mediterraneo” http://www.newwelfare.org/…/pensioni-pubbliche-e-partecipa…/ e che in qualche modo disegnava gli stessi scenari che  illustrò Boeri quando era a capo della baracca dell'INPS.

Ora, non la faccio lunga. Io, fossi rivoluzionario come loro, mi porrei il problema di accogliere quelle persone. Le formerei e ne farei un soggetto di cambiamento. Sono gli unici che hanno i coglioni per ribaltare questo sistema. Sono abituati alla guerra e le macerie non gli fanno impressione. A noi sì, invece. E la questione è che abbiamo una fottuta paura di una roba che non sappiamo indirizzare perché nessun libro ci dirà come fare. Siamo tanto deficienti da pensare che il problema è l'esercito industriale di riserva invece che i padroni. Perché alla fine il ragionamento porta a quello, un grasso lavoratore europeo che ha solo voglia di continuare a pagarsi una vacanza quando andrà in pensione in uno di quei paesi tanto esotici e che non costano un cazzo. Mica come qui da noi.


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