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Conversazione con il pittore - 7a parte

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  Mario Paravano-Rivoluzione per la libertà dell'arte Sembra che tutto conduca su un'unica strada, quella del surrealismo. O no? Può darsi, credo che in molti artisti ci siano arrivati comunque sfiniti . Sembra che la realtà ci stia stretta, ed è per quello che ci rifugiamo nei sogni. Nella fantasia.  Quello che qui mi interessa è evidenziare uno degli elementi di cui avevo parlato prima. La necessità di redigere documenti che in qualche modo fossero il canovaccio, le regole, il senso, la proposta ideologica di gente che si metteva là con un pennello, o una penna in mano, a raccontare il loro punto di vista sul ruolo che la loro corrente dava all'arte in quel preciso momento storico, il  rapporto con la società, il suo passato e quanto era stata in grado di produrre.  Lo avevano fatto i dadaisti, prima con un breve documento di Hugo Ball nel 1916 e poi con Tristan Tzara e il suo manifesto sul dadaismo nel 1918: "  L’opera d’arte non deve rappresentare la bellezza che è

Conversazione con il pittore - 6a parte

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                                                                                                     (A) ri (A) nn (A) - Dreams Mi sono fatto un giro alla GAM. Iniziamo da questo giro? Ho collaborato ad un quadro con una bimba di 4 anni (o 3, non ricordo). La relazione con la GAM e quello di cui parliamo? Che l'arte senza fronzoli è roba per bambini, gli adulti con tutti i loro costrutti e le frasi senza senso per darle un senso sono di troppo. Mi sono fatto un giro nella parte della galleria che ospita alcuni lavori della cosiddetta avanguardia, l'occasione è quella di Artissima che ha permesso l'esposizione di un po' di lavori in spazi dedicati. Dicevo del giro e di quello che ho visto. Francamente ne sono uscito sconcertato. C'è una predisposizione a iperboli che dovrebbero spiegare il senso di quello che guardi. E quello che guardi sono una serie di tele monocromatiche, con colori declinati senza particolari artifizi, mi è sembrata tanto l'esposizione della

"Il caos prossimo venturo" è già qui- Le previsioni di un economista.

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AriannA- i miei pensieri di bimba- opera 1a 2024 Prem Shankar Jha, nel suo libro "il caos prossimo venturo" , afferma che il capitalismo è condizionato da una sua connaturata asimmetria dovuta a due fattori: - la tendenza dei mercati a ritrovare il loro equilibrio dopo uno shock - il disinteresse e la cecità rispetto agli effetti re distributivi di questi nuovi equilibri Questi elementi sono generatori di potenziali conflitti e necessitano dell'intervento dell'uomo affinché si ridimensioni la tendenza del capitalismo a generare caos . Le trasformazioni economiche, indotte dalla tecnologia, producono, all'interno di questi processi, i seguenti fenomeni: -crescita delle differenze di reddito (tendenza alla concentrazione dei profitti in poche mani) -l'utilizzo della tecnologia se accompagna la riduzione del costo del lavoro, determina contestualmente la disponibilità di minor reddito per la parte finale della catena produttiva (la base della piramide). -i camb

Conversazione con il pittore - 5a parte

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Mario Paravano- Spazi Cubismo, avanguardia, astrattismo...insomma un sacco di carne al fuoco. Pensi realmente che ci sia "autonomia" in queste correnti? Dal punto di vista espressivo penso di sì, che poi il mercato  fagociti facendo perdere anima e spessore a tutto è purtroppo la triste realtà ed è altra questione. Rimaniamo fuori dal rapporto mercato/arte e concentriamoci sui cambiamenti. C'è un libro di David Hockney in cui si descrive il lavoro del Picasso cubista.  Nel suo libro Hockney fa una disanima della fotografia, cogliendone alcuni suoi limiti, e dell'opera cubista di Braque e Picasso. Scrive: " Leggendo quello che i critici hanno scritto su un tale movimento, si incontrano discussioni relative all'intersecarsi  di piani e argomenti simili, come se il cubismo analizzasse la struttura dell'oggetto. Ma il cubismo analizza piuttosto la struttura della visione dell'oggetto. Se in un quadro cubista ci sono tre nasi, non è perché il viso ha tre n

Invito al viaggio, il Perù.

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  Se mai vi capiterà di fare un viaggio in Perù tra i posti da vedere, sicuramente, ci metterete il lago Titikaka. Io ci sono arrivato viaggiando su una vecchia auto americana, una di quelle con sulla parte posteriore un paio di ali di metallo a forma di pipistrello su cui poggiano gli stop. Una specie di batmobile. Auto dagli interni enormi in pelle consumata ed in compagnia di un autista "gordo" e simpatico. Dal finestrino vedevo scorrere valli verdi, infinite. Il ritorno è stato uno sballo, fatto di sera con il sole che se ne andava piano. Dai declivi in fila i contadini tornavano nei loro villaggi, li osservavo sgranarsi lungo le discese e di corsa affrettarsi verso casa. Uomini e donne in fila. Queste ultime con l'immancabile coperta sulla schiena ad ospitare un bambino che dormiva. I fuochi venivano accesi all'interno delle abitazioni e li intravedevo passando con il taxi su strade fatte da mille ciotoli. Forse era solo suggestione ma la sensazione era di una p

Conversazione con il pittore - 4a parte

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   Mario Paravano-esercizio n°81 Dvorak Eccoci qua, forse è il momento di passare a questioni più complicate. Introduciamo qualche elemento in più su questo stravolgimento dei canoni dell'arte? Sì, non è semplice. Ma, poiché qua non stiamo facendo una sorta di storia dell'arte dal punto di vista cronologico, possiamo anche permetterci il lusso di spaziare tra le varie correnti saltando da un periodo all'altro. Secondo te qual è il momento che segna in modo netto ed inequivocabile questo passaggio? Intendiamo il momento in cui l'arte trova, anche se a fatica, una sua autonomia nel modo in cui si esprime dal punto di vista dei contenuti, a quello dell'uso dei materiali e al suo posizionarsi in ciò che accade in giro per il mondo. Beh, secondo me non c'è una sorta di taglio netto. E' un progressivo e lento incedere. Abbiamo già detto che l'impressionismo è stato un punto di svolta per quanto riguarda il fissare con uno sguardo nuovo i colori sulla tela. L&#

Maurizio Ferrari e la parabola del resistente

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  Maurizio Ferrari è un compagno che ha trascorso diversi decenni nelle patrie galere. Ha occhi azzurri, capelli che sono diventati radi e bianchi ed una barba bianca. Quando lo incontrai, tempo fa, davanti a Palazzo Nuovo per parlare di alcune cose lo trovai immobile nell'unico spicchio di sole disponibile, in quella giornata, a scaldarsi le ossa. Un paio di bermuda, due pedule, uno zainetto ed una maglietta bianca. Mi riportò alla memoria quello che, tanto tempo fa, ascoltavo nei discorsi di uno più vecchio di me : non abbiamo bisogno di molto, l'essenziale te lo porti dentro. Il resto serve a coprirti e riparati dal freddo. L'ultima volta che l'ho ascoltato è stato sotto un tendone in cui si narrava di una giornata di lotta di tanti anni fa qui a Torino. Ci parlò del carcere, di chi ci stava dentro e ci invitò ad andare fin sotto le mura delle Vallette a fare sentire la nostra solidarietà a chi stava lì. Uno che non molla un attimo. Mi sono appuntato questi ricordi q