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Rivera e Siqueiros… e la revolucion

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Majakowskij dedica al Messico una parte importante del suo libro America. Narra del suo incontro con Diego Rivera di cui parla con poche e scarne righe. Di lui ci lascia l’immagine di un uomo imponente, con una gran pancia che confessava al suo interlocutore che metà delle cose che gli raccontava erano bugie. Era il 1925. Nel Messico la rivoluzione aveva terminato il suo percorso nel 1917 con la promulgazione della nuova costituzione, gli scontri armati erano cessati nel 1920 .  Le ragioni della rivoluzione messicana Nel 1910 il Messico aveva una popolazione di 15 milioni di abitanti, di cui circa tre quarti vivevano nelle campagne. La proprietà delle terre era concentrata nelle mani di poco più di 800 grandi latifondisti e 400 mila piccoli e medi proprietari. Di fronte a loro 12 milioni di peones conduceva una vita misera. Negli anni della rivoluzione un milione di persone perse la vita in quella che nel corso del tempo finì per trasformarsi in una guerra civile. Fu uno ...

Post per un'amica

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Annuncio ritardo: il treno della vita che passa una volta sola arriverà con un ritardo previsto di novanta anni ci scusiamo per il disagio.(Cit.) Mi è capitato di intessere relazioni che si sono perse con il tempo, dense di cose e aspettative, promesse e arrivederci che in realtà si sono rivelate come un addio. Avrei una voglia matta di cristallizzare il tempo in un ricordo, riportare le persone vicino a me, stare intorno a un tavolo a discutere di quello che siamo stati e siamo ora. Di spiegarmi e narrare a loro della mia/nostra indaguatezza rispetto alla vita. Di qualcuno/a mi rimangono dei messaggi, di altri l'evanescenza del ricordo del loro volto. Di uno di questi ricordi la traccia di uno scritto. "Quello che è sicuro è che le tue parole sempre attivano un flusso... emozionale, viscerale, animale e profondamente umano allo stesso tempo... è credo l'eco di una rabbia affine, un affine modo di voler rovesciare il mondo, di pensarsi e costruirsi giornalmente come ...

Il vantaggio competitivo e la fine del lavoro, libri e considerazioni.

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Ci stanno libri che ogni tanto dovrebbero essere rispolverati e riletti. Io lo faccio, spesso. Tra gli ultimi della serie, oltre ai volumi del barbuto in edizione economica, un paio che secondo me vanno letti in sincrono. Un giorno leggi un po' dell'uno e quello dopo un po' dell'altro. Dei due ne citerò solo uno. E' la bibbia, o uno dei vangeli, di un qualsiasi padrone. Si intitola "il vantaggio competitivo" ed è stato scritto da tale Porter. Testo del 1985. Un altro parla di fine del lavoro, ed è di un'economista americano. Questo è del 95, ed il tipo piace tanto a gente da "manifesto", un tipico liberal di quelli che dicono tanto ma alla fine non vanno mai alle conclusioni logiche o consequenziali. Si rimane nell'ambito delle belle intenzioni, di come sarebbe bello il mondo se, e di quanto una vita di merda rimane tale anche se, in fondo, si potrebbe sperare altro. In questo ultimo libro ci sta la storia della coca cola che è simpatic...

I poveri e l'economia delle brave persone.

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Qualche giorno fa, durante il giro alla COOP per la spesa, ho beccato quelle della San Vincenzo. Davano una busta e un volantino su cui era scritto : non lasciamoli in mutande. Invitavano ad acquistare biancheria intima per i "poveri". La biancheria per i poveri la COOP l'aveva messa in cestoni in cui veniva offerta a prezzi bassi, tipo 3 euro a mutanda. Mi è venuto in mente, dopo averne acuistate un paio, di lasciarle alla tizia facendo un po' di polemica, tipo : La COOP deve svuotare i magazzini e trova le sinegie con voi e a prezzi modici, facendo stare bene un po' di gente impegnata ad acquistare il superfluo qui dentro, tacitando un po' di coscienze. E' la bellezza del business ipocrita e stronzo". Ho lasciato perdere, non posso rompere il cazzo a tutti. Però sta cosa mi ha fatto venire in mente quando facevo il volontario alla mensa dei poveri, il pane distribuito era quello invenduto del giorno prima. Gentile omaggio dei panificatori. Quelli si...

Sterminateli tutti. I novelli crociati

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la Stampa ha ospitato un'intervista a uno che teorizza una guerra di sterminio. Dicono sia uno storico. "Benny Morris: “È il momento di affondare Teheran. Usa e Israele sfruttino l’occasione” Lo storico israeliano: «L’influenza musulmana in Occidente minaccia ebrei e cristiani. La maggioranza palestinese sostiene Hamas. Non resta nessuno con cui fare la pace»" Ora, il riccioluto Mentana (quello che portava la borsa al cavaliere dietro lauto compenso) sicuramente non ne farà un post scandalizzato. A lui fanno specie i volantini dei palestinesi che chiamano alla manifestazione del 5 Ottobre, dice che è giusto vietare la manifestazione. Il democratico trippetta 50 cm. di mestiere giornalista pensa che gente che ha negli occhi decenni di occupazione illegale delle proprie terre, con conseguente sterminio di massa, dovrebbe essere un po' più educata. A leggere come gira sta roba mi viene in mente che aveva ragione Mao " Non sarà un pranzo di gala". La differenza...

L'odio di classe

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  La cosa triste di certi rivoluzionari de noartri è che sono ignoranti. Quando citano sanguinetti con l'esternazione celebre sull'odio di classe dimenticano che il nostro citava, quasi alla lettera come diceva nell'intervista che copio, una frase di Benjamin. Questa è gente che vive di slogan e che Sanguinetti avrebbe mandato a letto presto la sera, perché al mattino c'è da lavorare. Leggetevi l'intervista, va'! E il poeta disse "L’odio di classe Intervista a Edoardo Sanguineti 06 Gennaio, 2007  Maestro, ci è andato giù pesante. «Forse mi potevo spiegare meglio - sorride Edoardo Sanguineti - ma sì... serve l’odio di classe». Non era stato così diretto neanche con Umberto Eco. «Nooo, lui lo chiamo cardinale ma per scherzo! Però da tempo ho rinunciato a parlargli di politica. L’ultima volta che ci siamo visti, circa un anno fa a un convegno, mi voleva tessere l’elogio di don Bosco, come emancipatore dei lavoratori. Gli dissi che quelli come don Bosco non fa...

Moravia, la rivoluzione culturale e quelli di mò

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Nel 73 garzanti pubblicò un libro di Moravia intitolato "la rivoluzione culturale in Cina". Mi costò 1.200 lire e avevo 16 anni. Non lo lessi subito e non so neanche perché lo comprai. Mi servì in seguito, in particolare quando assistevo a quei dibattiti scannacompagni che andavano tanto per la maggiore. Ostinatamente ci si menava tra stalinisti e anti-stalinisti, anarchici e comunisti (tutti), leninisti marxisti e maoisti stalinisti marxisti e via discorrendo. Non parliamo poi del periodo autonomia sì e autonomia no, lottacontinua modello servizio d'ordine e lotta continua modello "famose 'na canna, io sono mia".Sembra che tra i residuati bellici odierni, i ventenni di mo, questa dialettica continua a non mancare. C'è ancora gente che va in giro con la frasetta scritta su un pezzo di carta buona per tutte le stagioni, tipo " Lenin nel 17 disse che..." e l'altro che risponde " sì, però ha anche detto che..." Bene, ci sta un intere...