Maurizio Ferrari e la parabola del resistente

 Maurizio Ferrari è un compagno che ha trascorso diversi decenni nelle patrie galere. Ha occhi azzurri, capelli che sono diventati radi e bianchi ed una barba bianca.

Quando lo incontrai, tempo fa, davanti a Palazzo Nuovo
per parlare di alcune cose lo trovai immobile nell'unico spicchio di sole disponibile, in quella giornata, a scaldarsi le ossa.
Un paio di bermuda, due pedule, uno zainetto ed una maglietta bianca.
Mi riportò alla memoria quello che, tanto tempo fa, ascoltavo nei discorsi di uno più vecchio di me : non abbiamo bisogno di molto, l'essenziale te lo porti dentro. Il resto serve a coprirti e riparati dal freddo.
L'ultima volta che l'ho ascoltato è stato sotto un tendone in cui si narrava di una giornata di lotta di tanti anni fa qui a Torino.
Ci parlò del carcere, di chi ci stava dentro e ci invitò ad andare fin sotto le mura delle Vallette a fare sentire la nostra solidarietà a chi stava lì.
Uno che non molla un attimo.
Mi sono appuntato questi ricordi qui perché tre anni fa venne fuori una sua storia durante un processo contro i NOTAV. La metto sotto queste righe.
Tutto ciò per dire che la memoria e la nostra idea del mondo ha bisogno di continua narrazione ed esempi, anche quando tutto sembra una merda.
" Narrano le cronache che nell'ultima udienza contro i notav per gli scontri del 2011 Maurizio Ferrari (ex BR), insieme ad un altro compagno, si sia alzato e sia andato verso la gabbia in cui stava un compagno imputato anche lui. Si è rivolto al giudice e ha detto "non potete dividerci così". Il compagno è stato fatto uscire dalla gabbia e si è seduto vicino al suo avvocato. La morale? Trovatela voi. Io dico solo che ci sono persone che con i loro gesti segnano il corso degli eventi. Altri fanno salotto.

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