Conversazione con il pittore - 6a parte
(A)ri(A)nn(A)- Dreams
Mi sono fatto un giro alla GAM.Iniziamo da questo giro?
Ho collaborato ad un quadro con una bimba di 4 anni (o 3, non ricordo).
La relazione con la GAM e quello di cui parliamo?
Che l'arte senza fronzoli è roba per bambini, gli adulti con tutti i loro costrutti e le frasi senza senso per darle un senso sono di troppo.
Mi sono fatto un giro nella parte della galleria che ospita alcuni lavori della cosiddetta avanguardia, l'occasione è quella di Artissima che ha permesso l'esposizione di un po' di lavori in spazi dedicati.
Dicevo del giro e di quello che ho visto. Francamente ne sono uscito sconcertato. C'è una predisposizione a iperboli che dovrebbero spiegare il senso di quello che guardi. E quello che guardi sono una serie di tele monocromatiche, con colori declinati senza particolari artifizi, mi è sembrata tanto l'esposizione della cartella colori dell'imbianchino che venne a casa mia a farmi vedere con cosa poteva tinteggiare le pareti.
Boh, non so cosa pensare. Uscito da lì che mi è rimasto? Niente. Non che tutto ciò che era esposto ha suscitato questo tipo di reazione, c'erano lavori che seguivano più o meno lo stesso copione con in alcuni casi una grinta diversa. Però, alla fine, niente di che.
E la ragazzina in tutto questo?
La ragazzina in tutto questo potrebbe esporre la sua "arte" spontanea alla GAM.
Credo che il bandolo di tutta questa matassa stia in una considerazione, la nostra memoria è tutta nella capacità attraverso un segno di lasciare una testimonianza di noi, di quello che siamo, di ciò che facciamo, di come viviamo, delle passioni, del dolore che ci attraversa la vita e infine della morte che aspetta sorniona.
Se ti volti indietro trovi testimonianza di ciò nei segni lasciati sulle rocce, che questi raccontino una scena di caccia o una serie di mani colorate lasciate lì come impronta di un passaggio. Prima ancora della musica, della poesia, della letteratura...il segno. Da quello tutto il resto che accompagna il nostro quotidiano.
Il segno evolve, ci racconta sempre meglio, ci descrive nella letteratura, ci permette di ascoltare estasiati con le note su uno spartito una melodia e così via.
Il segno e il colore che ne definisce la sostanza sono la cornice dentro la quale il resto vive.
Quando la "ragazzina" si è messa di fronte a questa tela bianca, una roba recuperata e trattata con del gesso acrilico per cancellare quello che c'era prima, ha iniziato a disegnare un cerchio, degli occhi e una bocca. Segni universali e riconoscibilissimi. Dopo un po' da questa roba ordinata e tradizionale (cosa potrebbero disegnare i bambini se non un volto tondo o una casa ? ) è scappata nel suo mondo, quello che probabilmente l'affascina e che a noi non racconterà mai. I suoi segni sono diventati forti, quasi violenti. I colori pastello e delicati sono diventati altro e là è venuta fuori tutta la sua energia. O almeno così la interpreto io.
Quando è andata via ho completato quello che mi aveva lasciato inserendo uno schizzo del suo volto, che si addormenta sulla massa di colori su cui appoggia il suo braccio.
A cosa ci porta tutta questa tiritera?
Al fatto che nel cerchio che ti ho descritto l'altra volta, come tendenza dell'arte di cambiare il modo in cui rappresenta ciò che ci è intorno o dentro di noi con segni convenzionali e no, c'è quella bambina. Il suo percorso da un segno "tradizionale" riconoscibilissimo per arrivare ad una sorta di liberazione del proprio modo di esprimere emozione che mi ha dato tanto l'impressione di una sorta di caos controllato e felice. Ecco, lì ci ho visto "l'arte".
La differenza con i quadri monocromatici di cui parlavi?
La differenza sta tutta nella spontaneità e nel sentirsi veri quando si produce qualcosa, senza sovrastrutture mentali e altre balle che condizionano. Un po' il concetto dell'art brut e dei suoi protagonisti.
Da parte dei cosiddetti professionisti avverto questa tensione. Il cercare di uscire da schemi convenzionali con la differenza che questi hanno l'ambizione comunque di lasciarti una riflessione e uno stimolo intellettuale. Il tutto annaffiato da un mare di parole del critico di turno che ti raccontano il percorso dell'artista, con una serie di frasi messe là tanto per dare una cornice scintillante al tutto. La scrittura e la rappresentazione immiseriscono il tutto e non arrivano al punto. Celano, non spiegano niente e manipolano. Guarda un po' come descrivono Burri.
Il problema è che siamo sovraccarichi di significati che non significano nulla. D'altra parte veniamo da un percorso in cui essere "originali" è difficile. Quando sei passato dal rinascimento, al barocco, all'impressinismo, all'espressionismo, al primitivismo, ai fauves, ai cubisti, all'arte astratta di Rothko, al riutilizzo di manufatti, all'arte concettuale etc.etc. che puoi fare di più? E' come con la musica. Ti rimane la trap.
E' una provocazione?
Forse, vabbè oggi a ruota libera. Riprenderemo il filo in modo più organico la prossima volta.
In musica?
Con questi
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